Tipo Luogo:
Museo, Galleria e/o raccolta
Museo archeologico di Pithecusae - Villa Arbusto
Apertura
Prenotazione Facoltativa
Orario di apertura:
- Lun
- 09:00 - 13:00
- Mar
- 09:00 - 13:00
- Mer
- 09:00 - 13:00
- Gio
- 09:00-13:00 - 17:00-19:45
- Ven
- 09:00-13:00 - 17:00-19:45
- Sab
- 09:00-13:00 - 17:00-19:45
- Dom
- 09:00-13:00 - 17:00-19:45
Informazioni apertura
InfoPer prenotare:
- Tel
- 081/996103
Biglietteria
Orario di apertura:
- Lun
- 09:00 - 13:00
- Mar
- 09:00 - 13:00
- Mer
- 09:00 - 13:00
- Gio
- 09:00-13:00 - 17:00-19:45
- Ven
- 09:00-13:00 - 17:00-19:45
- Sab
- 09:00-13:00 - 17:00-19:45
- Dom
- 09:00-13:00 - 17:00-19:45
Informazioni biglietteria
Info
Biglietto intero: 8 euro
biglietto ridotto per gruppi di 15 componenti: 6 euro;
biglietti studenti 14-18 anni ed studenti universitari: 6 euro;
biglietto studenti 6-13 anni: 3 euro;
residenti: 3 euro
biglietto ridotto per gruppi di 15 componenti: 6 euro;
biglietti studenti 14-18 anni ed studenti universitari: 6 euro;
biglietto studenti 6-13 anni: 3 euro;
residenti: 3 euro
Descrizione
II Museo illustra la storia dell'isola d'Ischia dalla preistoria all’età romana ed impegna il primo piano del plesso principale di Villa Arbusto. Al piano terra è previsto anche l’allestimento di una Sezione Geologica, destinata ad illustrare in che misura, in un’isola vulcanica quale è Ischia, i fenomeni vulcano-tettonici abbiano influito sulla vita dei suoi abitanti. Per l’età preistorica la conoscenza degli insediamenti umani è abbastanza lacunosa: appartengono al Neolitico medio-superiore i materiali, ceramici e litici, rinvenuti in località Cilento, presso il cimitero di Ischia; mentre un villaggio databile dalla media età del Bronzo all’età del Ferro è stato individuato sulla collina del Castiglione, presso Casamicciola. Numerosi ed importantissimi, invece, sono i reperti relativi all’insediamento greco di Pithecusae, fondato nel secondo quarto dell’VIII secolo a.C. da Greci provenienti dall’isola di Eubea, recuperati grazie agli scavi condotti ad Ischia da Giorgio Buchner a partire dal 1952. Dopo una sezione destinata ad illustrare la rete delle relazioni commerciali che i Pithecusani svilupparono con il Vicino Oriente e Cartagine, la Grecia e la Spagna, l’Etruria meridionale, sino alla Puglia, alla Calabria ionica ed alla Sardegna, l’esposizione prosegue presentando parte dei corredi funerari della necropoli ubicata nella valle di San Montano ed usata come luogo di sepoltura per un millennio, a partire dalla metà dell’VIII secolo a.C. Provengono dalla necropoli i più celebri vasi pithecusani, dal cratere tardo-geometrico di produzione locale decorato con scena di naufragio, alla famosa tazza da Rodi sulla quale fu inciso dopo la cottura, dunque sicuramente a Pithecusae, in alfabeto euboico è da ricordare a questo proposito che l’alfabeto rappresenta uno dei tasselli fondamentali del patrimonio di conoscenze che le popolazioni dell’Italia centrale mutuarono dai Greci di Pithecusae è un epigramma in tre versi che allude alla celebre coppa di Nestore descritta nell’Iliade. Già agli inizi del VII secolo a.C., per motivi politici legati allo sviluppo della colonia di Cuma sulla terraferma, si registra un progressivo declino dell'importanza di Pithecusae. Dei templi che dovevano sorgere sull'acropoli del Monte di Vico rendono comunque testimonianza le terrecotte architettoniche, tra le quali si segnala la sima laterale con gocciolatoio in forma di testa di ariete rinvenuta tra i materiali di scarico dell’acropoli. Da questo stesso deposito proviene un’ingente quantità di quella ceramica da mensa, tutta verniciata di nero, del tipo detto “Campana A” che, in età ellenistica, viene prodotta ad Ischia ed esportata in Africa, Spagna e Francia meridionale.
In età romana l’isola, che assunse il nome di Aenaria, fu flagellata da numerose eruzioni vulcaniche, tanto che i Romani non vi si stabilirono così massicciamente come, ad esempio, nei vicini Campi Flegrei. Le principali attestazioni di questo periodo consistono, pertanto, non solo nelle pur numerose tombe romane, dal corredo assai povero, delle quali è esposta una selezione, ma soprattutto nei rilievi votivi in marmo dal santuario delle Ninfe, presso Nitrodi (Barano), e nei lingotti in piombo e stagno della fonderia sommersa di Carta Romana (Ischia), dove si lavorava il piombo importato dalle miniere spagnole di Cartagena, grazie alle capacità imprenditoriali degli Atellii, una gens campana nota da bolli presenti su lingotti databili tra la fine della Repubblica e la prima metà del I secolo d.C.
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-04-14 17:52:44 / Ultimo aggiornamento 2024-07-03 12:52:11
Posizione
Contatti
- Tel
- +39 081996103
- museo@comunelaccoameno.it
- Website
- www.pithecusae.it