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#laculturanonsiferma - Una storia militante. Prima, durante e dopo il '68 pavese. Il caso Franca Viola
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16.00
Descrizione
Bentrovati, carissimi amici!
In questi giorni abbiamo assistito sgomenti ad attacchi feroci, il più inaccettabile pronunciato da un parlamentare, contro Silvia Romano, una ragazza di 24 anni rientrata a casa dopo 18 mesi di prigionia in condizioni per noi inimmaginabili.
Il nostro unico commento sono le parole di Umberto Eco: " Ci vuole sempre qualcuno da odiare per sentirsi giustificati nella propria miseria".
In particolare quest'odio si riversa sempre più spesso sulle donne, succede da molto tempo, donne che rivendicano la loro libertà di scelta.
Una delle prime a subirlo fu Franca Viola, tra le protagoniste della nostra Mostra "Una storia militante. Prima, durante e dopo il '68 pavese".
Il 26 dicembre 1965, all'età di 17 anni, Franca Viola fu rapita dall’ex fidanzato Filippo Melodia, di famiglia mafiosa, che agì con l'aiuto di undici amici. La ragazza fu segregata per otto giorni in un casolare al di fuori del paese e violentata.
Il giorno di Capodanno i parenti di Melodia chiesero al padre di Franca un incontro per concordare le nozze tra i due giovani. I genitori della ragazza, d'accordo con la polizia, finsero di accettare, ma il 2 gennaio 1966 all'alba la polizia intervenne liberando Franca ed arrestando Melodia ed i suoi complici.
Secondo la morale del tempo una ragazza segnata da una simile vicenda avrebbe dovuto necessariamente sposare il suo rapitore, salvando l'onore, e la legge italiana ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche ai danni di minorenne, con il "matrimonio riparatore", ma Franca Viola rifiutò. Alcamo, la sua città, si schierò compatta con i Melodia. Bersagliata di lettere anonime, la famiglia Viola fu messa sotto protezione, e padre e figlia scortati per recarsi alle udienze del processo. Ma allora i giornali, almeno alcuni, si schierarono con la ragazza e il suo diritto di dire di no. Colpisce particolarmente un editoriale di Indro Montanelli che fa una lucida analisi della vicenda e di quello che comporta: il no di Franca è non solo contro il suo stupratore, ma contro "tutti i tabù e feticci che fanno da pilastro a queste arcaiche società". Oggi le cose vanno peggio.
Filippo Melodia fu condannato a 11 anni di carcere.
La norma che prevedeva il matrimonio riparatore fu abrogata nel 1981, e solo nel 1996 lo stupro divenne in Italia un reato “contro la persona”, non più “contro la morale".
Conquiste legislative pagate dalle donne, sulla loro pelle.
Con questo racconto, per oggi, vi salutiamo e vi abbracciamo forte. Ci vediamo domani su facebook con la dodicesima puntata de "La grande bellezza dei libri".
Bentornata, Silvia!
#laculturanonsiferma
In questi giorni abbiamo assistito sgomenti ad attacchi feroci, il più inaccettabile pronunciato da un parlamentare, contro Silvia Romano, una ragazza di 24 anni rientrata a casa dopo 18 mesi di prigionia in condizioni per noi inimmaginabili.
Il nostro unico commento sono le parole di Umberto Eco: " Ci vuole sempre qualcuno da odiare per sentirsi giustificati nella propria miseria".
In particolare quest'odio si riversa sempre più spesso sulle donne, succede da molto tempo, donne che rivendicano la loro libertà di scelta.
Una delle prime a subirlo fu Franca Viola, tra le protagoniste della nostra Mostra "Una storia militante. Prima, durante e dopo il '68 pavese".
Il 26 dicembre 1965, all'età di 17 anni, Franca Viola fu rapita dall’ex fidanzato Filippo Melodia, di famiglia mafiosa, che agì con l'aiuto di undici amici. La ragazza fu segregata per otto giorni in un casolare al di fuori del paese e violentata.
Il giorno di Capodanno i parenti di Melodia chiesero al padre di Franca un incontro per concordare le nozze tra i due giovani. I genitori della ragazza, d'accordo con la polizia, finsero di accettare, ma il 2 gennaio 1966 all'alba la polizia intervenne liberando Franca ed arrestando Melodia ed i suoi complici.
Secondo la morale del tempo una ragazza segnata da una simile vicenda avrebbe dovuto necessariamente sposare il suo rapitore, salvando l'onore, e la legge italiana ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche ai danni di minorenne, con il "matrimonio riparatore", ma Franca Viola rifiutò. Alcamo, la sua città, si schierò compatta con i Melodia. Bersagliata di lettere anonime, la famiglia Viola fu messa sotto protezione, e padre e figlia scortati per recarsi alle udienze del processo. Ma allora i giornali, almeno alcuni, si schierarono con la ragazza e il suo diritto di dire di no. Colpisce particolarmente un editoriale di Indro Montanelli che fa una lucida analisi della vicenda e di quello che comporta: il no di Franca è non solo contro il suo stupratore, ma contro "tutti i tabù e feticci che fanno da pilastro a queste arcaiche società". Oggi le cose vanno peggio.
Filippo Melodia fu condannato a 11 anni di carcere.
La norma che prevedeva il matrimonio riparatore fu abrogata nel 1981, e solo nel 1996 lo stupro divenne in Italia un reato “contro la persona”, non più “contro la morale".
Conquiste legislative pagate dalle donne, sulla loro pelle.
Con questo racconto, per oggi, vi salutiamo e vi abbracciamo forte. Ci vediamo domani su facebook con la dodicesima puntata de "La grande bellezza dei libri".
Bentornata, Silvia!
#laculturanonsiferma
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-06-22 12:38:46 / Ultimo aggiornamento 2020-06-22 12:38:46
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