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Risposta scritta pubblicata nel fascicolo n. 115 all'Interrogazione 4-04776
Testo del comunicato
La struttura costituisce la parte terminale di un imponente collettore fognario che raccoglieva le acque piovane dalla collina di san Martino e, passando sotto via Toledo, sfociava all'aperto sulla spiaggia davanti al Chiatamone realizzata nel 1844, durante i lavori di sistemazione di via Chiatamone, allorché, presumibilmente per motivi igienici, fu ritenuto opportuno coprire l'unico tratto a cielo aperto del canale. Nel 1872 circa, in concomitanza con i lavori di colmata della spiaggia e la realizzazione di via Partenope su progetto di Enrico Alvino, il canale fu inglobato dalla nuova pavimentazione stradale, cosicché la struttura preesistente fu smontata e ricostruita più a mare. Il manufatto è costituito da una volta a botte in tufo giallo finita all'estradosso da un piano di calpestio in pietra lavica che si attesta a quota marciapiede di via Partenope. Tale volta scarica il suo peso su una platea di pietra lavica poggiante direttamente nell'acqua e originariamente era "contenuta" da due arcate contraffortate completamente realizzate con conci di pietra vesuviana.
Già in vedute del lungomare di Napoli degli anni '60 del secolo scorso si evidenzia come della struttura originaria, che prevedeva una sorta di terminazione a cuspide protesa verso il mare con scalette in pietra lavica, si conservassero solo la parte alta della volta sporgente dal muro di limite del marciapiede e parte delle due arcate laterali.
Ciò premesso, la Soprintendenza ABAP per il comune di Napoli ha in diverse circostanze sollecitato l'amministrazione comunale di Napoli e l'Autorità di sistema portuale del mar Tirreno centrale, a mettere in atto interventi finalizzati al recupero del bene. Avendo individuato l'Autorità come soggetto competente in quanto ente gestore del demanio marittimo, con nota prot. del 22 maggio 2020 la Soprintendenza ha invitato la stessa a eseguire interventi urgenti di consolidamento, restauro e recupero del manufatto ai sensi dell'art. 32 del decreto legislativo n. 42 del 2004.
Successivamente, con nota prot. del 13 luglio 2020, l'Autorità portuale, nelle more della progettazione di un più impegnativo intervento di restauro, ha trasmesso il progetto per la realizzazione di un sistema di messa in sicurezza e di puntellamento del manufatto con allegata "relazione di calcolo" a firma di un tecnico della ditta affidataria "AD restauri e costruzioni srl". A tale richiesta la Soprintendenza ha dato riscontro con nota prot. del 15 luglio 2020 autorizzando l'intervento e ribadendo l'urgenza della redazione di un progetto esecutivo di restauro da sottoporre ad autorizzazione ai sensi dell'art. 21 del codice dei beni culturali.
Le opere di puntellamento, ritenute tra l'altro propedeutiche ai lavori necessari per il recupero dei materiali costruttivi già distaccati e per l'esecuzione dei primi interventi di consolidamento, sono state eseguite dopo sollecito della Soprintendenza trasmesso con nota prot. del 1° settembre 2020, ed ultimate in data 7 ottobre 2020. La Soprintendenza ha nuovamente sollecitato la trasmissione di un progetto esecutivo di restauro con nota prot. n. 10855 del 20 ottobre 2020 a cui l'Autorità ha dato riscontro con nota prot. del 6 novembre 2020 proponendo una convenzione con la Soprintendenza per la progettazione e la direzione lavori dell'intervento di restauro, oppure una collaborazione tecnica da parte di funzionari della Soprintendenza per la fase di progettazione, a cui la Soprintendenza ha a sua volta dato puntuale riscontro con nota prot. del 10 novembre 2020.
Successivamente è stata avviata la definizione condivisa delle linee di intervento individuate in specifiche indagini diagnostiche e di rilievo dirette alla conoscenza del manufatto e al suo stato di conservazione, nonché delle prime ipotesi progettuali sulla tipologia del consolidamento e del restauro, tenuto conto delle difficoltà anche di cantierizzazione derivate dalla necessità di recupero e stoccaggio dei materiali da costruzione ormai in acqua.
Nelle more della redazione di tale progetto condiviso di restauro, in data 2 gennaio 2021, in seguito a violentissime mareggiate che, a partire dal precedente 28 dicembre, hanno interessato il litorale partenopeo determinando ingenti danni al lungomare e al castel dell'Ovo, si è verificato il cedimento di parte del sistema di puntellamento messo precedentemente in opera e il distacco di una delle spalle dell'arco e di ulteriori elementi lapidei del rivestimento. In conseguenza dell'evento si è dato corso a immediate interlocuzioni di natura tecnica con l'Autorità di sistema portuale finalizzate all'adeguamento delle intenzioni progettuali precedentemente definite condividendo la necessità, data l'urgenza dell'intervento, di affidare alla Soprintendenza il coordinamento delle attività di progettazione.
Nel merito si ritiene che il progetto abbia caratteristiche analoghe a quelle precedentemente individuate, ovvero: recupero di tutti gli elementi crollati; consolidamento della platea fondale e realizzazione di una centina a sostegno della volta; ricollocazione degli elementi lapidei di rivestimento; ricostruzione della parte di arco crollato, dato solo l'ultimo punto come conseguenza dell'evento. L'intervento di restauro, che si intende avviare nel più breve tempo possibile compatibilmente con le procedure dettate dalle normative di riferimento, si ritiene del tutto idoneo al ripristino del manufatto.
In merito a quanto segnalato circa la mancata attuazione del disposto dell'art. 33 del codice, si fa presente che le opere di messa in sicurezza, corredate da idonea relazione di calcolo basata anche sulla circostanza che la struttura era protetta dalle scogliere frangiflutti, erano state realizzate e che l'evento che ne ha determinato il cedimento si può a tutti gli effetti definire di entità eccezionale, avendo provocato danni ingentissimi a strutture evidentemente ben più solide dell'"arco borbonico", quali il parapetto di delimitazione del lungomare, realizzato in laterizi e piperno e crollato per diversi metri, e la pavimentazione del ramaglietto di castel dell'Ovo, costituita da lastroni di pietra vesuviana del peso di diverse centinaia di chilogrammi completamente divelta.
Va rilevalo inoltre che fin dalla nota prot. n. 5305 del 22 maggio 2020, con cui la Soprintendenza ha invitato l'Autorità portuale a eseguire interventi di conservazione urgenti ai sensi dell'art. 32 del codice dei beni culturali non sono mai venuti meno né la disponibilità della stessa a procedere al restauro né, come ricordato, i contatti tra tecnici per la condivisione delle linee progettuali.
Si segnala, infine, che in data 18 gennaio 2021 l'area su cui insiste l'arco borbonico è stata posta sotto sequestro: pertanto sarà l'autorità giudiziaria ad accertare le responsabilità del caso.
BORGONZONI LUCIA Sottosegretario di Stato per la cultura
25/08/2021