Area archeologica e Antiquarium di Veleia
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Carosello galleria
Veduta della città romana di Veleia
La città romana di Veleia si sviluppa alle spalle della colonia di Piacenza (a m.460 s.l.m.), nella valle di un subaffluente del Po, il Chero, in territorio ligure, una volta domata - poco prima della metà del II sec.a.C. - la lunga resistenza delle popolazioni indigene. La presenza di un sepolcreto a cremazione della seconda età del ferro, scavato alla fine del secolo scorso, a nord-est dell’abitato romano, consente di ritenerla sorta nell’area d’insediamento di una comunità protostorica.
Foro romano
Il foro, d’età augusteo-giulio claudia, si estende su un ripiano ottenuto artificialmente con un massiccio sbancamento, come rivela la stratificazione leggibile sotto la scalinata sul lato orientale. Ne è ben conservato il lastricato, a quattro pioventi, drenati da una cunetta perimetrale con pozzetti di decantazione agli angoli.
Stele onoraria in marmo lunense cd 'Stele del venator' (metà II sec. d.C.)
La stele fu rinvenuta nel 1760 nella piazza del foro di Veleia. Una faccia reca la dedica del liberto Euthales al suo patrono in lettere capitali rubricate, sull’altra è rappresentata una figura maschile stante riconoscibile come venator, gladiatore specializzato nei combattimenti con animali (venationes). Armato di asta da caccia (venabulum) e frusta (flagellum), il personaggio indossa una placca di cuoio protettiva (cardiophylax) con medaglione a maschera di gorgone e una larga cintura (balteus) decorata al centro con una pelta (scudo lunato). Le gambe sono difese da un robusto bendaggio di stoffa e cuoio, ai piedi porta alti calzari in cuoio. La dedica e la raffigurazione alludono a giochi organizzati e finanziati dal personaggio onorato, Lucio Sulpicio Nepote, figura di alto profilo come mostrano i titoli e gli incarichi ricoperti: patrono di Veleia, duoviro (più alto magistrato delle colonie romane) a Piacenza e Veleia, sacerdote (flamen) del culto del divo Adriano. Benché non ci sia unanimità tra gli studiosi, l’iscrizione sembrerebbe restituire anche una preziosa attestazione del toponimo Augusta Veleiatium (linea 4), testimoniando così che la città fu dedotta colonia forse ancora in età augustea, pressoché contestualmente all’ottenimento della cittadinanza romana con l’iscrizione alla tribù Galeria.
Foro romano della città di Veleia
l foro, d’età augusteo-giulio claudia, si estende su un ripiano ottenuto artificialmente con un massiccio sbancamento, come rivela la stratificazione leggibile sotto la scalinata sul lato orientale. Ne è ben conservato il lastricato, a quattro pioventi, drenati da una cunetta perimetrale con pozzetti di decantazione agli angoli. Lo circonda su tre lati un portico, dilatato in antico illusionisticamente da pitture murali, su cui si aprono botteghe e ambienti a destinazione pubblica, quasi tutti dotati d’impianti di riscaldamento.
Veduta aerea della città romana di Veleia
Veleia diviene, attorno alla metà del I sec.a.C., municipium, capoluogo di un distretto montano esteso dal Taro al Luretta e dal crinale appenninico alla pianura, confinante con i territori di Parma, Piacenza, Libarna, Lucca. Il nome deriva da quello di una tribù ligure, i Veleiates o Eleates. Testi epigrafici e fonti letterarie ne attestano più antica e frequente la grafia con elle semplice. Ma già probabilmente dal I sec. d.C. la città è designata nella parlata corrente con l’appellativo, sopravvissuto nel Medioevo, di Augusta, che distingue talvolta centri romani in territori mai del tutto romanizzati. Alle fortune della città non sono estranee motivazioni politiche e militari. Ma, lontano dalle grandi strade transappenniniche, male esposto e minacciato da frane, il sito favorisce probabilmente una spontanea evoluzione del primitivo nucleo urbano in virtù delle acque cloruro-sodiche presenti nei suoi terreni, oggetto di devozione per le loro proprietà terapeutiche, sicuramente apprezzate per usi alimentari.
Il foro della città romana di Veleia
Il foro, d’età augusteo-giulio claudia, si estende su un ripiano ottenuto artificialmente con un massiccio sbancamento, come rivela la stratificazione leggibile sotto la scalinata sul lato orientale. Ne è ben conservato il lastricato, a quattro pioventi, drenati da una cunetta perimetrale con pozzetti di decantazione agli angoli. Lo circonda su tre lati un portico, dilatato in antico illusionisticamente da pitture murali, su cui si aprono botteghe e ambienti a destinazione pubblica, quasi tutti dotati d’impianti di riscaldamento.
Resti della cisterna
Una costruzione identificata già all’atto della scoperta come un serbatoio d’acqua, più tardi erroneamente interpretata - e di conseguenza ricostruita - come anfiteatro.
Foro della città di Veleia romana
Il foro, d’età augusteo-giulio claudia, si estende su un ripiano ottenuto artificialmente con un massiccio sbancamento, come rivela la stratificazione leggibile sotto la scalinata sul lato orientale. Ne è ben conservato il lastricato, a quattro pioventi, drenati da una cunetta perimetrale con pozzetti di decantazione agli angoli.
Iscrizione su disco in marmo venato di Carrara. Metà I sec. d.C.
Lucio Granio Prisco, figlio di Lucio, praefectus iure dicundo (delegato dal pretore urbano per amministrare la giustizia nelle città situate lontano da Roma), sevir augustalis (membro del collegio di sei addetti al culto di Augusto), quattuovir aedilicia potestate (membro del collegio di quattro magistrati aventi funzioni di polizia a Roma assegnate agli edili), finanziò a proprie spese (la costruzione di) una fonte e tutte le opere (connesse) e dedicò alle Ninfe e alle Forze Auguste (della Natura).