Area archeologica della Villa Giulia
Apertura
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- Tel
- 077-185345
- a.terramaris@libero.it
Descrizione
La grande villa nell'Isola di Pandataria, oggi Ventotene, fu costruita alla fine del I secolo a.C. per volontà dell'imperatore Augusto come residenza di lusso della famiglia imperiale. In seguito fu usata come luogo di esilio per le matrone della famiglia giulio-claudia. Tra queste si ricordano Giulia, la figlia dell'imperatore, che vi rimase ben 5 anni, e la madre Scribonia, Agrippina Maggiore, figlia di Giulia e moglie di Germanico e Ottavia, moglie ripudiata di Nerone.
La villa, sul Promontorio Punta Eolo, si estende su una superficie lunga 300 metri e larga 100 metri, tutta esposta a oriente, per meglio godere dei raggi mattutini del sole. E' costituita dalla parte residenziale con cortili, stanze, giardini, cisterne e terme e da quella rustica, dedicata alle strutture produttive e agli alloggi di servizio. Al suo interno vi erano anche un'area denominata xystus, destinata al maneggio e ai giardini, e una successione di scenografici ninfei e aree termali dislocati sull'ampia terrazza tufacea a mezza costa.
Il complesso, in parte già distrutto dagli agenti atmosferici e dalla salsedine, fu depredato nel Settecento da alcuni antiquari amici dei Borboni e fu poi per troppo tempo utilizzato come cava per materiale da costruzione. Nel museo archeologico si conservano parte dei ricchi apparati decorativi della villa (affreschi e stucchi).
Il suo costruttore ha sempre cercato la fusione tra ambiente naturale e strutture architettoniche (per lo più in opera reticolata). L’effetto scenografico, infatti, non è stato ottenuto con l’uso di costruzioni artificiali, ma sempre nel rispetto dei pianori, degli avvallamenti e dei declivi del terreno.
Info visite:
Orari stabiliti con visite accompagnate a cura della cooperativa Terra Maris.
Dal 27 giugno al 1° settembre 2019 visita guidata il martedì, il giovedì e il sabato alle ore 18.00.
Posizione
Contatti
- Tel
- 063265961
- sabap-laz.comunicazione@cultura.gov.it
- Website
- http://www.sabap_lazio.beniculturali.it/