
Certosa di San Giacomo e Museo archeologico nazionale di Capri

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InfoDescrizione
Edificata tra il 1371 ed il 1374 da Giacomo Arcucci, Gran Camerario della regina Giovanna I d’Angiò, rappresenta la più importante testimonianza architettonica sull’isola di epoca angioina. Incendiata e saccheggiata dai pirati turchi durante il secolo XVI, fu ristrutturata ed ampliata nel XVII secolo. In seguito all’espulsione dei Certosini (1808), divenne ospizio per invalidi di guerra e poi carcere. La gestione militare, durante tutto il XIX secolo, recò al complesso monumentale numerosi danni: distruzione di affreschi, imbiancamento di pareti, sostituzioni di porte e marmi, coperture in muratura per le colonne del chiostro e deturpazione del campanile. Durante la Prima Guerra Mondiale la Certosa fu utilizzata come quartiere del XIX reggimento di fanteria, distaccato nell’isola per la sua difesa. Nel periodo compreso tra le due guerre si sentì l’esigenza di restituire alla Certosa un’antica dignità, adibendola a centro culturale abilitato ad accogliere manifestazioni legate al turismo, all’arte e alla cultura. Nel 1921 il sindaco Edwin Cerio proponeva la realizzazione di un itinerario archeologico dell’isola, con la sistemazione di un orto botanico nelle aree a verde della Certosa per la conservazione della flora locale. Nuova linfa per il complesso certosino fu data grazie ai lavori di restauro condotti dal Soprintendente all’Arte Medioevale e Moderna della Campania, Gino Chierici, a partire dal 1926. Durante il periodo fascista il chiostro grande divenne la sede di manifestazioni atletiche, ginniche e adunate. Nella primavera del 1932 gli artisti futuristi (Marinetti, Depero, Prampolini, Castello, Cangiullo, Benedetta, Pettoruti) desideravano fare della Certosa di San Giacomo l’“Artopoli” d’Italia, sede di laboratori d’arte ed esposizioni. Nel 1936 la Certosa fu concessa ai Canonici regolari di Sant’Agostino del SS.mo Salvatore Lateranense, che istituirono una scuola ginnasiale e media per i giovani isolani nelle celle del chiostro grande e crearono una biblioteca con un fondo di oltre tremila volumi. Dopo la Seconda Guerra Mondiale le truppe americane occuparono la Certosa, destinandola a casa di riposo e di svago per aviatori. Nel 1961 i religiosi abbandonarono la Certosa che, da quel momento, cadde nella più assoluta incuria. Gli anni ‘70 diedero luogo ad un nuovo interesse per il complesso certosino grazie all’intervento del soprintendente Raffaello Causa che, nel 1974, volle istituire il Museo Diefenbach, dedicato al pittore tedesco Karl Wilhelm Diefenbach (Hadamar 1851 - Capri 1913). Come tutte le certose, si suddivide in due blocchi essenziali: la “casa alta” (chiesa, refettorio, chiostri, sala del capitolo, appartamento del priore), il regno del silenzio, della preghiera e della rigorosa clausura, e la “casa bassa” che include luoghi di lavoro (magazzini, cucine, cellai e locali per la lavorazione di prodotti agricoli).
MUSEO DIEFENBACH
Riformista, pacifista, libero pensatore, simbolista, adoratore del sole, teosofo, il pittore tedesco Diefenbach fu molto criticato per il suo stile di vita secondo natura. Seguendo i principi fondamentali della Lebensreform (Riforma della vita), decise di abbandonare ogni lusso, scelse di indossare una lunga tunica bianca e sandali ai piedi e cominciò a predicare in pubblico la pace, l’amore, la fratellanza universale, il ritorno alla natura, in pieno contrasto con la società tedesca di Età Guglielmina, tesa all’industrializzazione e al riarmo.
Il Maestro fu un personaggio sui generis per il suo modo di intendere ed affrontare la vita, per l’essere contro e fuori dalle regole. Egli ritrasse il paesaggio di Capri dagli scorci più panoramici, scoperti durante le sue frequenti passeggiate a Marina Piccola, all’Arco Naturale, al Pizzolungo, al Monte Solaro, a Tragara, rappresentando una natura “eterna, maestosa, immobile, inclemente, della quale l’individuo non può che farsi compartecipe”, in un’atmosfera ricca di contrasti luminosi.
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE
Dal 26 luglio 2024 la Certosa ospita il museo archeologico nazionale, a cura di Massimo Osanna, Direttore generale Musei, e di Carmela Capaldi dell’Università di Napoli Federico II, che racconta la storia dell’isola nel momento del suo massimo splendore, all’epoca degli imperatori Augusto e Tiberio, attraverso 120 oggetti e opere d’arte tra pregiate sculture in marmo, affreschi, ricco vasellame da mensa in ceramica e argento. Cuore dell’esposizione i reperti rinvenuti sull’isola, finora conservati nei depositi della stessa Certosa e del Museo archeologico nazionale di Napoli, adesso finalmente riuniti e fruibili da parte del pubblico. Il racconto museale è arricchito inoltre da numerosi oggetti della stessa epoca, provenienti perlopiù da area campana. Nel segno dell’accessibilità sono stati progettati dei supporti multimediali. L’intero allestimento è stato pensato per mettere in evidenza il rapporto continuo e simbiotico con il mare, in un continuo dialogo fra la natura esterna e l’interno del museo. Il percorso si conclude con le sculture della Grotta Azzurra, in una suggestiva ambientazione con giochi di luce e un raffinato commento sonoro.
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Certosa di San Giacomo e Museo archeologico nazionale di Capri
Via Certosa, 10 - 80073 Capri (NA)
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