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Risposta scritta all'interrogazione n. 4-11819 della dep. Maria Valentina Vezzali. Nuovo decreto di riorganizzazione del Ministero.
Testo del comunicato
Nell’interrogazione parlamentare n. 4-11819, con riferimento al nuovo recente intervento di riorganizzazione del Ministero, l’Onorevole interrogante chiede: se la riforma possa portare alla perdita di efficacia dell'azione di tutela e conservazione del patrimonio archeologico nazionale che il personale qualificato del Ministero deve prioritariamente garantire; se le soprintendenze uniche possano determinare una frammentazione di funzioni e di competenze determinando un allungamento delle procedure di controllo; se la burocratizzazione eccessiva non possa penalizzare la qualità del lavoro nel settore archeologico, che potrebbe essere affidato a dirigenti con competenze tecnico-scientifiche inadeguate rispetto alle funzioni da svolgere. L’intervento di riforma del Ministero, richiamato nell’atto ispettivo cui si risponde, è contenuto nel decreto ministeriale 23 gennaio 2016, Riorganizzazione del Ministero dei beni e della attività culturali e del turismo ai sensi dell’articolo 1, comma 327, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, registrato dalla Corte dei conti in data 29 febbraio 2016 e in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Con tale provvedimento si dà attuazione alla disposizione contenuta al comma 327 dell’articolo 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale delio Stato (legge di stabilità 2016), per la quale, nelle more dell’attuazione dei decreti legislativi attuativi dell’articolo 8 della legge 7 agosto 2015, n. 124, Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, al fine di dare efficace attuazione alle disposizioni di cui all’articolo 17-bis, comma 3, della legge 7 agosto 1990, 241 (che ha introdotto il silenzio-assenso qualora non siano acquisiti, entro il termine di novanta giorni, assensi, concerti o nulla osta comunque denominati di amministrazioni preposte alla tutela paesaggistico-territoriale e dei beni culturali), nonché di garantire il buon andamento dell’amministrazione di tutela del patrimonio culturale, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo provvede, con proprio decreto, alla riorganizzazione, anche mediante soppressione, fusione o accorpamento, degli uffici dirigenziali, anche di livello generale, del Ministero, nel rispetto delle dotazioni organiche determinate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 agosto 2014, n. 171, Regolamento di organizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, degli uffici della diretta collaborazione del Ministro e dell’Organismo indipendente di valutazione della performance, a norma dell’art. 16, comma 4 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Il suddetto comma 327 della legge di stabilità dispone inoltre che il decreto ministeriale sia emanato entro il termine di trenta giorni dall’entrata in vigore della legge di stabilità stessa. Il decreto sopra citato, come anche indicato nelle premesse del provvedimento stesso, è stato emanato dopo aver ascoltato le organizzazioni sindacali del Ministero in data 18 gennaio 2016 e il Consiglio superiore “Beni culturali e paesaggistici” nella seduta di pari data. Inoltre, il progetto di riorganizzazione è stato personalmente illustrato dal Ministro nel corso della seduta del 19 gennaio 2016 delle commissioni riunite Cultura, scienza e istruzione della Camera e Istruzione pubblica, beni culturali del Senato. Con il provvedimento sopra citato il Ministero viene ridisegnato a livello centrale e a livello territoriale per rafforzare i presidi di tutela e semplificare il rapporto tra cittadini e amministrazione. Il nuovo assetto organizzativo prevede la creazione delle Soprintendenze Archeologia, belle arti e paesaggio. La riforma non porta alla perdita di efficacia dell’azione di tutela e di conservazione del patrimonio archeologico nazionale, come paventato dall’Onorevole interrogante; al contrario, mira ad un rafforzamento dell’azione di tutela del patrimonio storico, artistico e archeologico. Con questo intervento, infatti, aumentano i presidi di tutela sul territorio nazionale, che, proprio per l'archeologia, passano dalle attuali 17 soprintendenze Archeologia alle nuove 39 soprintendenze unificate (cui si sommano le due soprintendenze speciali del Colosseo e di Pompei). La nuova articolazione territoriale realizza una distribuzione dei presidi più equilibrata ed efficiente ed è stata definita tenendo conto del numero di abitanti, della consistenza del patrimonio culturale e della dimensione dei territori. Le nuove soprintendenze parleranno con voce unica a cittadini e imprese riducendo tempi e costi burocratici. In un unico ufficio, responsabile di un’area territoriale più circoscritta e quindi più vicino a cittadini, amministratori locali e imprese, si concentrano e si coordinano le diverse competenze tecnico-scientifiche, con riduzione dei costi amministrativi e incremento di efficienza ed efficacia dell’attività di tutela. Ogni nuova soprintendenza verrà articolata in sette aree funzionali (organizzazione e funzionamento; patrimonio archeologico; patrimonio storico e artistico; patrimonio architettonico; patrimonio demoetnoantropologico; paesaggio; educazione e ricerca) per garantire una visione complessiva dell’esercizio della tutela, assicurando anche la presenza delle specifiche professionalità. Per cittadini e imprese sarà così più semplice e rapido rapportarsi con l'amministrazione, con una notevole riduzione degli oneri burocratici. Ciascuna soprintendenza costituirà un riferimento univoco per la valutazione di qualunque aspetto di ogni singolo progetto, dalla tutela di beni archeologici per arrivare all’impatto paesaggistico, passando per gli aspetti di carattere artistico e architettonico: a un’unica domanda corrisponderanno un unico parere e un’unica risposta. Al centro ci sarà una sola Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio, che garantirà il coordinamento delle soprintendenze su tutto il territorio nazionale. Il nuovo assetto organizzativo, in conclusione, non frammenta funzioni e competenze ma le alloca in modo più ottimale, efficace e coordinato in una unica struttura burocratica. In questo modo non si opera una burocratizzazione eccessiva della funzione della tutela quanto, piuttosto, il contrario, ovvero un’azione di semplificazione e razionalizzazione. Il Ministero assicura comunque, nella fase di implementazione della riforma, ogni attenzione al confronto con il Parlamento, le associazioni sindacali e il mondo della cultura per assicurare la massima efficienza alla fondamentale funzione della tutela.
Documentazione:
Vezzali 5 aprile 2016
(documento in formato pdf, peso 59 Kb, data ultimo aggiornamento: 16 maggio 2016)