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Fondazioni lirico-sinfoniche: Bondi, tutto il mio potere per garantire al futuro
Testo del comunicato
''Sono convinto di aver fatto tutto quanto fosse in mio potere per garantire al futuro una parte cosi' importante della nostra cultura''. E' con queste parole che il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi ha concluso il suo intervento in Aula in replica delle questioni pregiudiziali e sospensive presentate dall'opposizione (Pd e Idv), poi respinte dall'assemblea al decreto di riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche.
Sottolineando come ''nessuno ha il monopolio della difesa della cultura del Paese'' e che tanto ''la maggioranza, quanto il governo, il ministro e le stesse opposizioni sentono acutamente il ruolo che la cultura puo' svolgere nel presente e nel futuro del Paese'', Bondi ha comunque rivendicato le ragioni che impongono l'assunzione di un decreto d'urgenza che demanda allo stesso ministero il riassetto del settore, nonostante il riconoscimento che ''in commissione il lavoro svolto insieme all'opposizione sia stato proficuo ed abbia consegnato all'Aula un testo migliore di quello tratteggiato da me e dal governo''.
''L'Italia, e' vero - ha ammesso Bondi - investe meno che altri Paesi nella cultura, nonostante il suo patrimonio sia di gran lunga maggiore di quello di altri Paesi, ma la crisi economica non l'ho inventata io, ne' questo governo, e con essa dobbiamo fare i conti''.
Il ministro ha rimarcato come ''la difficolta' del comparto non deriva soltanto dalla mancanza di fondi, ma dalla stessa strutturazione del settore, che ci impone di rivedere ed intervenire nelle cattive gstioni'' che colpiscono prevalentemente le fondazioni lirico-sinfoniche.
Il motivi di tutto cio', ha ricordato Bondi nel ripercorrere le ''cifre di questa crisi'', sta nel semplice fatto che, dopo la privatizzazione degli enti lirici decisi nel '97 dall'allora ministro Veltroni ''con buoni propositi e cattivi risultati'', il Fus (fondo unico per lo spettacolo) le cui risosose ammontano a 450 milioni di euro annui, destina alle fondazioni il 47% delle disponibilita' complessive, pari a 90 milioni di euro. ''Al contrario, ad altri settori altrettanto importanti della cultura del Paese vengono destinate quote sensibilmente minori - ha detto Bondi -: al cinema va il 19%, alla musica il 14%, alla prosa il 16%, alla danza appena il 2%''.
''C'e' uno squilibrio nella spesa - ha aggiunto Bondi - ma anche il settore delle entrate e' squilibrato, Le entrate degli enti lirico-sinfonici derivano per il 60% dai contributi dello Stato, dal 20% dagli enti locali, per il 12% soltanto dagli incassi e per il 7% dai contributi privati. I debiti accumulati dal '96 ad oggi hanno azzerato il patrimonio degli enti, senza contare i contributi che ogni anno lo Stato deve versare per ripianare le perdite. Queste cifre disegnano la crisi del settore su cui interviene il decreto. Su tutto cio' c'e' stato un confronto costruttivo ed il testo in Aula e' migliore di quello che io ed il governo abbiamo presentato. Sono convinto di aver fatto tutto cio' che era in mio potere per garantire al futuro una parte cosi' importante della nostra cultura''.
fonte dati: ASCA
R.d.S.
Sottolineando come ''nessuno ha il monopolio della difesa della cultura del Paese'' e che tanto ''la maggioranza, quanto il governo, il ministro e le stesse opposizioni sentono acutamente il ruolo che la cultura puo' svolgere nel presente e nel futuro del Paese'', Bondi ha comunque rivendicato le ragioni che impongono l'assunzione di un decreto d'urgenza che demanda allo stesso ministero il riassetto del settore, nonostante il riconoscimento che ''in commissione il lavoro svolto insieme all'opposizione sia stato proficuo ed abbia consegnato all'Aula un testo migliore di quello tratteggiato da me e dal governo''.
''L'Italia, e' vero - ha ammesso Bondi - investe meno che altri Paesi nella cultura, nonostante il suo patrimonio sia di gran lunga maggiore di quello di altri Paesi, ma la crisi economica non l'ho inventata io, ne' questo governo, e con essa dobbiamo fare i conti''.
Il ministro ha rimarcato come ''la difficolta' del comparto non deriva soltanto dalla mancanza di fondi, ma dalla stessa strutturazione del settore, che ci impone di rivedere ed intervenire nelle cattive gstioni'' che colpiscono prevalentemente le fondazioni lirico-sinfoniche.
Il motivi di tutto cio', ha ricordato Bondi nel ripercorrere le ''cifre di questa crisi'', sta nel semplice fatto che, dopo la privatizzazione degli enti lirici decisi nel '97 dall'allora ministro Veltroni ''con buoni propositi e cattivi risultati'', il Fus (fondo unico per lo spettacolo) le cui risosose ammontano a 450 milioni di euro annui, destina alle fondazioni il 47% delle disponibilita' complessive, pari a 90 milioni di euro. ''Al contrario, ad altri settori altrettanto importanti della cultura del Paese vengono destinate quote sensibilmente minori - ha detto Bondi -: al cinema va il 19%, alla musica il 14%, alla prosa il 16%, alla danza appena il 2%''.
''C'e' uno squilibrio nella spesa - ha aggiunto Bondi - ma anche il settore delle entrate e' squilibrato, Le entrate degli enti lirico-sinfonici derivano per il 60% dai contributi dello Stato, dal 20% dagli enti locali, per il 12% soltanto dagli incassi e per il 7% dai contributi privati. I debiti accumulati dal '96 ad oggi hanno azzerato il patrimonio degli enti, senza contare i contributi che ogni anno lo Stato deve versare per ripianare le perdite. Queste cifre disegnano la crisi del settore su cui interviene il decreto. Su tutto cio' c'e' stato un confronto costruttivo ed il testo in Aula e' migliore di quello che io ed il governo abbiamo presentato. Sono convinto di aver fatto tutto cio' che era in mio potere per garantire al futuro una parte cosi' importante della nostra cultura''.
fonte dati: ASCA
R.d.S.
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-10-27 22:27:13 / Ultimo aggiornamento 2020-10-27 22:27:13