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Risposta scritta all'interrogazione n. 4-04317 del sen. Maurizio Buccarella. Lecce. Museo provinciale
Testo del comunicato
Nell’atto di sindacato ispettivo n. 4-04317 il Senatore interrogante chiede quali iniziative si intenda adottare per valorizzare il Museo archeologico provinciale di Lecce e se si intenda inserirlo tra i musei statali, comprendendolo nel polo regionale pugliese. Il Museo provinciale “Sigismondo Castromediano” di Lecce è attualmente ospitato in un edificio costruito, su disegno dell'ingegnere Carmelo Franco, nel 1896 come collegio dei Gesuiti e chiamato "Collegio Argento" dal nome del padre gesuita che lo fondò. Negli anni '60 l’edificio fu acquistato dalla Provincia di Lecce per collocarvi il museo e la biblioteca, trasferimento che avvenne nel 1979 dopo che il palazzo, su progetto di Franco Minissi, fu ristrutturato e adattato a sede museale. La nuova sede del museo provinciale fu aperta al pubblico il 4 marzo 1980 alla presenza del Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Sino a quella data il museo era collocato in alcuni locali a pianterreno dell'ex Convento dei Padri Celestini. Il museo era stato costituito con delibera del Consiglio provinciale di Terra d'Otranto il 10 dicembre 1868, su iniziativa della Commissione d'arte e di antichità presieduta da Sigismondo Castromediano, a cui il museo è attualmente intitolato. Il museo ebbe come primo nucleo un piccolo ma importante gruppo di manufatti donati dal Castromediano e da altri studiosi locali, ma ben presto vi affluirono reperti provenienti non solo dal Salento ma anche da altre zone della Puglia, essendo questo il primo istituto archeologico in tutta la regione. Nel tempo il museo si è arricchito di opere molto pregevoli, in quanto la collezione è stata incrementata da acquisti e da una intensa attività di scavo a Lecce e in altre località del Salento, che ricoprono un arco cronologico che va dalla preistoria al medioevo. L'attuale sede espositiva è organizzata in diverse sezioni ben distinte: didattica, preistorica, antiquarium, topografica, di arte medievale e moderna, di arti applicate, di arte dell'Ottocento e del Novecento. L'antiquarium espone i reperti donati allo stesso museo prevalentemente dal fondatore Sigismondo Castromediano. Nella sezione topografica e lungo i percorsi di visita sono esposti í materiali provenienti da scavi archeologici effettuati a Lecce e nel territorio provinciale dal 1900 fino agli anni '70. Nel 1900 gli scavi archeologici nella città di Lecce furono condotti principalmente da Cosimo De Giorni (regio ispettore dei Monumenti e scavi) al quale l'allora sindaco, Carlo Russi, volle affidare l'incarico di sorvegliare e dirigere gli scavi che portarono alla luce l'anfiteatro romano. Tra gli anni '50 e '70 furono poi gli stessi funzionari del museo provinciale, Mario Bernardini e Giovanna Delli Ponti, a condurre gli scavi in tutta la provincia di Lecce. La sezione archeologica, oltre agli antichissimi reperti provenienti da tutto il Salento, annovera una completa collezione di vasi attici a figure rosse, ceramiche messapiche, vasi e sculture del Teatro romano di Lecce del secondo secolo d. C.. La triplice antica divisione della regione in Daunia, Peucezia e Messapia è, in questa sezione, testimoniata dai materiali provenienti da Canosa (Daunia), Ruvo di Puglia (Peucezia) e da Egnazia (Messapia). Il museo possiede anche un laboratorio di restauro in cui sono state restaurate, in accordo con la soprintendenza competente, molte importanti opere del Salento. La Soprintendenza archeologia della Puglia ha di recente provveduto ad effettuare le opportune verifiche finalizzate all'individuazione dei materiali archeologici di proprietà dello Stato e, tra questi, circa 470 reperti (in parte esposti e in parte collocati nei depositi) sono stati acquisiti nei registri inventariali, in particolare quelli rinvenuti dopo l’entrata in vigore della legge 1 giugno 1939, n. 1089, Tutela delle cose d'interesse artistico e storico. Tuttavia sono giacenti presso lo stesso museo anche materiali provenienti dagli scavi effettuati fino agli anni '30 del secolo scorso, tra i quali quelli rinvenuti a Lecce nella cosiddetta Isola del Governatore, durante la costruzione dell'edificio della Banca d'Italia, e nella vicina Rudiae. Anche tali materiali, in alcuni casi di particolare pregio (statue, rilievi e iscrizioni lapidee provenienti dall'anfiteatro e dal teatro romano) sono da considerarsi di proprietà dello Stato, ai sensi della legge 20 giugno 1909, n. 364, Norme per l'inalienabilità delle antichità e delle belle arti. Altrettanto importante è la sezione dedicata all'arte medievale e moderna, in cui spiccano dipinti di scuola veneziana tra cui un polittico di Bartolomeo e Alvise Vivarini, il dipinto Cristo e l'adultera di Paolo Finoglio, il dipinto Uomo che legge del Maestro degli Annunci. La sezione dedicata alle cosiddette arti minori annovera ceramiche, vasellame, avori, bronzi e argenti di età barocca. Nella sezione dedicata all'arte dell'Ottocento e del Novecento spiccano le opere di Giuseppe Casciaro e Geremia Re. Il museo possiede, infine, una ricca biblioteca. Il museo offre dunque un patrimonio di grande interesse e di eccezionale valore documentario per il materiale in esso conservato ed esposto e costituisce un centro unico per la conoscenza, la valorizzazione e la promozione del patrimonio culturale del Salento meridionale. Il museo rientra fra il numeroso e prezioso patrimonio culturale appartenente alle province, enti territoriali oggetto del riordino operato dalla legge 7 aprile 2014, n. 56, Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni. Al fine di assicurare l’effettiva tutela del patrimonio culturale delle istituzioni provinciali, garantire la continuità del servizio pubblico di fruizione dello stesso, nonché per razionalizzare la spesa, il decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, Disposizioni urgenti in materia di enti territoriali. Disposizioni per garantire la continuità dei dispositivi di sicurezza e di controllo del territorio. Razionalizzazione delle spese del Servizio sanitario nazionale nonché norme in materia di rifiuti e di emissioni industriali, convertito, con modificazioni, nella legge 6 agosto 2015, n. 125, ha previsto, all’articolo 16, comma 1-quater, che sia adottato, mediante decreto di questo Ministero, di concerto con il Ministro per gli affari regionali, con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita l’Agenzia del Demanio e previa intesa con la Conferenza unificata, un piano di razionalizzazione degli archivi e degli altri istituti di cultura delle province. Il piano può prevedere, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, il versamento agli archivi di Stato competenti per territorio dei documenti degli archivi storici delle province (con esclusione di quelle trasformate in città metropolitane) e l’eventuale trasferimento a questo Ministero degli immobili demaniali di proprietà delle province adibiti a sede o deposito degli archivi medesimi. Con il medesimo piano possono altresì essere individuati ulteriori istituti e luoghi della cultura delle province da trasferire, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, a questo Ministero, mediante stipula di appositi accordi tra lo Stato e gli enti territorialmente competenti, ai sensi dell’articolo 112 del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42. Pertanto, in sede di attuazione della disposizione sopra citata, si assicura all’onorevole senatore interrogante che la possibilità di acquisire il Museo provinciale Sigismondo Castromediano di Lecce al patrimonio statale e di inserirlo nel Polo museale della Puglia sarà considerata con la massima attenzione, alla luce dell’indubbio rilievo di tale istituzione, come sopra illustrato, pur non potendosi celare la complessità di un tale intervento.
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-10-27 22:29:21 / Ultimo aggiornamento 2020-10-27 22:29:21