Tipo Luogo:
Area Archeologica
Necropoli di Cafaggio
Apertura
Prenotazione Non richiesta
Orario di apertura:
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- Ven
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- Dom
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Informazioni apertura
Info
Temporaneamente chiuso per inagibilità
Descrizione
La necropoli delle popolazioni preromane dei Liguri Apuani, individuata e in parte distrutta a seguito di uno sbancamento nel 1976, sorge ai piedi della collina di Costa Celle, lungo la sponda destra del fiume Magra.
La prima fase della necropoli è databile tra la fine del IV e la metà del III secolo a.C., ha un impianto monumentale con 54 tombe, riferibili in base all’analisi dei corredi a 82 individui, tra i quali è stato possibile identificare 27 maschi, 34 femmine e 6 bambini.
Il modulo base del complesso è un monumento funebre a tumulo a pianta quadrangolare, in muratura a secco, al cui centro è collocata una cassetta litica rettangolare, composta da sei lastre squadrate in pietra del vicino promontorio del Corvo. Le ossa risultanti dall’incinerazione del defunto erano deposte all’interno di urne cinerarie. La presenza frequente di più cinerari all'interno di una stessa cassetta e l'aggregazione attorno ai monumenti principali di più cassette, fanno ipotizzare che ogni monumento sia correlato a un gruppo di individui probabilmente legati da vincoli familiari.
Gli elementi del corredo funerario sono costituiti prevalentemente da vasellame ceramico, oggetti di ornamento personale in ferro, bronzo, argento e armi, caratterizzate da tracce di manomissione rituale: le spade, conservate dentro il fodero, vengono ripiegate più volte e gli elmi schiacciati, in modo da renderli inutilizzabili.
L'abbondante materiale rinvenuto consente di definire le numerose rotte marittime che avevano approdo nello scalo ligure alla foce del Magra: ad Ameglia giungono gruppi di ceramiche prodotte in area sud-etrusca, ceramiche a vernice nera di provenienza nord-etrusca, manufatti da officine laziali, nonché prodotti dell'area di Massalia, l'odierna Marsiglia. Dalla zona tosco-laziale proviene la maggior parte degli oggetti d'ornamento femminile, mentre a quella padana, riconducono i corredi delle armi e le fibule di ambito celtico.
L'abbondanza e l'elevata qualità dei manufatti riflettono l'esistenza di una società viva e dinamica, composta da classi emergenti commercialmente attive, con elevato potere di acquisto sui mercati delle aree tosco-laziali e con contatti anche con i greci d'Occidente.
Dopo una rovinosa frana che determina, già in età antica, il seppellimento e l'abbandono della necropoli dei Liguri, la frequentazione dell'area riprende in età romana e tardoantica, con sepolture a incinerazione (I-II secolo d.C.) e inumazioni (non databili per mancanza di corredo).
La prima fase della necropoli è databile tra la fine del IV e la metà del III secolo a.C., ha un impianto monumentale con 54 tombe, riferibili in base all’analisi dei corredi a 82 individui, tra i quali è stato possibile identificare 27 maschi, 34 femmine e 6 bambini.
Il modulo base del complesso è un monumento funebre a tumulo a pianta quadrangolare, in muratura a secco, al cui centro è collocata una cassetta litica rettangolare, composta da sei lastre squadrate in pietra del vicino promontorio del Corvo. Le ossa risultanti dall’incinerazione del defunto erano deposte all’interno di urne cinerarie. La presenza frequente di più cinerari all'interno di una stessa cassetta e l'aggregazione attorno ai monumenti principali di più cassette, fanno ipotizzare che ogni monumento sia correlato a un gruppo di individui probabilmente legati da vincoli familiari.
Gli elementi del corredo funerario sono costituiti prevalentemente da vasellame ceramico, oggetti di ornamento personale in ferro, bronzo, argento e armi, caratterizzate da tracce di manomissione rituale: le spade, conservate dentro il fodero, vengono ripiegate più volte e gli elmi schiacciati, in modo da renderli inutilizzabili.
L'abbondante materiale rinvenuto consente di definire le numerose rotte marittime che avevano approdo nello scalo ligure alla foce del Magra: ad Ameglia giungono gruppi di ceramiche prodotte in area sud-etrusca, ceramiche a vernice nera di provenienza nord-etrusca, manufatti da officine laziali, nonché prodotti dell'area di Massalia, l'odierna Marsiglia. Dalla zona tosco-laziale proviene la maggior parte degli oggetti d'ornamento femminile, mentre a quella padana, riconducono i corredi delle armi e le fibule di ambito celtico.
L'abbondanza e l'elevata qualità dei manufatti riflettono l'esistenza di una società viva e dinamica, composta da classi emergenti commercialmente attive, con elevato potere di acquisto sui mercati delle aree tosco-laziali e con contatti anche con i greci d'Occidente.
Dopo una rovinosa frana che determina, già in età antica, il seppellimento e l'abbandono della necropoli dei Liguri, la frequentazione dell'area riprende in età romana e tardoantica, con sepolture a incinerazione (I-II secolo d.C.) e inumazioni (non databili per mancanza di corredo).
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-04-14 17:51:07 / Ultimo aggiornamento 2024-01-23 15:34:36
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