Iscriviti alla newsletter
Risposta scritta all'interrogazione n. 4-06792 della dep. Silvia Benedetti. Comuni di Trissino e Arzignano (VI). Sito archeologico.
Testo del comunicato
Si riscontra l’atto di sindacato ispettivo n. 4-06792, nel quale l’Onorevole interrogante riferisce circa l’esistenza di “una zona archeologica unica al mondo per tipologia di enorme estensione e mai indagata a fondo dalla Soprintendenza”, nei comuni di Trissino e Arzignano (provincia di Vicenza), interessati dalla realizzazione di un bacino di laminazione con funzione di invaso. A tale riguardo, chiede la verifica delle responsabilità per la mancata tutela del sito archeologico; la divulgazione, anche a mezzo di pubblicazioni, dei risultati delle ricerche, prima della “distruzione del sito”; e, infine, misure, a tutela del sito archeologico. In occasione della realizzazione di opere di adeguamento dei bacini demaniali di Trissino e Tezze di Arzignano (Vicenza) contro le piene del torrente Agno-Guà, la Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto (ora denominata Soprintendenza Archeologia per il Veneto), attraverso gli strumenti legislativi previsti in materia di archeologia preventiva (articoli 95 e 96 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, Codice dei contratti pubblici), ha disposto, con nota n. 6702 dell’11 maggio 2011, una verifica del rischio archeologico, allo scopo di accertare la natura di alcune evidenze già note, in quanto da tempo segnalate all'interno dell'alveo. Si trattava di una serie di raggruppamenti di fosse oblunghe scavate nel sedime del deposito fluviale, caratterizzate da misure variabili, seppure omogenee, fra loro allineate, ma di incerta datazione e non chiara interpretazione funzionale, forse vasche per attività produttive. Contestualmente, l'intervento si poneva l'obiettivo di valutare l'eventuale interferenza rispetto ad un'area limitrofa d'interesse archeologico, in località Valbruna, lambita dalle attività di progetto e assoggettata a vincolo ai sensi dell'art. 142, comma 1, lettera m), del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) per l'affioramento di reperti pertinenti ad un insediamento abitativo con indizi di necropoli, databile tra I sec. a.C. e III-IV sec. d.C. L'intervento, effettuato tra il giugno 2012 e il gennaio 2013, per il quale il consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta ha incaricato la ditta archeologica P.ET.R.A. soc. coop. di Padova, condotto sotto la direzione scientifica della dott.ssa Mariolina Gamba, funzionario di zona della Soprintendenza, ha interessato complessivamente un'area di circa 100 ettari ed è consistito nella realizzazione di oltre 200 trincee di accertamento e nell'assistenza alla verifica delle anomalie ferro-magnetiche riscontrate nell'ambito delle attività di bonifica bellica superficiale. Considerata la notevole estensione dell'area e i diversi tempi di esecuzione delle lavorazioni, l'indagine è stata suddivisa in due diversi stralci. Il primo ha interessato la superficie compresa tra la briglia di Cinto ed il ponte di Trissino (Bacino di Monte), destinata per prima alle procedure di cantierizzazione, e il secondo l'area tra la briglia di Cinto e il ponte di Tezze di Arzignano (Bacino di Valle): in quest'ultimo, tuttavia, a causa dell'indisponibilità di parte dei terreni, ad oggi ancora in fase di esproprio, gli accertamenti archeologici non sono stati ultimati. L'intervento fin qui condotto, sotto la costante vigilanza della Soprintendenza, ha consentito di individuare e documentare tre estesi complessi di strutture canaliformi, su cui si è successivamente proceduto con un'indagine stratigrafica a campione, che ha portato all'identificazione di un complesso di vasche, probabilmente riferibili alla macerazione di fibre tessili, forse della canapa sulla base delle analisi paleobotaniche. L'impianto, sulla base della sequenza stratigrafica e dei pochi reperti rinvenuti, è da riferire a età storica recente (dalla metà del XVII secolo). Considerata la natura e la tipologia delle strutture, è stata interessata la competente Soprintendenza per i beni architettonici e del paesaggio per le province di Verona, Vicenza e Rovigo (ora denominata Soprintendenza Belle arti e paesaggio) che, con parere n. 16020 del 6 giugno 2013, ha disposto, in accordo con la Soprintendenza per i beni archeologici, una valorizzazione di quanto venuto alla luce, attraverso una serie di pannelli da realizzare presso il Museo "G. Zannato" di Montecchio Maggiore, capofila della rete museale dei comuni del bacino dell'Agno-Chiampo. Il rinvenimento casuale di una punta di lancia riferibile all'età romana da parte di un privato cittadino, da questi impropriamente prelevato dal suo contesto di giacenza, è da collocarsi - come dimostra la documentazione fotografica prodotta dallo stesso - all'interno di un livello di esondazione fluviale; l'oggetto è pertanto sicuramente traslato e in giacitura secondaria. In tutte le fasi dell'intervento la Soprintendenza Archeologia ha esercitato, per quanto di competenza, la sorveglianza scientifica atta a garantire la piena correttezza delle procedure stratigrafiche eseguite dalla ditta archeologica incaricata e la tutela dei resti sepolti. Per quanto riguarda gli aspetti della divulgazione al pubblico, relativamente alla prima parte dell'intervento concluso nel Bacino di Monte, si fa presente che una conferenza organizzata dal Sistema museale Agno-Chiampo è stata tenuta il 29 maggio 2014 ad Arzignano (relatori la dott.ssa Mariolina Gamba e il dott. Cristiano Miele) e che una notizia preliminare sulle evidenze rinvenute è in corso di pubblicazione nel Notiziario della Soprintendenza Archeologia del Veneto, a cura della dott.ssa Mariolina Gamba. Sulle opere di laminazione delle piene del fiume Agno-Guà, nei comuni di Trissino e Arzignano, si è espressa favorevolmente, con prescrizioni, la Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, ai sensi dell’art. 146 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. La stessa Soprintendenza, con nota n. 16020 del 6 giugno 2013, inviata al Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta e, per conoscenza alla Soprintendenza Archeologia del Veneto, ha comunicato il proprio accordo all’asportazione dei materiali archeologici individuati nel corso dei lavori, con la condizione che “la documentazione tecnica e fotografica sia utilizzata opportunamente per la realizzazione di pannelli espositivi da collocare in modo idoneo anche nell’area contermine al sito o in altra sede da concordare con Comuni interessati” e che i lavori medesimi proseguano sotto la vigilanza della Soprintendenza Archeologia del Veneto. Ciò in considerazione della necessità di assicurare la compatibilità paesaggistica dell’opera di protezione del rischio idraulico in questione, la cui realizzazione è ritenuta indispensabile dall’autorità preposta alla pubblica sicurezza.
Documentazione:
Benedetti 23 settembre 2015
(documento in formato pdf, peso 202 Kb, data ultimo aggiornamento: 28 ottobre 2015 )