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Risposta scritta all'interrogazione n. 4-11920 del dep. Paolo Parentela. Parco archeologico urbano di Hipponion (Vibo Valentia).
Testo del comunicato
Con riferimento al parco archeologico urbano di Hipponion, nel comune di Vibo Valentia, e alla presenza di alcuni ripetitori posti nelle vicinanze di un’area espropriata per la realizzazione del parco archeologico, l’Onorevole interrogante chiede: se la competente Soprintendenza abbia verificato lo stato in cui versa il parco archeologico e se non ritenga che sia in pericolo l’integrità dei beni culturali immobili, siano danneggiate la prospettiva e la luce, oltre che alterate le condizioni generali di ambiente e di decoro; se l’Amministrazione non ritenga opportuno elaborare con urgenza un progetto di recupero dell’area che coinvolga amministrazioni e privati per la tutela e la conservazione del patrimonio archeologico. Riguardo alle questioni poste nell’atto ispettivo, la Soprintendenza Archeologia della Calabria ha comunicato quanto segue. Nel 1921, sotto la direzione dell’archeologo Paolo Orsi, come ricordato dall’Onorevole interrogante, furono rinvenuti i resti di un grande santuario di età greca costituito da un monumentale tempio di ordine ionico, da una favissa (deposito ipogeo di oggetti cultuali) riempita di ex-voto e da un pozzo di probabile utilizzo cultuale. Tra il 1971 e il 1975, in seguito alla costruzione di case popolari, la allora Soprintendenza Archeologica della Calabria, in uno spazio ristretto tra le costruzioni, mise in luce una serie di importanti evidenze attribuibili allo stesso santuario: un poderoso muro costituito da una fondazione di grandi massi e scheggioni e un alzato in blocchi quadrati, con probabile funzione di terrazzamento o di delimitazione del santuario, un piccolo edificio quadrangolare e piccoli basamenti; diverse fosse allungate piene dì ex-voto e altri scarichi di materiali votivi, che attestano una frequentazione sacra dell'area tra il VI e il 1V sec. a.C.. Nel 1974, durante alcuni sbancamenti per l’ampliamento e la sistemazione della strada Croce Nivera lungo il ciglio dell'altura, a strapiombo sulla valle del Mesima, furono rinvenute una statua femminile acefala in marmo e una favissa con materiali coroplastici rappresentanti divinità femminili con porcellino e fiaccola, databili al IV sec. a.C.. Nel 1975 la Soprintendenza effettuò alcuni saggi lungo la strada di cui sopra, mettendo in luce un avanzo di struttura in blocchi di arenaria e l'angolo di un edificio costruito in laterizi e blocchi di arenaria, testimoniando la continuità di frequentazione dell'area almeno fino agli inizi dell'età romana imperiale. Con decreto ministeriale 28 novembre 1977 l'area delle particelle catastali 42 e 57 del foglio di mappa n. 34 del Comune di Vibo Valentia, in cui erano state rinvenute le strutture e le stratigrafie di cui sopra, venne dichiarata di importante interesse archeologico ai sensi della legge 1 giugno 1939, n. 1089 e, quindi, sottoposta a tutte le disposizioni di tutela contenute in tale legge. Con successivo decreto ministeriale 20 novembre 1996 anche l'area del Còfino ricadente nel territorio comunale di Vibo Valentia fu dichiarata di interesse particolarmente importante ai sensi della legge 1089/1939 e quindi sottoposta a tutte le disposizioni dì tutela contenute nella legge stessa. Il Soprintendente regionale per i beni culturali e ambientali della Calabria, con proprio decreto n. 8 del 28 giugno 2002, dichiarò la pubblica utilità della stragrande maggioranza degli immobili di località Calino, al fine dell'espropriazione in vista della realizzazione del Parco Archeologico di Hipponion-Valentia. Con decreto ministeriale del 21 ottobre 2005, gli stessi immobili sono stati acquisiti al Demanio dello Stato per la realizzazione del parco archeologico di cui sopra. Nel mese di settembre 2015 sono iniziati e sono tuttora in corso i lavori per la realizzazione del "Parco Archeologico Urbano della città Hipponion-Valentia", finanziati con curo 3.000.000,00 nell'ambito del PAC/POIn, Programma Operativo Interregionale FESR 2007/2013 "Attrattori culturali, naturali e turismo", a favore del Comune di Vibo Valentia. Nel corso di tali lavori, tra settembre e dicembre 2015, gli scavi archeologici hanno consentito di rimettere in luce il tempio già scoperto da Paolo Orsi e di individuare altre strutture e stratigrafie utili alla ricostruzione storica dell'area del santuario dall'età greca a quella romana. I lavori scavo, finalizzati alla fruizione e alla valorizzazione dell'area del Còfíno sono in via di conclusione. Il cancello di accesso al parco ricadrà sulla via sulla quale sono poste i ripetitori cui si fa riferimento nell’interrogazione. La Soprintendenza Archeologia della Calabria, pur ritenendo che la presenza del ripetitori difficilmente possa interferire con la prospettiva e la luce dell'area archeologica, sta valutando se sussistano le condizioni per avviare il procedimento per l'apposizione di un vincolo indiretto al fine di evitare ulteriori elementi di disturbo del decoro del parco. Lo stesso Istituto ritiene, anche, considerate l'altezza e la distanza dei ripetitori in questione dalle strutture archeologiche emerse e considerata la conformazione topografica degli ripetitori, posti sul ciglio del versante degradante a valle, mentre il parco si trova sulla sommità dell'altura, che l'integrità dei resti non possa essere danneggiata da eventuali cedimenti. Per quanto riguarda, infine, la tutela paesaggistica, la Soprintendenza Belle arti e paesaggio della Calabria ha comunicato che la località Còfino non è sottoposta ad alcun vincolo di natura paesaggistica.
Documentazione:
Parentela 23 settembre 2016
(documento in formato pdf, peso 128 Kb, data ultimo aggiornamento: 24 novembre 2016 )