Iscriviti alla newsletter
Risposta scritta all'interrogazione n. 4-03269 del sen. Pietro Liuzzi. Contributi ex articolo 31 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.
Testo del comunicato
Si riscontra l’atto di sindacato ispettivo n. 4-03269 nel quale il Senatore interrogante, richiamata un’indagine OCSE per la quale “le complicazioni burocratiche costituiscono una delle prime cause negativamente incidenti sulla competitività di un Paese”, e indicato come esempio di tale situazione il “lento e farraginoso meccanismo del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per l’erogazione dei contributi (ex art. 31 del decreto legislativo n. 42 del 2004) ai privati cittadini ai fini di interventi di restauro o conservativi, collaudati fino al 31 dicembre 2011, autorizzati e dagli stessi eseguiti su beni di interesse storico-artistico”, chiede quali provvedimenti si intenda assumere per rimuovere gli ostacoli al pagamento dei contributi stessi. Il tema dei contributi statali ai privati, per i lavori di conservazione degli immobili tutelati di loro proprietà, è certamente rilevante perché la forza del nostro patrimonio artistico e monumentale è data non solo dal patrimonio pubblico, ma anche da uno straordinario patrimonio artistico e monumentale diffuso sul territorio, appartenente a privati e vincolato, costituito da dimore storiche e immobili di interesse storico e artistico che rappresentano una delle caratteristiche qualitative più importanti dei paesaggi storici dell’Italia e una parte essenziale dell’offerta e della proposta culturale del nostro Paese. L’impegno dello Stato per sostenere lo sforzo della proprietà privata, già gravata dai limiti del vincolo, nel far fronte alle spese, spesso ingenti, di corretta manutenzione e di restauro di questi beni, è dunque doveroso ed è formalizzato negli articoli da 35 a 37 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, che disciplinano la concessione di contributi statali a fronte degli oneri per gli interventi conservativi sostenuti dai proprietari. I rigori della revisione della spesa, nel 2012, purtroppo hanno sospeso questo meccanismo, anche in considerazione del fatto che si erano andati accumulando negli anni molti debiti nei confronti dei privati. Infatti l’articolo 1, comma 26 ter, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95 (Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario), convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, ha previsto che, a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge e fino al pagamento dei contributi già concessi alla medesima data e non ancora erogati ai beneficiari, sia sospesa la concessione dei contributi di cui ai ricordati articoli 35 e 37 del Codice. Conseguentemente, è stato giocoforza disporre, con circolare n. 360/2012 della Direzione generale bilancio, che dal 15 agosto 2012 non venissero più rilasciate le “dichiarazioni di ammissibilità” ai contributi previste dai citati articoli del Codice. La sollecitazione, espressa dall’Onorevole interrogante, a rimuovere gli ostacoli al pagamento dei contributi in favore dei privati proprietari che hanno eseguito interventi conservativi volontari sui propri beni culturali e che hanno maturato un credito al relativo contributo, come previsto dalla legge, è, dunque, del tutto condivisibile. A tale fine, nel disegno di legge di assestamento del bilancio per l’anno 2015, già approvato dal Senato e attualmente all’esame della Camera dei Deputati, è stato previsto un capitolo di nuova istituzione denominato: “Capitolo 7441- Somme destinate all'estinzione dei debiti pregressi nei confronti dei proprietari, possessori o detentori di beni culturali ai sensi degli articoli 31, 35 e 36 del codice beni culturali e del paesaggio, per i contributi concessi fino al 15 agosto 2012”, con uno stanziamento di competenza per l’anno 2015 pari a 10 milioni di euro. Per quanto riguarda le procedure, la competente Direzione generale Bilancio di questo Ministero ha già impartito le opportune istruzioni ai Segretariati regionali per i beni culturali e paesaggistici per la programmazione finanziaria degli interventi e per addivenire, nei tempi consentiti dalle risorse che saranno rese disponibili in bilancio, al finanziamento degli interventi per i quali sia stata rilasciata la dichiarazione di ammissibilità entro il 14 agosto 2012. I Segretariati regionali cureranno anche la stipula di accordi e convenzioni con i proprietari di beni culturali, oggetto di interventi conservativi alla cui spesa ha contribuito il Ministero, al fine di consentire l’accesso e la fruizione dei beni medesimi da parte del pubblico, ai sensi dell’articolo 38 del codice dei beni culturali, in particolare in occasione di eventi istituzionali quali, ad esempio, la Settimana della cultura e le Giornate europee del patrimonio. Si tratta di una risposta solo parziale e ancora inadeguata. Ma rappresenta un’importante inversione di tendenza attraverso la quale il Governo intende riprendere il doveroso sostegno alla proprietà privata nell’onere di manutenzione e conservazione del patrimonio culturale privato. E’ intenzione di questa Amministrazione operare affinché, superata questa fase di emergenza, si possa non solo pagare i debiti pregressi ma anche riaprire la possibilità di interventi a favore di privati che intervengono sul loro patrimonio. Se lo Stato, infatti, per la tutela del patrimonio storico artistico impone dei vincoli, impone delle regole di conservazione e di tutela, è altrettanto evidente che ci deve essere un sostegno dello Stato a quei beni, soprattutto quando quei beni privati sono aperti al pubblico e all’utilizzo pubblico. Riguardo, infine, alla questione dell’incidenza negativa sull’economia del Paese delle “complicazioni burocratiche”, è opportuno sottolineare l’impegno di questa Amministrazione per la semplificazione e l’ammodernamento della propria struttura amministrativa, in vista di una maggiore efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa. La recente riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, attuata con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 agosto 2014, n, 171 (Regolamento di riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, degli uffici della diretta collaborazione del Ministro e dell’Organismo indipendente di valutazione) mira a superare disfunzioni e lacune, riconosciute ed evidenziate molte volte e da più parti, che per decenni hanno segnato l’amministrazione dei beni culturali e del turismo in Italia, tra le quali la eccessiva moltiplicazione delle linee di comando, con duplicazioni tra centro e periferia e il congestionamento dell’amministrazione centrale. In tali ambiti, la riforma si è mossa con azioni che hanno ridisegnato la struttura organizzativa, semplificando l’amministrazione periferica (in questo senso, ad esempio, l’accorpamento delle soprintendenze per i beni storico-artistici con quelle per i beni architettonici e la semplificazione della rete delle soprintendenze archeologiche), ammodernando la struttura centrale, ridefinendo le dipendenze tra strutture centrali e periferiche e istituendo strutture di coordinamento regionale (segretariato regionale per i beni culturali e paesaggistici) con compiti di coordinamento degli uffici periferici.
Documentazione:
Liuzzi 24 settembre 2015
(documento in formato pdf, peso 223 Kb, data ultimo aggiornamento: 28 ottobre 2015 )