Biblioteca Universitaria di Pavia
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Mappamondo nel Salone Teresiano
Il mappamondo è in Salone Teresiano dal 1793, anno in cui Vincenzo Rosa completò la sua realizzazione. Antonio Scarpa, grande medico e docente dell’Ateneo pavese, in una lettera del 5 febbraio 1798 indirizzata al Ministro degli Affari Interni gli racconta dell'importanza del "globo terrestre", scritto e disegnato a mano da Vincenzo Rosa: "I tre globi geografici costruiti dal cittadino Vincenzo Rosa, uno dei quali sta collocato in questa Biblioteca [...] formano l'ammirazione di tutti gli intelligenti di tali materie, sì per la grandezza non ordinaria di detti globi, che per l'esattezza colla quale sono marcate in ciascheduno di essi le più minute cose geografiche insieme alle più recenti scoperte. È noto a tutti gli impiegati di quest'Università che il cittadino Rosa [...] è per natura diligentissimo e pazientissimo. Interrogati da me i periti di simili lavori sul prezzo di essi, valutata soltanto la manifattura, nessuno mi ha detto meno di cento zecchini". Il Globo terracqueo è costituito da una struttura lignea ricoperta di gesso su cui sono incollati i fusi cartacei manoscritti e disegnati. La sfera ha il diametro di un metro, ed è sostenuta da un ottagono in legno con lati di cinquanta centimetri e un’altezza dei quattro piedi di sostegno di ottantatrè centimetri. Da tempo, l’opera aveva bisogno di un restauro: la superficie presentava graffi e abrasioni, la leggibilità era difficoltosa a causa dei depositi di sporco e polvere, i disegni e le zone manoscritte presentavano lacune e scoloriture dell’inchiostro e alcune lacune di gesso erano evidenti poiché creavano fori anche di grandi dimensioni con visione dello strato gessoso. Le parti metalliche, inoltre, si presentavano ossidate e ricoperte di depositi di vario genere così come il piedistallo ligneo. Nell'estate del 2020, il Salone diventa un “cantiere aperto” e il restauro ha inizio: campagna di documentazione fotografica pre-intervento, valutazione dei materiali costitutivi dell’opera e dei materiali idonei al restauro, pulitura di tutte le superfici del globo, del supporto e degli elementi metallici, consolidamento dei sollevamenti e delle zone fragili, risarcimento delle lacune, reintegrazione cromatica la stesura di protettivi finali. Il restauro è stato possibile grazie all'Art bonus (credito d’imposta, ossia un risparmio sulle imposte dovute, riconosciuto a tutti coloro, persone fisiche, società ed enti, che effettuano una donazione a favore di determinati beni culturali).
Salone Teresiano
Il Salone Teresiano prende il nome da Maria Teresa d'Austria ed è l'ambiente originario della Biblioteca, a partire dal giugno 1779. Occupa il piano superiore occidentale del cortile di Alessandro Volta, nel palazzo dell'Università, ed è parte qualificante del progetto dell'architetto Giuseppe Piermarini. È percorso in tutta la sua lunghezza da un ballatoio con ringhiera bombata; le sue scaffalature di legno ospitano 45.000 volumi, corrono lungo tutto il perimetro e sono coronate da cimase con l'indicazione delle classi secondo la classificazione settecentesca del sapere. Il Salone conserva il busto marmoreo di Joseph Frank, benefattore della Biblioteca, e un grande mappamondo settecentesco in legno e gesso.
Aldini 19, Breviario, 1454
Piccolo breviario con il taglio dorato e oltre 50 carte miniate da motivi floreali che incorniciano una o entrambe le colonne del testo scritto in caratteri gotici. Il codice è caratterizzato anche da iniziali grandi dei salmi in rosso e azzurro e rubriche e segni dei versetti in rosso. Aldini 19, Breviario, membr., 1454, 438 cc., 124x85 mm
Aldini 339, Antonio da Budrio, Liber quintus de accusationibus, 1451-1500
La pagina miniata apre il commento alle decretali (lettere firmate da un papa con disposizioni giuridiche su un caso singolo, alle quali veniva riconosciuto un valore generale e che m assumevano forza di legge) di Antonio da Budrio. Nella grande miniatura, a sinistra, Agostino, Santo e Vescovo con piviale rosso, è affiancato da S. Ambrogio e da S. Pietro. A destra si riconoscono S. Paolo, S. Stefano e S. Giovanni Battista. I Santi, al cospetto dello Spirito Santo rappresentato dalla Colomba, abitano un fiabesco paesaggio verdeggiante con un magnifico cielo blu. I margini sono occupati da una cornice costituita da girali fioriti con foglioline e globi cigliati dorati. Nel margine inferiore, accompagnato da due putti, un angelo dalle ali rosse sorregge uno stemma con il monogramma dorato di Cristo. La decorazione è opera della scuola del Maestro delle Vitae Imperatorum, miniatore lombardo attivo a Milano e a Pavia. Aldini 339, Antonio da Budrio, Liber quintus de accusationibus inquisitionibus et denuntiationibus, cart., 1451-1500, 280 cc., 400x290 mm.
Dante Alighieri, La divina commedia, 1726-1727
I suoi versi sono “numerati a cinque a cinque... per maggior comodo di chiunque vorrà usare gl’Indici nostri”. È questa la grande novità dell'edizione Volpi-Cominiana, la prima ad applicare al poema un sistema ordinato di numerazione delle terzine, sistema talmente assimilato da sentirlo come inseparabile dal testo. Indici e numerazione manifestano il desiderio di riportare la Commedia all’attenzione del pubblico, soprattutto di quello scolastico “dopo il quasi totale oblio dell’età barocca”. La splendida edizione Cominiana del letterato ed editore Giovanni Antonio Volpi, citato testualmente, è tra le più ricercate edizioni della Commedia grazie a: eleganza tipografica, accurata revisione del testo, note dotte, ampio corredo di commenti, rimari e indici. Dante Alighieri, La divina commedia [...], già ridotta a miglior lezione dagli Accademici della Crusca; ed ora accresciuta di un doppio rimario, e di tre indici copiosissimi, per opera del signor Gio. Antonio Volpi [...] Il tutto distribuito in tre volumi. In Padova, presso Giuseppe Comino, 1726-1727.
Michele Savonarola, De gotta, 1505
Il trattato sulla gotta del medico padovano Michele Savonarola è stampato anche da Iacopo da Borgofranco, detto Pocatela, a Pavia, dove lavorò dal 1490 al 1525. Lo concluse con questa affermazione: "Qui finisce il tractato della Gotta [...]. Impressi in Pavia dal diligente et solerte maestro Jacob dal Borgofrancho, bidello. Il quale ha obtenuto dal christianissimo Re di Francia che niuno possa la dicta operetta imprimere né far imprimere infra dieci anni nel suo dominio, né in altri luochi impressa a quello transportare, sotto la pena si contiene in esso privilegio. 1505 die 7 Novembris". Borgofranco protesse così il volumetto dalla contraffazione con il privilegio del Re di Francia che vietava eventuali riproduzioni per 10 anni nel suo territorio e, prudentemente, lo riparò anche dalle contraffazioni stampate altrove. Il privilegio, annunciato anche sul frontespizio, nel Cinquecento era una necessità perché, con il diffondersi della stampa, la contraffazione costituì un problema: il tipografo rischiava di vedere riprodotti i suoi volumi venduti a prezzo inferiore. Abbassare i costi era facile per chi contraffaceva perché evitava le spese di preparazione dell'edizione e di correzione dei testi. Michele Savonarola, De gotta la preseruatione e cura per lo preclaro medico. m. Michel Sauonarola ordinata, Pauia, Jacob dal Borgofrancho, 1505 die 7 Nouembris
La frine luminosa, locandina teatrale
Lo spettacolo della Frine luminosa ebbe entusiastico successo a Vienna, Parigi, Londra e Berlino. La locandina conservata nella raccolta Morani recita: "Il mondo in trasparenza illuminato a luce elettrica. Grandiosa macchina ottica per mezzo della quale verranno esposti allo sguardo dello spettatore una infinità di paesaggi, monumenti, capolavori artistici ecc. tutti nuovi e differenti della prima rappresentazione fra i quali: un episodio della guerra franco-russa del 1812... la ferrovia del Gottardo... il maestoso atrio del Convento dei Carmelitani Scalzi in Barcellona". La raccolta conserva un migliaio di locandine teatrali relative ai teatri pavesi del periodo 1879-1924. La frine luminosa, raggi prismatici sulla Galatea vivente, rappresentazione straordinaria del Cav. D'Antony, [s. l. s. n., 190.?], locandina teatrale.
Johannes de Cuba, Hortus sanitatis, 1491
La pietra miliare dell’editoria botanica di fine Quattrocento è scritta in latino (perché destinato a un pubblico europeo), ha grande formato , ebbe tre riedizioni e una traduzione in francese. L'”Hortus sanitatis” è ricco di xilografie, in questo esemplare ancora più preziose perché colorate a mano. Le immagini sono tratte dai regni animale, vegetale e minerale. Johannes de Cuba, Hortus sanitatis, Moguntiae, Jacobus Meydenbach, 1491.
Giorgio Gallesio, Pomona italiana, 1817-1839
La “Pomona italiana” è un'opera monumentale con 152 schede pomologiche e 160 acquatinte realizzate da numerosi artisti liguri e toscani fra i quali alcune donne sotto la supervisione del suo autore. L’opera, protagonista di un’impresa editoriale senza precedenti in Italia, descrive e raffigura "le varietà più squisite degli alberi da frutto coltivati in Italia", offre la rappresentazione più completa delle varietà frutticole italiane di inizio XIX secolo e riveste una grande importanza documentaria e tassonomica. Giorgio Gallesio, Pomona italiana ossia Trattato degli alberi fruttiferi. Pisa, Amoretti, 1817-1839.
Salone Teresiano
Dal 2005 il Salone Teresiano è spazio dedicato agli eventi che la biblioteca organizza anche in collaborazione con altre istituzioni. A seguire le informazioni essenziali: aperto dal anno 1779, intitolato a Maria Teresa d'Austria, progettato di Giuseppe Piermarini, caratterizzato da un ballatoio con ringhiera bombata, la sua superficie è di 325 mq di superficie per 1363 metri di scaffalature lignee originali, coronate da cimase, che ospitano 45.000 volumi. Il Salone è arricchito dal busto marmoreo di Joseph Frank e dal mappamondo settecentesco.