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Risposta scritta all'interrogazione n. 4-07701 del dep. Alessandro Di Battista. Roma. Costruzione di parcheggio interrato nell’area tra via Cesare de’ Lollis e via dei Dalmati.
Testo del comunicato
Si riscontra l’atto di sindacato ispettivo indicato in oggetto, nel quale l’Onorevole interrogante, con riferimento al progetto di edificazione di un parcheggio in Roma, nell’area compresa tra via Cesare de’ Lollis e via dei Dalmati, chiede di conoscere le ragioni per le quali il Ministero si è espresso favorevolmente all’elaborazione di un progetto di parcheggio sopraelevato di 2,70 metri rispetto al piano di calpestio della quota archeologica, “nonostante il riconoscimento della rilevanza dei rinvenimenti archeologici e la manifesta necessità di tutelare e conservare il sito archeologico nella sua interezza”; le iniziative che il Ministero intenda porre in essere per impedire la realizzazione del parcheggio suddetto; le iniziative, infine, che il Ministero, per quanto di competenza, intenda intraprendere per valorizzare il sito archeologico rinvenuto, eventualmente valutando anche la possibilità di realizzazione di un parco archeologico e di musealizzazione dei reperti ivi rinvenuti. Riguardo ai quesiti posti dall’Onorevole interrogante, la Soprintendenza speciale per il Colosseo, il Museo nazionale romano e l’area archeologica di Roma (di seguito SSCOL) e il Provveditorato alle opere pubbliche del Lazio (di seguito Provveditorato) hanno comunicato quanto segue. Già nel 1999 la SSCOL, a seguito dell’individuazione di stratigrafie archeologiche durante una campagna di carotaggi eseguiti nell’area sopra indicata, comunicò all’Università degli studi di Roma “La Sapienza” (di seguito Università), che si rimaneva “in attesa di comunicazioni in ordine agli interventi che si intendeva realizzare nell’area indagata”, anticipando, però, che sarebbe potuto essere utile acquisire ulteriori dati archeologici (prot. 21218 del 2 agosto 1999). Successivamente la SSCOL, a seguito della proposta di realizzare un parcheggio sotterraneo, aule e un centro sportivo, avanzata dall’Università nel luglio 2004, rilevò la necessità di eseguire indagini di scavo, valutando probabile la presenza di resti archeologici nel sottosuolo. In tale sede si rappresentò anche l’opportunità che la SSCOL venisse chiamata a collaborare, per quanto di competenza, alla stesura del progetto preliminare. L’Università, con delibera del consiglio di amministrazione del 26 febbraio 2006, espresse la volontà di realizzare un parcheggio nell’area compresa tra via Cesare De Lollis e via dei Dalmati. Il Provveditorato, in forza di una convenzione stipulata con l’Università per svolgere le funzioni di stazione appaltante, redasse un progetto preliminare che prevedeva la realizzazione di un parcheggio interrato con sovrastante terrazza, destinata a palestra e campo da basket e sistemazioni esterne. Successivamente alla redazione del progetto definitivo, l’Università richiese al Provveditorato, sulla base delle istanze della cittadinanza e dei comitati di quartiere, di eliminare l’impianto sportivo per l’inserimento di una piscina. Il progetto definitivo venne, pertanto, integralmente rielaborato dal Provveditorato sulla base di tale indicazione e vennero contestualmente avviate la procedura di conformità urbanistica e l’intesa Stato-Regioni ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 383 (Regolamento recante disciplina dei procedimenti di localizzazione delle opere di interesse statale), per acquisire anche il parere del Comune di Roma. Il progetto riguardante l’autorimessa interrata venne, quindi, approvato dall’Università con delibera del luglio 2007. In sede di conferenza dei servizi del 10 dicembre 2008, convocata per l’esame del progetto definitivo, elaborato senza la partecipazione (seppure auspicata) della Soprintendenza, la SSCOL rilevò interferenze con le stratigrafie archeologiche già identificate e richiese ulteriori indispensabili indagini prima di esprimere il proprio parere, mentre il Comune e il Municipio III si espressero favorevolmente rappresentando la necessità di piccole integrazioni. La SSCOL, in particolare, richiese indagini di tomografia elettrica tridimensionale, specificando che, successivamente, si sarebbe proceduto all’esecuzione di indagini di scavo sull’area, con particolare riferimento alle anomalie evidenziate dalla tomografia. Nel frattempo, sospese il proprio parere di competenza. Nel corso del 2009 e del 2010 furono eseguite le prescritte indagini archeologiche nei limiti consentiti dalla messa in sicurezza delle pareti di scavo, consistenti nella tomografia tridimensionale sull’intera area di intervento e nello scavo di trincee eseguito in corrispondenza delle anomalie rilevate dalla predetta tomografia. In ordine al progetto definitivo, presentato nella successiva conferenza dei servizi del 18 febbraio 2010, la SSCOL confermò quanto già rilevato ripetutamente in passato circa la presenza nel sottosuolo, alle quote interessate dal progetto, di un sistema di cavità sotterranee e di stratigrafie di frequentazione antica. La stessa SSCOL, considerando la valenza pubblica del progetto e la necessità, riferita dal Provveditorato, di evitare la perenzione dei fondi già stanziati, recepì positivamente l’opportunità prospettata della riqualificazione dell’area, a condizione che il progetto esecutivo si integrasse con la realtà archeologica, valorizzandola. A tale proposito, la SSCOL indicò le seguenti condizioni vincolanti: esecuzione di scavi archeologici e di tutte le indagini reputate necessarie; recepimento nel progetto esecutivo delle prescrizioni dettate dalla soprintendenza espresse successivamente alla valutazione dei risultati delle indagini; possibilità di variare il progetto anche in modo sostanziale, a discrezione della soprintendenza, compresa la totale irrealizzabilità dei piani interferenti con preesistenze archeologiche; documentazione completa e valorizzazione della realtà archeologica (nota n. 5560 del 18 febbraio 2010). Acquisito definitivamente in data 15 giugno 2010 il “provvedimento di raggiunta intesa”, relativamente all’area da destinare a parcheggi, nel successivo ottobre 2010, l’Università deliberò l’acquisizione dell’area di proprietà dell’Agenzia del Demanio, A seguito di procedura di gara ad evidenza pubblica, l’opera venne appaltata e avviati i lavori di scavo che evidenziarono la presenza di reperti archeologici. Gli scavi furono condotti alla presenza continua dell’archeologo ma anche di rappresentanti dell’Università e del Municipio presenti in cantiere in più occasioni. Al Provveditorato alle opere pubbliche del Lazio - il quale aveva trasmesso una tavola progettuale riferendo trattarsi della sovrapposizione del progetto esecutivo approvato sul rilievo quotato delle emergenze archeologiche - la SSCOL confermò la possibilità di realizzare il parcheggio sull’area, a condizione che si ponesse al di sopra della massima quota archeologica; chiese, inoltre, di individuare e trasmettere la tipologia di realizzazione delle opere nonché il progetto di valorizzazione, così da consentire di esprimere il proprio parere (nota n. 38447 del 22 ottobre 2013). Con successiva nota n. 25372 del 15 luglio 2014, la SSCOL ha ribadito i propri pareri già espressi in precedenza circa la tutela e la conservazione integrale del sito archeologico nel suo complesso, richiedendo un progetto rispettoso delle proprie prescrizioni. Il Provveditorato, allora, a seguito di incontri con i rappresentanti del Comune, dell’Università, della SSCOL e del Municipio, ha elaborato una proposta progettuale tenendo conto del vincolo imposto dalla Soprintendenza di posizionare il manufatto ad una quota tale da consentire la fruibilità del piano archeologico, trasmettendola a tutti i soggetti interessati all’opera, per le autorizzazioni di rito. La SSCOL, da ultimo, ha comunicato che “il Comune di Roma Capitale, in seguito alle considerazioni negative emerse relativamente alla nuova configurazione progettuale dell’area, ha preso atto della conclusione con esito negativo della conferenza dei servizi interna dell’8 gennaio 2015”. In via informale, tramite consultazione del sito web dell’Università, si è appreso che il consiglio di amministrazione dell’Università ha deliberato, nella seduta del 17 febbraio 2015, di abbandonare il progetto relativo alla realizzazione del parcheggio multipiano interrato, delle strutture sportive e della riqualificazione dell’area di superficie in via De Lollis-via dei Dalmati, per le ragioni indicate nelle premesse della delibera dell’organo dell’Ateneo (http://www.uniroma1.it/ateneo/circolari/consiglio-di-amministrazione-del-17-febbraio-2015). Stante l’incertezza sulla destinazione futura dell’area, la SSCOL stessa ha prescritto di procedere all’adeguata protezione dei resti e al loro rinterro (nota n. 10176 dell’8 aprile 2015). A tale riguardo la SSCOL ha informato che, in una riunione svoltasi il 23 luglio 2015, è stato concordato che il Provveditorato avrebbe curato la ricopertura del lotto, con l’accordo tra il Comune di Roma e l’Università. Nel frattempo la Soprintendenza stessa, per scongiurare la perdita dei beni e realizzare adeguate opere di protezione prima degli auspicati rinterri, ha provveduto a eseguire interventi di somma urgenza. Le indagini archeologiche, anche se non hanno potuto riguardare l’intera area (per motivi non dipendenti dalla Soprintendenza), hanno evidenziato una frequentazione del sito già dal quinto secolo avanti Cristo, con resti di viabilità e un ampio reticolo di ambienti ipogei, riferibile a un’area di cavatura antica nonché i resti una villa con annesse strutture termali. La Soprintendenza ha anche avviato la procedura per l’apposizione del vincolo archeologico sull’intera area, secondo quanto dettato dalle nome del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio). Nel corso degli anni, la SSCOL ha più volte ribadito il valore archeologico dell’area, richiedendo tutela e conservazione integrale delle strutture rinvenute e consentendo, una volta concluse le indagini di scavo, che l’Università e Roma Capitale, elaborassero un progetto che permettesse non solo la conservazione ma anche la valorizzazione, la protezione e la fruibilità del complesso archeologico da parte del pubblico. L’Amministrazione riconferma la propria piena disponibilità a valutare le proposte progettuali, che potranno essere elaborate – una volta sciolti taluni nodi in ordine alle competenze – dagli enti aventi titolo, relative alla costituzione di un parco archeologico attrezzato, rientrando ciò nei suoi compiti istituzionali.
Documentazione:
DiBattista 18 ottobre 2016
(documento in formato pdf, peso 217 Kb, data ultimo aggiornamento: 28 novembre 2016 )