VeneziAsola. I ritratti dei rettori veneti e un’occasione mancata per Giambattista Tiepolo
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Sopravvissuti al furore iconoclasta, che si accanì contro i simboli della Repubblica di Venezia dopo la sua caduta nel 1797, e rimasti a lungo nell’oblio, i ritratti dei dogi e dei provveditori veneti costituiscono una preziosa testimonianza della fedeltà e della devozione di Asola verso la Serenissima.
I dipinti su tela risalenti al XVII e al XVIII restituiscono i sembianti dei provveditori Giovanni Marco Michiel (1686); Alberto Gozzi (1687), raffigurato insieme al cancelliere Marco Nascivera, e Gasparo Luca (1688); a questi si aggiungono le effigi dei dogi Alvise Pisani (1735-1741) e Francesco Loredan (1752-1762). Un caso del tutto singolare è costituito dal ritratto del “protettore” della comunità di Asola Marcantonio Dolfin (1755). Un’opera nella quale avrebbe dovuto cimentarsi il genio di Giambattista Tiepolo ma che alla fine, a causa dei soverchi impegni dell’artista, fu assegnata all’amico Fortunato Pasquetti, uno dei più quotati ritrattisti sulla piazza veneziana dell’epoca.
Lo studio diretto delle opere – corroborato, oltre che da un’approfondita ricerca bibliografica, da un’escavo in primis negli archivi Comunale e Parrocchiale di Asola e negli archivi di Stato e del Patriarcato di Venezia – ha consentito di confermare la paternità dei ritratti di Michiel e Gozzi al pittore bresciano Francesco Paglia e di assegnare a Fortunato Pasquetti quelli del doge Loredan e del senatore Dolfin.
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