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Al Museo Nazionale Romano la mostra: "Fare i presepi. Saperi e pratiche delle comunità"
Testo del comunicato

L’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale e l’Associazione Nazionale Città dei Presepi organizzano e promuovono, in collaborazione con il Museo Nazionale Romano – Palazzo Altemps, e con il supporto della Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati, la mostra "Fare i presepi. Saperi e pratiche delle comunità", che sarà visitabile dall’11 dicembre 2025 al 10 gennaio 2026 nei normali orari di apertura del Museo, dal martedì alla domenica, dalle 9.30 alle 19.00.
All’interno di Palazzo Altemps, nella chiesa di Sant’Aniceto e nella adiacente cappella di San Carlo Borromeo sarà esposto un piccolo gruppo di presepi provenienti da diverse Regioni italiane che raccontano, assieme alla Natività, le specificità culturali, territoriali e paesaggistiche dei contesti di provenienza. Attraverso i presepi esposti e le loro storie, la mostra vuole evocare la ricchezza culturale e sociale dell’attività presepiale quale forma espressiva dinamica legata alla vitalità delle comunità, a un fare che veicola il continuo processo di elaborazione e ibridazione di saperi, valori, identità e visioni del mondo.
Ogni anno la costruzione del presepe diventa, per molte comunità territoriali, un’occasione di incontro, di trasmissione di tradizioni, di creatività e di rinnovamento delle relazioni sociali. È inoltre un’espressione di abilità artigianale di presepisti testimoni di tradizioni e conoscenze che spesso sono a rischio di scomparsa.
Il Ministro della Cultura Alessandro Giuli: "Quella dei presepi è una costellazione nella quale ogni regione, ogni territorio, ogni borgo, manifestano un radicamento, rituale e devozionale, attraverso forme uniche di artigianato e d'arte. I presepi sono espressione di un "sapere dei luoghi" che, per il nostro intento culturale e politico, è il bene immateriale più prezioso ed essenziale per la comunità italiana. La tutela delle nostre tradizioni è naturalmente anche uno degli intenti centrali di questo Governo, come emerge dalla legge 152 del 2024 dedicata ai patrimoni culturali immateriali, e dal sostegno dato all'Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale. L'universo dei presepi italiani è lo specchio, plurale ma unitario, della nostra identità di Nazione".
Il Presidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati On.le Federico Mollicone: “L'arte presepiale, oltre a essere un simbolo religioso e cristiano, è un filone culturale importantissimo che va riscoperto e salvaguardato come patrimonio immateriale. Con il Ministero della Cultura e l'Istituto centrale per il patrimonio immateriale (ICPI) stiamo lavorando per la valorizzazione dei presepi viventi, dei presepi storici e dell'arte presepiale”.
Il Direttore dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale Leandro Ventura: “Il rapporto di collaborazione dell'Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale con l'Associazione Nazionale Città dei Presepi si è sviluppato negli ultimi anni a partire da una richiesta di supporto giunto dal territorio e dalle realtà dell'artigianato presepiale. Il lavoro che ha condotto a questa mostra è stato avviato con il progetto di mappatura dei presepi tradizionali che l'Istituto sta conducendo in collaborazione con l'Associazione, sulla base dell'attenzione per i presepi che, per l'Istituto, è legato fondamentalmente ad alcuni elementi di interesse che vanno oltre le fondamentali motivazioni devozionali. In primo luogo va ricordato il coinvolgimento e la partecipazione di intere comunità attente al presepio come momento di riconoscibilità di un borgo o di un territorio, e poi i molti saperi artigiani, talvolta a rischio di scomparsa, che sono alla base della realizzazione del presepio e che costituiscono la base ineludibile della sua qualità formale. Un altro aspetto da considerare è il legame del presepio con i vari aspetti descrittivi di un territorio che solitamente diventa fonte di ispirazione per la costruzione della scenografia normalmente ispirata ai luoghi noti ai presepisti. E infine va segnalato il rapporto, spesso molto stretto, della rappresentazione presepiale con la tradizione iconografica della Natività nelle immagini dipinte o scolpite. Insomma, i presepi che si presentano in mostra a Palazzo Altemps sono una limitata ma significativa e differenziata esemplificazione di tutti questi vari ambiti di interesse che coinvolgono la rappresentazione tradizionale della Natività di Cristo e la sua traduzione in forme di artigianato di alto livello formale, come elemento di riconoscibilità di un territorio e di una comunità”.
La Direttrice del Museo Nazionale Romano Federica Rinaldi: “Ospitare la Mostra Fare i Presepi. Saperi e pratiche delle comunità, unisce storia, arte e tradizioni popolari. Arte e storia si incontrano nel Museo Nazionale Romano a Palazzo Altemps nella chiesta di Sant’Aniceto, papa vissuto nel II secolo d.C., e nella Cappella di San Carlo Borromeo, luoghi di culto privati della famiglia Altemps. Le tradizioni popolari rivivono nel valore simbolico e assieme culturale del presepe, elemento centrale della nostra identità, in grado di promuovere la consapevolezza dell’importanza di preservare e trasmettere il patrimonio immateriale a futura memoria. L’inaugurazione di questa mostra, infine, e la collaborazione con l’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale e l’Associazione Nazionale Città dei Presepi rappresentano un’occasione di condivisione di “saperi” in grado di veicolare il significato profondo del fare cultura assieme.
Il Presidente dell’Associazione Nazionale Città dei Presepi Fabrizio Mandorlini: “L'associazione nazionale Città dei Presepi ringrazia tutte le istituzioni e tutti coloro che hanno permesso che "Fare i presepi" potesse concretizzarsi. Il nostro impegno è quello di valorizzare le comunità italiane, anche attraverso la valorizzazione del presepe come sintesi di arte, artigianato, bellezza, fede e tradizione dove la trasmissione dei saperi diventa una trasmissione di valori. Fare i presepi vuol dire fare comunità, creare socialità e occasione di incontro. Ce n'è bisogno oggi più che mai”.
Individuati nell’ambito della collaborazione tra l’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale e l’Associazione Nazionale Città dei Presepi, i presepi esposti sono valorizzati all’interno della chiesa di Sant’Aniceto e delle adiacenti cappelle assieme alle conoscenze, alle abilità, ai materiali, agli strumenti di lavoro, alle innovazioni, alla trasmissione intergenerazionale, al vissuto del presepista e alla partecipazione delle comunità nella loro produzione e fruizione.
Si tratta di alcuni degli elementi di interesse del patrimonio culturale immateriale in relazione ai quali l’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale supporta l’Associazione Nazionale Città dei Presepi nell’attività di salvaguardia e valorizzazione della ricca ed eterogenea attività presepiale di un’ampia rete di presepisti e comunità. Tale collaborazione ha avuto tra i suoi principali risultati l’avvio di una mappatura dei presepi locali raccontati, nei loro legami con la cultura locale, a partire dalla voce dei presepisti e delle comunità che li hanno realizzati. La mappatura online, in continuo aggiornamento, è stata realizzata coinvolgendo anche le Soprintendenze Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Ministero della Cultura e l’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia.
I presepi oggetto di interesse sono dunque anche una forma di espressione culturale la cui importanza risiede nella vitalità di valori sociali, storici e culturali condivisi configurandoli come uno degli strumenti più significativi attraverso cui una comunità racconta sé stessa.
La mostra anticipa e si aggiunge all’evento giubilare organizzato dall’Associazione Nazionale Città dei Presepi che si svolgerà il 13 dicembre prossimo, quando i presepisti saranno ricevuti in udienza in Vaticano da papa Leone XIV e, dalle 14.00, daranno vita a un presepe vivente a Santa Maria Maggiore con 2000 presepisti provenienti da tutta Italia.
Per ulteriori approfondimenti sulla Mappatura “L’Italia dei Presepi” si possono visitare i seguenti link:
https://www.cittadeipresepi.com/litalia-dei-presepi/
https://icpi.cultura.gov.it/presepi-ditalia/
SCHEDA. ELENCO PRESEPI IN MOSTRA
All’ingresso del Museo
Presepe in stile Barocco Capitolino. Personaggi, abiti, strutture eseguite a mano e pittati con pigmenti naturali preziosi. Allestito con geode di barite proveniente dal Marocco. Autori: Giuseppe Passeri e Eva M. Antulov. Artisti dei presepi in Cappella Sistina.
Nel percorso di visita nella Chiesa di Sant’Aniceto e nella Cappella di San Carlo Borromeo
La Sacra famiglia, Michele Zaccagnini, Bagnoli del Trigno (IS)
I Macachi di Albisola, Macachi Lab, Albisola (SV)
La Natività tra le montagne e gli artigiani della Basilicata, Vito Traficante, Campomaggiore (PZ)
Il presepe della comunità di Castelfranco di Sotto, Luigi Nuti, Castelfranco di Sotto (PI)
Dal gesso alla resina: tradizione e innovazione delle figurine della Media Valle del Serchio, Pasquini Arte di Pasquini Gianluca e Isabella, Media Valle del Serchio (LU)
La semplicità della famiglia, Candido Manzullo e Francesca Manzullo, Petrella Liri (AQ)
SCHEDA PALAZZO ALTEMPS - CHIESA SANT’ANICETO E CAPPELLA SAN CARLO BORROMEO
La chiesa della Beata Maria Vergine della Clemenza, detta anche di Sant’Aniceto, fu costruita per accogliere le spoglie di Sant’Aniceto (che fu Papa dal 155 al 166 d.C. circa), donate nel 1603 da Clemente VIII a Giovanni Angelo Altemps, un privilegio unico nella storia della Chiesa romana. I lavori, iniziati nel 1606 e conclusi nel 1612, coinvolsero architetti come Onorio Longhi, Flaminio Ponzio e Girolamo Rinaldi.
Nel 1618 Ottaviano Leoni decorò la “confessio” dietro l’altare con otto scene della vita del santo, sotto un soffitto ligneo con fiori in madreperla. La decorazione della navata e delle pareti laterali fu affidata ad Antonio Circignani detto il Pomarancio, attivo dal 1619 al 1622 con la collaborazione di Francesco Leoncini e Giacomo Galli detto Spadarino. Il ciclo narra il martirio di Sant’Aniceto, articolato in varie scene lungo le pareti e culminante nella “Gloria di Sant’Aniceto” sulla volta, dove una processione di angeli mostra gli strumenti del martirio. Le pitture della volta, talvolta attribuite a Polidoro Mariottini, rientrano probabilmente nella produzione tarda del Pomarancio. Il presbiterio presenta temi mariani e tarsie marmoree raffiguranti uccellini del XVI secolo.
Sull’altare una vasca in marmo giallo antico del II secolo d.C., proveniente dal Pagus Triopius di Erode Attico sull’Appia Antica, custodisce le reliquie del santo.
Accanto alla chiesa si trova la cappella privata di San Carlo Borromeo, con pianta quadrangolare, decorata da tappezzerie cinquecentesche e contenente una pianeta ritenuta appartenente al santo. In una lunetta era collocato un ritratto musivo oggi in Vaticano. Tre codici musicali del XVII secolo mostrano partiture appositamente composte per la famiglia Altemps, che commissionò musiche a maestri come Giovanni Pierluigi da Palestrina, Giovanni Bernardino Nanino e Felice Anerio. Lo stesso Giovanni Angelo Altemps compose un brano, Novissima Musica, che fu eseguito nel 1603 in occasione della traslazione delle spoglie di Sant’Aniceto nella nuova chiesa del palazzo.
La sacrestia, posta tra chiesa e cappella, è arredata da un mobile in noce del 1614 e conserva una complessa serratura di sicurezza progettata per proteggere gli oggetti liturgici. Al centro delle volte della cappella di San Carlo Borromeo e della sacrestia si trovano stemmi altempsiani, opera di Pasquale Cati da Jesi.
Roma, 11 dicembre 2025
Ufficio Stampa e Comunicazione MiC