La Duchessa di Valmont al villino Boncompagni Ludovisi
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Descrizione
In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2024 dal tema “Il Patrimonio in cammino” la Casa Museo Boncompagni Ludovisi apre al pubblico la mostra La Duchessa di Valmont al villino Boncompagni Ludovisi, a cura di Matilde Amaturo e Valentina Filamingo.
L’esposizione presenta al pubblico una recente donazione di moda e costume da parte dell’artista pittrice Antonia Di Giulio. Si tratta di un abito settecentesco del costumista Gabriele Mayer per il film “Valmont” con cui Antonia Di Giulio inizia negli anni Novanta un percorso artistico insieme a Mario Schifano.
Complice la fotografia, la Di Giulio viene immortalata dall’artista esponente della pop art italiana nel suo atelier/abitazione in via delle Mantellate a Roma mentre indossa l’abito che le valse l’appellativo di “duchessa di Valmont della pittura” nella definizione del critico Achille Bonito Oliva. Il personaggio della Duchessa nasce nel luglio del 1991 e termina nell’autunno 2023 con un evento di addio negli spazi di Capitolium Art, un tempo atelier di Schifano in via delle Mantellate. La donazione nella primavera 2024 del costume della duchessa di Valmont alla Casa Museo Boncompagni diventa pretesto per proporre al pubblico il ritorno del personaggio e il suo incontro “virtuale” con la principessa Alice Blanceflor de Bildt nel villino Boncompagni Ludovisi che ospita il museo. Ne nasce un dialogo muto tra due donne elegantemente vestite, la duchessa Antonia e la principessa Alice accompagnato dall’esposizione del costume di scena di Mayer e da una serie di scatti fotografici, tra cui quelli di Mario Schifano.
Antonia Di Giulio è nata a Sabaudia, vive e lavora a Roma. È stata allieva di Paolo Cotani, nel 1987 si è laureata in Storia dell’Arte presso l’Università “La Sapienza” di Roma. I suoi primi lavori risalgono alla fine degli anni 70 e trovano ispirazione nel mondo concettuale e nel minimalismo. La ricerca sul colore bianco è una caratteristica costante delle opere di quel periodo. Nei primi anni 80, restando fedele alla pittura-pittura, crea opere di grande formato, per lo più bianche con accenni di colore, argenti, grigi, celesti etc. Nel 1988 è a New York ospite della pittrice Natalie Edgar e del marito, lo scultore Philip Pavia, pioniere negli Stati Uniti dell’avanguardia astratta. Pavia fu uno dei fondatori del Club, un gruppo di artisti, scrittori e intellettuali come William de Kooning, Barnett Newman, Robert Motherwell e Leo Castelli; artefice delle conferenze organizzate dal Club e dalla rivista IT IS a cui parteciparono Hannah Arendt, Joseph Campbell e John Cage. Sempre a New York Ralph Gibson la ritrae per la sua opera di “New York from the italian series” che esce pubblicata su Darkroom Photography, May 1990. L’incontro con Mario Schifano è del 1990. Nasce una grande e profonda amicizia e una vitale collaborazione artistica. La fotografia è il mezzo naturale di questo scambio artistico.
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