
Tipo Luogo:
Museo, Galleria e/o raccolta
Museo archeologico della penisola sorrentina "Georges Vallet"

Apertura
Prenotazione Facoltativa
Orario di apertura:
- Lun
- Chiuso
- Mar
- 09:00 - 13:00
- Mer
- 12:30 - 17:30
- Gio
- 09:00 - 13:00
- Ven
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- Sab
- 09:00 - 13:00
- Dom
- 12:30 - 17:30
Informazioni apertura
Info
Aperto tutti i giorni, tranne il lunedì, con il seguente orario:
Martedì, giovedì, sabato: 9.00-13.00, ultimo ingresso ore 12.30.
Mercoledì, venerdì, domenica: 12.30-17.30, ultimo ingresso ore 17.00.
Chiusura settimanale: lunedì
Martedì, giovedì, sabato: 9.00-13.00, ultimo ingresso ore 12.30.
Mercoledì, venerdì, domenica: 12.30-17.30, ultimo ingresso ore 17.00.
Chiusura settimanale: lunedì
Per prenotare:
- Tel
- +39 081 8087078
- drm-cam.georgevallet@cultura.gov.it
- Website
- https://portale.museiitaliani.it/b2c/it/buyTicketless/ef7afd2e-610d-4979-8cbe-019967a21b1c
Biglietteria
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Informazioni biglietteria
Info
I biglietti potranno essere acquistati:
- on line sul sito web Musei Italiani (https://www.museiitaliani.it/acquista-biglietto);
- da smartphone tramite l'app Musei Italiani (disponibile su Apple Store o Google Play);
- con carta di credito o bancomat, presso la biglietteria automatica posta all'ingresso del Museo.
Per supporto all'acquisto on line: e-mail info@museiitaliani.it, tel. +39 06 87570182 (tutti i giorni dalle 9:00 alle 17:30).
Descrizione
Il Museo archeologico della penisola sorrentina, intitolato all’archeologo e studioso Georges Vallet (1922-1994), pioniere della ricerca archeologica nell'Italia meridionale, direttore dell'Institut Français di Napoli (1962-1967) e fondatore del Centre Jean Bérard, è ospitato nelle sale della splendida villa Fondi de Sangro.
La villa e il suo parco fanno parte della vasta produzione architettonica di residenze patrizie che caratterizzò la prima metà del XIX secolo. Edificata nel 1840 dal Principe di Fondi, don Giovanni Andrea de Sangro, la villa sorge nell'eccezionale contesto di un parco affacciato a picco sul mare, sopra la Marina di Cassano. Originariamente abbellita da stucchi, maioliche e affreschi, fu distrutta dal terremoto del 1980. Interamente restaurata, la villa è stata in parte destinata a sede museale, ed è circondata da un tipico giardino in stile metà Ottocento, parco pubblico che ospita una ricca varietà di specie botaniche; l'antica serra è stata invece adibita a locale di ristoro per i visitatori.
Il Museo, nato dall'esigenza di raccogliere la documentazione relativa alle conoscenze storiche e archeologiche dell'intero territorio della penisola sorrentina secondo criteri moderni e scientifici, nel suo attuale allestimento intende sia raccontare la vocazione della penisola quale luogo di villeggiatura durante la prima età imperiale, sia proporre le tracce materiali della sua plurisecolare frequentazione, dai culti che hanno caratterizzato la topografia religiosa del territorio agli insediamenti abitativi e alle relative necropoli.
Sorrento e la penisola sorrentina costituiscono, sin dai tempi più lontani, un crocevia di genti e costumi diversi, punto di passaggio obbligato per coloro che entrano o escono dal Golfo di Napoli. Insediamenti fiorenti si svilupparono dalla Preistoria fino al Medioevo, dapprima sulle alture calcaree della dorsale sorrentina, in seguito nei pianori prospicienti le baie, ideali punti di attracco per le imbarcazioni che solcavano il mare.
Il Museo si apre con una sezione dedicata alle ville marittime della penisola sorrentina e ai pregevoli manufatti rinvenuti sul territorio. All’ingresso, a sinistra dello scalone, è collocata la statua colossale di peplophoros in marmo proveniente dalle terme suburbane (attuale area dell’Hotel Royal) di Sorrento e ritrovata nel 1971. È esposta, inoltre, una porzione di pavimento a mosaico appartenente ad una villa residenziale marittima scavata nei pressi della Punta della Calcarella, in località Marina di Puolo: il mosaico è parte di un ambiente quadrato che fungeva da vestibolo di ingresso all'area destinata ad ambienti di soggiorno. Si è proposto di identificare le strutture con la villa sorrentina di Pollio Felice, ricco puteolano ricordato anche dal poeta Stazio, che qui si sarebbe ritirato sul finire del I secolo d.C.
Al piano terra sono esposte le sculture in tufo di quattro leoni e una palmetta, già attribuite al monumento celebrativo tardoarcaico dedicato a Liparos, mitico fondatore di Sorrento. Secondo un’ipotesi del prof. Giovanni Colonna il monumento aveva una pianta circolare con al centro un piccolo tumulo sormontato dalla stele e i quattro leoni posti intorno. Identificati in un primo momento come di provenienza etrusca, dall’area di Vulci, sono state in seguito rilevate stringenti somiglianze con analoghe sculture in pietra di area ionico – orientale. Per questo motivo secondo Colonna i leoni sarebbero una creazione originale di scultori “ionico-campani”, che operavano sotto l’influenza della colonia greca di Dicearchia (Pozzuoli). Il divario cronologico tra i leoni (VI secolo a.C.) e la stele (IV secolo a.C.) lascia pensare ad un perdurare nel tempo del culto. Secondo altri studiosi le sculture, provenienti da Stabiae e databili alla seconda metà del IV secolo a.C., sarebbero le decorazioni d'angolo della lastra di copertura di una tomba con la palmetta posta su una stele al centro.
Nella sala successiva la visita continua con la sezione dedicata alle ville marittime della penisola sorrentina, in età romana luogo privilegiato per la potente aristocrazia urbana, che subì il fascino di queste terre quando si diffuse la moda delle coste campane come luoghi di villeggiatura e di ozio. Un plastico propone una ricostruzione della villa del Capo di Sorrento, magnifico esempio di villa marittima, i cui resti sono stati rinvenuti a circa due chilometri ad ovest della città. L'allestimento della sala, attraverso installazioni multimediali, intende evocare l'ambiente marino che connota il contesto peninsulare e coinvolge il visitatore con suggestioni sonore: trovano inoltre posto nella sala alcune anfore provenienti dai circostanti fondali.
Un'intera sezione del pianterreno è dedicata al ninfeo con decorazione musiva proveniente da Massa Lubrense, che per ragioni conservative è attualmente allestito in parte all'interno del museo, in parte all'esterno, nei giardini della villa. Il monumento fu scavato dal 1980 al 2001 in località Marina della Lobra, e rappresenta uno degli esempi di ninfeo a mosaico di I secolo d.C. meglio conservati in Campania: doveva appartenere ad una villa costruita con terrazze digradanti sul mare, abbellita da giardini e ninfei. La straordinaria decorazione è realizzata con tessere di pasta vitrea. Il complesso monumentale, che nella sua interezza misura 25 metri di lunghezza, presenta un'alternanza di esedre e nicchie con decorazione di mosaici blu e verdi che riproducono il fondale marino con varie specie di pesci, e un rigoglioso giardino popolato da uccelli visto dietro una transenna a incannucciata. L'esposizione è arricchita da una installazione multimediale che ricostruisce l'aspetto originario del complesso monumentale attraverso un video mapping che ne suggerisce forme, suoni, colori. La scelta della lettura del mosaico in versione digitale, mediante la comparsa di fasci di luce ed immagini che lo inquadrano all’interno di un reale contesto di ninfeo, quale era previsto nella sua originaria collocazione sul costone calcareo, lo ricollega all’altra porzione esposta nel giardino.
Al primo piano del museo, il percorso di visita si snoda tra i più significativi contesti archeologici del territorio. La frequentazione dell'area della penisola sorrentina, già dall'età preistorica, è attestata infatti da numerosi frammenti ceramici e di industria litica rinvenuti in contesti sigillati in diverse località della penisola. Per l'età eneolitica lo studio delle evidenze archeologiche ha permesso di riconoscere una frequentazione di tipo stanziale con una continuità di vita attestata fino alla facies del Gaudo (cultura eneolitica compresa tra la fine del IV e la metà del III millennio), ben rappresentata nella prima vetrina con punte di freccia e altri manufatti provenienti dagli scavi condotti nel comune di Piano di Sorrento, in località Trinità, riconducibili alle comunità preistoriche locali.
Nelle vetrine poste a parete e nella parte centrale della prima sala sono esposti i corredi funerari rinvenuti nelle necropoli arcaiche e classiche di Massa Lubrense (Sant'Agata sui Due Golfi, località "Deserto"), Vico Equense (via Nicotera), Sorrento, Piano di Sorrento. Tra i reperti più significativi esposti provenienti dalle necropoli di S. Agata sui Due Golfi, nel territorio del comune di Massa Lubrense, si segnalano la bella anforetta calcidese con raffigurazioni di galli e sirene e la ricostruzione di una delle tombe della necropoli arcaica scavata in località "Vadabillo", costituita da una cassa di tufo grigio attorno alla quale era disposto il corredo vascolare con vasi di bronzo, terracotta e bucchero, e di monili, perlopiù fibule di ferro e resti di collane di ambra e pasta vitrea. La composizione del corredo, databile intorno alla prima metà del VI secolo a.C., attesta gli stretti rapporti culturali con il mondo etrusco o etruschizzato della Campania antica.
Nel vestibolo di passaggio tra le due sale sono conservate le evidenze archeologiche provenienti dal santuario di Athena di Punta Campanella: celebre già in età antica, Strabone ne faceva risalire la fondazione ad Odisseo e la sua frequentazione attiva abbraccia l'arco di almeno quattro secoli, dalla metà del VI alla prima metà del II secolo a.C., seguita da un periodo di progressivo ed inevitabile declino, dal I secolo a.C. al IV secolo d.C. A lungo dibattuta tra gli studiosi, l'esatta ubicazione del santuario nella punta più estrema della penisola più prossima a Capri è stata ormai unanimemente accettata. I pezzi in vetrina appartengono alle stipi votive legate principalmente alla libagione: sono presenti skyphoi e vasi affini oltre ad innumerevoli frammenti di terrecotte figurate, protomi femminili arcaiche, bustini, maschere e figure femminili stanti tra cui le onnipresenti Tanagrine. I materiali testimoniano la plurisecolare frequentazione dell'area santuariale: durante il IV secolo a.C. il complesso fu riconsacrato in chiave sannitica, come attestano i resti di un nuovo rivestimento architettonico e la più tarda iscrizione rupestre di carattere pubblico in lingua osca databile al II secolo a.C., incisa sulla parete calcarea che sovrasta la scala che dall'approdo conduceva al santuario, di cui è proposto un calco.
L'ultima sala del museo accoglie una vasta sezione dedicata alle testimonianze materiali della fase romana di Surrentum. Posta su una vera e propria roccaforte naturale, sulla sommità di un pianoro tufaceo con un facile accesso al mare protetto dai venti, l'area fu interessata da un primo insediamento a carattere sparso a partire dal VII - VI secolo a.C. L'impianto urbano preromano si assesta nella fase repubblicana: le principali strade impiantate in epoca ellenistica, corrispondenti alle porte urbiche, furono sviluppate in età romana con cardini e decumani e furono organizzati spazi funzionali all'interno del perimetro urbano. Diventata municipium a seguito della Guerra Sociale, in età augustea Surrentum fu profondamente rinnovata nell'impianto urbano grazie al possibile interessamento dello stesso Augusto: così vicina a Capri, resa dall'imperatore proprietà imperiale, Surrentum assunse un significato strategico sia dal punto di vista geografico che da quello ideologico.
Tra i reperti più interessanti in esposizione nella sala, lo splendido rilievo marmoreo con sacrificio a Diana, proveniente dalla villa di Capo di Massa a Sorrento, è databile tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C. Circondato da una elegante cornice a ornato vegetale, il rilievo mostra la giovane dea, assisa su un sostegno roccioso e abbigliata con un chitone smanicato, davanti a due cacciatori vestiti di corte e leggere tuniche intenti al trasporto di doni per la dea, animali di media e piccola taglia appena cacciati e accuratamente resi dallo scultore.
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-04-14 17:55:09 / Ultimo aggiornamento 2025-02-14 19:19:46
Posizione








Museo archeologico della penisola sorrentina "Georges Vallet"
Via Ripa di Cassano - 80063 Piano di Sorrento (NA)
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