I ponti di Verona nel Novecento: i ponti storici
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In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2023, la sede della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Verona ospiterà l'inaugurazione di una mostra dedicata ai due ponti storici della città, Pietra e Scaligero, e alla loro ricostruzione avvenuta negli anni '50 del secolo scorso. Saranno presenti i curatori che ne illustreranno al pubblico i contenuti.
L'iniziativa, frutto di un lavoro sistematico e trasversale compiuto sull'archivio della Soprintendenza ABAP di Verona e sull'archivio privato di Piero Gazzola, nasce in seno al progetto ARCOVER (archivi del costruito del territorio veronese) promosso dall’Associazione AGILE e finanziato da Fondazione Cariverona, ora concluso, per il quale la Soprintendenza ha sottoscritto nel 2019 un Accordo di partenariato.
L'evento si pone in continuità con una prima mostra organizzata nella sede municipale del Comune di Verona relativa ai ponti del Novecento a Verona in cemento armato e una seconda presso l’Archivio di Stato di Verona riferita al tema dell’ingegneria e dell’architettura.
Il ponte Pietra e il ponte Scaligero, assieme a tutti gli altri ponti cittadini, furono fatti esplodere dall’esercito tedesco in ritirata il 25 aprile 1945, con un atto di ostile e barbaro fanatismo, del tutto irrilevante ai fini bellici. Se per i ponti “moderni” la ricostruzione fu avviata e procedette in tempi strettissimi (1946-1953), per i due ponti storici la decisione - unanime - delle autorità statali e locali consentì una sostanziale dilatazione dei tempi, necessaria per svolgere un’operazione senza precedenti nella storia della città per le metodologie tecniche e scientifiche impiegate. I lavori al ponte Scaligero presero così il via nel 1950 per concludersi l’anno successivo, mentre quelli al ponte Pietra si compirono fra il 1957 e il 1959. Entrambi gli interventi furono diretti dall’allora Soprintendenza ai Monumenti di Verona, guidata dall’architetto Piero Gazzola. Lo studio, la progettazione e l’esecuzione delle opere intesero ricomporre l’autenticità dei due manufatti attraverso l’uso di tecniche costruttive tradizionali e il recupero, per quanto possibile, dei materiali e degli elementi storici crollati in Adige. L’esito fu esemplare ed estremamente significativo anche per la storia del restauro, tanto che la metodologia assunta a Verona fu trasferita ad altri casi-simbolo della ricostruzione post-bellica, primo fra tutti quello del ponte di Santa Trinità a Firenze.
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