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BRAY ALLA BIG TENT ROMA
Testo del comunicato
Giovedì 4 luglio 2013 alle ore 10:00 il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Massimo Bray, è intervenuto alla Big Tent Roma, Google event dal titolo Cultura e Contenuti nell’era digitale presso l’Aranciera di San Sisto, Via di Valle delle Camene 11, Terme di Caracalla, Roma .
Roma, 4 luglio 2013
Ufficio Stampa MiBAC
Tel. 0667232261/62
Cultura e Contenuti nell’Era Digitale
Per la prima volta nella storia, Internet e le piattaforme digitali permettono a tutti, ovunque, di entrare in contatto con miliardi di persone in tutto il mondo. Questo cambiamento storico ha avuto e sta tuttora avendo un grande impatto sull'industria culturale e dei contenuti: oggi, sono disponibili più musica, film, video e libri che mai. Anche se siamo ancora in un momento di transizione - tipi di ricavi, formati e modelli di business sono in continuo cambiamento - la tendenza è quella di una sempre maggiore produzione e consumo di media digitali.
La cultura, la creatività, l'intrattenimento e le loro industrie rappresentano un grande potenziale per l'Italia. Le piattaforme digitali possono aiutare queste industrie a diventare dei motori di crescità e di innovazione per il Paese? Quali sono le sfide aperte che ancora devono essere affrontate? Quali sono le lezioni di chi ha già cominciato ad affrontare la transizione al digitale?
Partecipa a Big Tent Roma giovedì 4 luglio e unisciti ai rappresentanti del mondo della politica, delle istituzioni, dell'industria e agli artisti per partecipare al dibattito sulla cultura e la creatività italiana e sul loro futuro digitale!
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Intervento del Ministro Massimo Bray
Roma, 4 luglio 2013
Sono un appassionato di cultura e di innovazione che proviene da un luogo che appare molto tradizionale come è la Treccani. Ma ho avuto la fortuna di aver potuto partecipare ad una lunga, complessa e silenziosa transizione: dalla straordinaria eredità di un’enciclopedia il cui primo direttore scientifico fu Giovanni Gentile, ma che stava scomparendo dalla storia del mondo, alla realizzazione di un grande progetto digitale con l’apertura dell’intera Enciclopedia Italiana al web.
Nel corso di quegli anni mi sono reso conto di come, nella formazione della nostra cultura, oggi, molto più di ieri, il contenuto sia centrale, e come è soggetto centrale nella generazione del valore sulle piattaforme digitali. I cambiamenti sono avvenuti con una velocità mai vista prima.
Tra le mie responsabilità c’è quella di cercare d’introdurre un po’ di cultura dell’innovazione e del cambiamento nell’amministrazione dei Beni culturali e del Turismo.
Innovazione e cambiamento che solo un mezzo come il digitale, oggi, permette; come amministrazione pubblica abbiamo molti anni di ritardo. Ma nuove opportunità, anche di business, devono seguire un nuovo modello di regolamentazione e di rapporti pubblico privato, a partire dallo stesso rapporto del MiBACT, dei suoi Enti, e Google stesso; un modello basato su chiare regole, con un approccio fondato sul rispetto dei ruoli e focalizzato alla valorizzazione del patrimonio stesso che deve essere a disposizione di più persone possibile.
In Italia disponiamo di uno sterminato patrimonio di cultura e contenuti come pochi Paesi al mondo. Questo patrimonio, per il Paese, può rappresentare un’opportunità di sviluppo digitale (ma non solo digitale) e deve diventare contenuto per la scuola. Sono contento che i miei figli potranno usare le lavagne digitali, sono più perplesso sui contenuti che ci troveranno. Non sono contrario alla cultura globalizzata, ma credo che la storia di un Paese vada difesa.
Nessuno di noi vuole più essere mediato, si creano comunità che discutono tra loro di contenuti senza mediazioni. La sfida odierna è quella di riuscire a fare incontrare il contenuto con la tecnologia digitale, metterlo a disposizione degli utenti, farlo emergere e stimolare a discuterne. Finalmente, la tecnologia può riuscire a riorganizzare il contenuto secondo le esigenze e i tempi di fruizione delle persone.
Abbiamo imparato che, chi riesce a facilitare questo incontro, ha raggiunto un obiettivo primario. Anche se sembra tutto così lineare, l’attivazione di un tale processo non è per nulla facile né immediata.
Il nostro è un paese dall’immensa ricchezza di contenuti culturali e dall’incredibile valore. Ne possiede in quantità e di qualità.
Ad esempio: l’Italia è la nazione con la concentrazione più alta al mondo di archivi: archivi enciclopedici, archivi iconografici, archivi cinematografici. Pensate all’Archivio Storico dell’Istituto Luce, che la settimana scorsa è entrato a far parte del Registro Memory of the World dell'UNESCO e di cui una parte è disponibile sul web per la libera consultazione. Oggi il repertorio online dell'Istituto Luce è di 200.000 schede catalografiche, 4.000 ore di filmati, 400.000 fotografie, accessibili dal sito www.archivioluce.com, di cui 30.000 video anche su Youtube, grazie ad una partnership con Google.
In altri casi, in molti altri casi, gli archivi non sono noti o non sono ricercabili. I loro contenuti sono fruiti da pochi utenti, perché sono poco disponibili, non digitalizzati o solo in parte digitalizzati; poco liquidi, appoggiati su piattaforme sicuramente poco web oriented o lontane dalle abitudini attuali degli utenti, frutto degli ultimi anni di evoluzione del linguaggio del web.
Con l’esperienza dei progetti dell’Istituto Centrale per il catalogo e la documentazione dei Beni culturali (Iccd), è uno dei luoghi dove potremmo lanciare un progetto nazionale di catalogazione e inventario del patrimonio culturale italiano pubblico e privato.
Un’opportunità unica di coinvolgimento di soggetti pubblico/privati in possesso di specifici fondi, competenze e tecnologie per la dematerializzazione del patrimonio culturale pubblico e privato, e la realizzazione di un “catalogo unico” di contenuti dotati di licenza Creative Commons, aperto alla scoperta, uso e diretta valorizzazione degli utenti, siano questi semplici appassionati,turisti, studiosi, curatori d’arte, aziende.
Si deve rompere col passato. Si deve superare l’idea di un web eccessivamente autoreferenziale e troppo legato a schemi di fruizione tradizionale. Il futuro sta proprio nel realizzare presenze digitali costruite intorno all’utente consumatore di cultura e, perché no, di turismo. Presenze di valore che offrano servizi e che permettano di fruire dei contenuti in maniera facile, immediata, multitarget.
L’obiettivo comune deve essere uno: il passaggio a un’economia democratica della cultura. L’approccio si deve basare sull’apertura e sulla condivisione, sull’inclusione: in modo da permettere che il maggior numero possibile di persone si formi e viva pervaso di contenuti culturali, da intercettare e di cui avere esperienza anche sulla rete. Per molti, solo sulla rete.
Il web, tra i media, è quello democratico per antonomasia. Dobbiamo impegnarci a lavorare perché sia proprio il web il mezzo scelto per diffondere in maniera puntuale, organizzata ed efficace i contenuti culturali che sono prerogativa del nostro Paese. Il trust che il Ministero può fornire agli utenti del web è l’attivazione di progetti costruiti intorno ad essi e alle loro esigenze, fondati sulla qualità e la numerosità dei contenuti.
Per realizzare questo obiettivo dobbiamo cercare sempre di più la disponibilità della rete e il forte coinvolgimento degli utenti stessi, che sappiamo bene essere i giudici indiscussi su internet, ma anche gli abilitatori del successo.
Roma, 4 luglio 2013
Ufficio Stampa MiBAC
Tel. 0667232261/62
Cultura e Contenuti nell’Era Digitale
Per la prima volta nella storia, Internet e le piattaforme digitali permettono a tutti, ovunque, di entrare in contatto con miliardi di persone in tutto il mondo. Questo cambiamento storico ha avuto e sta tuttora avendo un grande impatto sull'industria culturale e dei contenuti: oggi, sono disponibili più musica, film, video e libri che mai. Anche se siamo ancora in un momento di transizione - tipi di ricavi, formati e modelli di business sono in continuo cambiamento - la tendenza è quella di una sempre maggiore produzione e consumo di media digitali.
La cultura, la creatività, l'intrattenimento e le loro industrie rappresentano un grande potenziale per l'Italia. Le piattaforme digitali possono aiutare queste industrie a diventare dei motori di crescità e di innovazione per il Paese? Quali sono le sfide aperte che ancora devono essere affrontate? Quali sono le lezioni di chi ha già cominciato ad affrontare la transizione al digitale?
Partecipa a Big Tent Roma giovedì 4 luglio e unisciti ai rappresentanti del mondo della politica, delle istituzioni, dell'industria e agli artisti per partecipare al dibattito sulla cultura e la creatività italiana e sul loro futuro digitale!
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Intervento del Ministro Massimo Bray
Roma, 4 luglio 2013
Sono un appassionato di cultura e di innovazione che proviene da un luogo che appare molto tradizionale come è la Treccani. Ma ho avuto la fortuna di aver potuto partecipare ad una lunga, complessa e silenziosa transizione: dalla straordinaria eredità di un’enciclopedia il cui primo direttore scientifico fu Giovanni Gentile, ma che stava scomparendo dalla storia del mondo, alla realizzazione di un grande progetto digitale con l’apertura dell’intera Enciclopedia Italiana al web.
Nel corso di quegli anni mi sono reso conto di come, nella formazione della nostra cultura, oggi, molto più di ieri, il contenuto sia centrale, e come è soggetto centrale nella generazione del valore sulle piattaforme digitali. I cambiamenti sono avvenuti con una velocità mai vista prima.
Tra le mie responsabilità c’è quella di cercare d’introdurre un po’ di cultura dell’innovazione e del cambiamento nell’amministrazione dei Beni culturali e del Turismo.
Innovazione e cambiamento che solo un mezzo come il digitale, oggi, permette; come amministrazione pubblica abbiamo molti anni di ritardo. Ma nuove opportunità, anche di business, devono seguire un nuovo modello di regolamentazione e di rapporti pubblico privato, a partire dallo stesso rapporto del MiBACT, dei suoi Enti, e Google stesso; un modello basato su chiare regole, con un approccio fondato sul rispetto dei ruoli e focalizzato alla valorizzazione del patrimonio stesso che deve essere a disposizione di più persone possibile.
In Italia disponiamo di uno sterminato patrimonio di cultura e contenuti come pochi Paesi al mondo. Questo patrimonio, per il Paese, può rappresentare un’opportunità di sviluppo digitale (ma non solo digitale) e deve diventare contenuto per la scuola. Sono contento che i miei figli potranno usare le lavagne digitali, sono più perplesso sui contenuti che ci troveranno. Non sono contrario alla cultura globalizzata, ma credo che la storia di un Paese vada difesa.
Nessuno di noi vuole più essere mediato, si creano comunità che discutono tra loro di contenuti senza mediazioni. La sfida odierna è quella di riuscire a fare incontrare il contenuto con la tecnologia digitale, metterlo a disposizione degli utenti, farlo emergere e stimolare a discuterne. Finalmente, la tecnologia può riuscire a riorganizzare il contenuto secondo le esigenze e i tempi di fruizione delle persone.
Abbiamo imparato che, chi riesce a facilitare questo incontro, ha raggiunto un obiettivo primario. Anche se sembra tutto così lineare, l’attivazione di un tale processo non è per nulla facile né immediata.
Il nostro è un paese dall’immensa ricchezza di contenuti culturali e dall’incredibile valore. Ne possiede in quantità e di qualità.
Ad esempio: l’Italia è la nazione con la concentrazione più alta al mondo di archivi: archivi enciclopedici, archivi iconografici, archivi cinematografici. Pensate all’Archivio Storico dell’Istituto Luce, che la settimana scorsa è entrato a far parte del Registro Memory of the World dell'UNESCO e di cui una parte è disponibile sul web per la libera consultazione. Oggi il repertorio online dell'Istituto Luce è di 200.000 schede catalografiche, 4.000 ore di filmati, 400.000 fotografie, accessibili dal sito www.archivioluce.com, di cui 30.000 video anche su Youtube, grazie ad una partnership con Google.
In altri casi, in molti altri casi, gli archivi non sono noti o non sono ricercabili. I loro contenuti sono fruiti da pochi utenti, perché sono poco disponibili, non digitalizzati o solo in parte digitalizzati; poco liquidi, appoggiati su piattaforme sicuramente poco web oriented o lontane dalle abitudini attuali degli utenti, frutto degli ultimi anni di evoluzione del linguaggio del web.
Con l’esperienza dei progetti dell’Istituto Centrale per il catalogo e la documentazione dei Beni culturali (Iccd), è uno dei luoghi dove potremmo lanciare un progetto nazionale di catalogazione e inventario del patrimonio culturale italiano pubblico e privato.
Un’opportunità unica di coinvolgimento di soggetti pubblico/privati in possesso di specifici fondi, competenze e tecnologie per la dematerializzazione del patrimonio culturale pubblico e privato, e la realizzazione di un “catalogo unico” di contenuti dotati di licenza Creative Commons, aperto alla scoperta, uso e diretta valorizzazione degli utenti, siano questi semplici appassionati,turisti, studiosi, curatori d’arte, aziende.
Si deve rompere col passato. Si deve superare l’idea di un web eccessivamente autoreferenziale e troppo legato a schemi di fruizione tradizionale. Il futuro sta proprio nel realizzare presenze digitali costruite intorno all’utente consumatore di cultura e, perché no, di turismo. Presenze di valore che offrano servizi e che permettano di fruire dei contenuti in maniera facile, immediata, multitarget.
L’obiettivo comune deve essere uno: il passaggio a un’economia democratica della cultura. L’approccio si deve basare sull’apertura e sulla condivisione, sull’inclusione: in modo da permettere che il maggior numero possibile di persone si formi e viva pervaso di contenuti culturali, da intercettare e di cui avere esperienza anche sulla rete. Per molti, solo sulla rete.
Il web, tra i media, è quello democratico per antonomasia. Dobbiamo impegnarci a lavorare perché sia proprio il web il mezzo scelto per diffondere in maniera puntuale, organizzata ed efficace i contenuti culturali che sono prerogativa del nostro Paese. Il trust che il Ministero può fornire agli utenti del web è l’attivazione di progetti costruiti intorno ad essi e alle loro esigenze, fondati sulla qualità e la numerosità dei contenuti.
Per realizzare questo obiettivo dobbiamo cercare sempre di più la disponibilità della rete e il forte coinvolgimento degli utenti stessi, che sappiamo bene essere i giudici indiscussi su internet, ma anche gli abilitatori del successo.
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-10-27 22:27:32 / Ultimo aggiornamento 2020-10-27 22:27:32