Le opere di Dante Alighieri nell'arte tipografica di Antonio Zatta
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InfoDescrizione
Nel giorno dedicato a Dante la Biblioteca Universitaria di Napoli propone e pubblica sui suoi canali social, Facebook (https://www.facebook.com/BUNNapoli) e Instagram (https://www.instagram.com/bibliotecauniversitarianapoli/) e sul sito web (http://www.bibliotecauniversitarianapoli.beniculturali.it/index.php?it/1/home), una bellissima edizione delle opere del sommo poeta curata da uno dei più importanti tipografi del settecento, Antonio Zatta. L'opera è parte della pregevole collezione dantesca posseduta dalla BUN.
Calcografo, tipografo e libraio veneto, Antonio Zatta è considerato tra le maggiori espressioni editoriali del Settecento. Le sue pubblicazioni sono arricchite da incisioni, finalini e vignette realizzate da artisti per la maggioranza della scuola veneta, quali il Tiepolo, Sebastiano e Marco Ricci, e dalla Scuola dell’Accademia di San Luca di Roma. Non potevano sfuggire alla sua attenzione le Opere di Dante che pubblica in cinque volumi tra il 1757 e il 1758, edizione curata da Cristoforo Zapata de Cisneros, con 114 incisioni. I primi tre volumi contengono la Divina Commedia secondo la lectio dell’Accademia della Crusca; il quarto volume, diviso in due tomi, contiene Prose, e rime liriche edite ed inedite di Dante Alighieri, con copiose ed erudite aggiunte. Hanno contribuito alla bellezza dell'opera disegnatori che operarono nella Serenissima come: Gaetano Zompini, Jacopo Guarana, Francesco Fontebasso, Michelangelo Schiavoni, Antonio Zuliani, Giovanni Filippo Marcaggi, Gaspare Diziani e importanti incisori tra cui Giuliano Giampiccoli, Giovanni Magnini, Filippo Rizzo, Bartolomeo Crivellari, Giacomo Leonardis.
Ogni canto è preceduto da un’incisione, mentre un cartiglio arioso introduce il contenuto. Il bel frontespizio in nero e rubricato è preceduto da un’antiporta che raffigura l’ambasceria di Dante a Venezia, incisa da Giuliano Giampiccoli su disegno di Francesco Fontebasso. Segue il bel ritratto a piena pagina della zarina Elisabetta Petrowna e un sonetto a lei dedicato dal curatore dell’edizione, racchiuso in una cornice spezzata in basso dalla “Fama” che volge lo sguardo verso gli emblemi imperiali, simbologia allusiva alla diffusione in Russia dell’opera di Dante con questa edizione. Nella Vita Nova chiude l’opera la rappresentazione del sepolcro del poeta a Ravenna.
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