Certosa e Museo di San Martino
Apertura
Prenotazione Facoltativa
Orario di apertura:
- Lun
- 08:30 - 19:30
- Mar
- 08:30 - 19:30
- Mer
- Chiuso
- Gio
- 08:30 - 19:30
- Ven
- 08:30 - 19:30
- Sab
- 08:30 - 19:30
- Dom
- 08:30 - 19:30
Informazioni apertura
InfoChiusura settimanale: mercoledì.
Gli ambienti e le sezioni del museo saranno visitabili come di seguito specificato:
8.30-19.30:
Cortile Monumentale;
Chiesa;
Chiostro dei Procuratori;
Refettorio;
Chiostro grande;
Ambienti annessi alla Chiesa (Parlatorio, Capitolo, Coro, Sagrestia, Cappella del Tesoro);
Sala della Cona dei Lani;
Androne delle Carrozze;
Terrazza belvedere e giardini;
Tavola Strozzi.
9.40 -17.00:
Quarto del Priore;
Sezione presepiale.
Sezione navale NB: I sotterranei gotici, la sezione di Arti decorative e la Sezione Navale sono al momento chiusi al pubblico per la realizzazione di interventi di messa in sicurezza e di riallestimento. I gruppi, con o senza guida turistica, possono essere formati al massimo da 24 persone.
Per prenotare:
- Tel
- +39 06 87570182
- Website
- https://portale.museiitaliani.it/b2c/it/buyTicketless/52129e6b-aba0-4ed6-81fb-f925d1734bb5
Biglietteria
Informazioni biglietteria
Info- in sede;
- on line sul sito web Musei Italiani (https://www.museiitaliani.it/acquista-biglietto);
- da smartphone tramite l'app Musei Italiani (disponibile su Apple Store o Google Play);
Per supporto all'acquisto on line: e-mail info@museiitaliani.it, tel. +39 06 87570182 (tutti i giorni dalle 9:00 alle 17:30).
Descrizione
Per la realizzazione della Certosa di San Martino, fondata nel 1325, fu chiamato l’architetto e scultore senese Tino di Camaino. Dell’impianto originario restano i grandiosi sotterranei gotici, una rilevante opera d’ingegneria. Nell’arco di cinque secoli la Certosa fu interessata da costanti rinnovamenti, nel 1581, si avvia un grandioso progetto di ampliamento, affidato all'architetto Giovanni Antonio Dosio, destinato a trasformarne il severo aspetto gotico nell'attuale preziosa e raffinata veste barocca. Il crescente numero dei monaci impose una radicale ristrutturazione del Chiostro Grande: si realizzarono nuove celle e fu rivisto l'intero sistema idrico. Il promotore di questa nuova e spettacolare veste della Certosa di San Martino è il priore Severo Turboli, in carica dall'ultimo ventennio del Cinquecento fino al 1607. I lavori avviati sotto la direzione di Dosio, vengono proseguiti da Giovan Giacomo di Conforto, che realizzerà la monumentale cisterna del chiostro.
Il 6 settembre 1623 inizia la collaborazione con il cantiere di San Martino dell'architetto Cosimo Fanzago, che, tra alterne vicende, durerà fino al 1656. Fanzago connoterà con il segno inconfondibile della prepotente personalità ogni luogo del monastero. L'opera di Fanzago si caratterizza per una straordinaria attività decorativa, trasforma le tradizionali decorazioni geometriche in apparati composti da fogliami, frutti, volute stilizzate, cui gli effetti cromatici e volumetrici, conferiscono un carattere di realismo e sensualità eccezionali. Intorno al 1723, al regio Ingegnere e architetto della Certosa Andrea Canale subentra il figlio Nicola Tagliacozzi Canale, più noto come incisore e creatore di apparati scenici. Comunemente definito architetto-scenografo, Nicola occupa un posto di assoluto rilievo nell'ambito della raffinata cultura settecentesca per quel che attiene la sperimentazione del gusto in termini di decorazione e di integrazione tra ornato e struttura architettonica. Partecipe di quella densa e fervente espressione artistica che va sotto il nome di rococò e che si manifesta con una perfetta sintesi tra pittura, scultura e architettura.
Il complesso subisce danni durante la rivoluzione del 1799 ed è occupato dai francesi. Il re ordina la soppressione per i certosini sospettati di simpatie repubblicane, ma alla fine acconsente alla reintegrazione. Revocata la soppressione, i monaci rientrano a San Martino nel 1804. Quando gli ultimi monaci abbandonano la Certosa, nel 1812 il complesso viene utilizzato dai militari come Casa degli Invalidi di Guerra, fino al 1831, quando viene nuovamente abbandonato per restauri urgenti. Nel 1836 un esiguo gruppo di monaci torna a stabilirsi a San Martino per riuscirne poi definitivamente. Soppressi gli Ordini religiosi e divenuta proprietà dello Stato, la Certosa viene destinata nel 1866 a museo per volontà di Giuseppe Fiorelli, annessa al Museo Nazionale come sezione staccata ed aperta al pubblico nel 1867.
Approfondimenti: sezioni e collezioni
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- +39 081 2294503
- drm-cam.sanmartino@cultura.gov.it drm-cam@pec.cultura.gov.it
- Website
- http://museicampania.cultura.gov.it/
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Eventi
Visita tattile alla Certosa di San Martino - 2024
MUSAMA’ FOR FAMILY – il Museo di San Martino a misura di famiglia “IL MIO PRIMO PRESEPE” - laborator...
Carosello galleria
Sala della Cona dei Lani
Proveniente dalla chiesa angioina di Sant’Eligio al Mercato, l’insieme monumentale di opere in terracotta faceva parte della ricca decorazione della distrutta Cappella dei Lani (ossia dei macellai). I grandi frammenti vennero ritrovati per la prima volta durante i lavori svolti nel secondo dopoguerra nella Chiesa, distrutta durante i bombardamenti del 1943. Sepolti sotto il pavimento della cappella, i frammenti decorativi vennero interrati con ogni probabilità nel Settecento, quando la chiesa subì imponenti lavori di modernizzazione. Divisi in seguito tra diversi depositi cittadini, e di fatto dimenticati fino al recente recupero, dai frammenti è riemerso ciò che si può ritenere il più imponente complesso fittile policromo del Rinascimento meridionale.
Chiostro grande
Cuore pulsante della vita monastica certosina e luogo di pace e silenzio ancora oggi, il Chiostro grande è caratterizzato da un grande giardino con al centro un puteale, la sottostante cisterna e il monumentale cimitero dei monaci. Lungo il perimetro sono tuttora visibili porte e passavivande delle celle dei monaci. Ampliato a partire dal 1581 dall’architetto toscano Giovanni Antonio Dosio, che lo ingentilisce delle caratteristiche rinascimentali, viene poi completato e abbellito ulteriormente con l’intervento del bergamasco Cosimo Fanzago tra il 1623 e il 1656, il quale aggiunge le scenografiche sculture marmoree collocate sulle sovrapporte d'angolo e il suggestivo cimitero.
Castel Sant'Elmo e la Certosa di San Martino
Veduta panoramica della collina di San Martino, a Napoli, con il complesso monumentale della Certosa di San Martino, che ospita il Museo nazionale di San Martino, e la fortezza di Castel Sant'Elmo
Presepe Cuciniello
Il Museo Nazionale di San Martino costituisce la principale raccolta pubblica italiana dedicata al ‘presepe napoletano’, tipica produzione che ha raggiunto i più alti livelli di qualità tra Sette e Ottocento. La sezione presepiale, ubicata nella zona dove erano le cucine dell’antica Certosa, ruota intorno al grandioso presepe Cuciniello, ambientato in una finta grotta, e dotato di un impianto di illuminazione che simula l’alternarsi di alba, giorno pieno, tramonto e notte. Il presepe prende nome da Michele Cuciniello, il collezionista che donò allo Stato la sua raccolta di circa ottocento tra ‘pastori’, animali e accessori, e che volle personalmente seguire la messa in scena ed il montaggio dell’intero presepe, inaugurato nel 1879. La rappresentazione presepiale segue il classico schema tripartito: la Natività è situata al centro mentre ai lati si trovano le scene dell’Annunciazione ai Pastori e della Taverna.
Chiesa
Di impianto trecentesco, la Chiesa della Certosa di San Martino è una delle massime testimonianze del periodo barocco e rococò a Napoli. Il pavimento marmoreo della navata, grande esempio dell'arte dell'intaglio e della commissione dei marmi, fu iniziato su progetto dell’architetto bergamasco Cosimo Fanzago e ultimato dal certosino Bonaventura Presti nel 1665. Al pittore emiliano Giovanni Lanfranco si devono gli affreschi della volta della navata, il cui ciclo pittorico, compiuto tra il 1636 e il 1639, ha come soggetto l'Ascensione di Cristo con angeli e beati. I Profeti dipinti, tra il 1638 ed il 1643, da Jusepe de Ribera sono disposti invece sopra gli archi delle cappelle laterali. Nella controfacciata, ai lati del portale d'ingresso, sono collocate entro due cornici marmoree le tele raffiguranti Mosè ed Elia del Ribera, e, infine una Pietà di Massimo Stanzione del 1638.
Certosa di San Martino, vista panoramica
Adagiata sulla sommità della collina del Vomero, la Certosa di San Martino affaccia sull'intera città e sul suo Golfo rappresentando uno dei punti panoramici più suggestivi di Napoli.
Lancia Reale a 24 remi, 1740 ca
Una delle tre imbarcazioni presenti nella sezione navale, l’imponente Lancia a 24 remi, fu donata dalla Città di Napoli a Carlo di Borbone, caso pressoché unico nella storia. Dalla solida ed elegante struttura, è riccamente decorata e dorata, con al centro un baldacchino il cui soffitto è dipinto con l'Allegoria dell'Agricoltura attribuito a Fedele Fischetti. Costruita nel quarto decennio del Settecento dalle maestranze dell'arsenale di Napoli, fu poi consegnata al Museo di San Martino nel 1874 dalla Real Marina.
Bozzetto in terracotta del Cristo velato, Antonio Corradini - 1752
Esposto nel Quarto del Priore, il bozzetto originale in terracotta del famosissimo Cristo velato della cappella San Severo. La celebre scultura non fu ideata da Giuseppe Sammartino, che ne fu invece l'esecutore. Fu Antonio Corradini l'autore di questo bozzetto, preparatorio per la statua marmorea, commissionatagli dal Principe Raimondo de' Sangro. Ma la improvvisa morte dell'artista il 12 agosto del 1752, ne impedì la realizzazione, costringendo il principe di Sansevero a rivolgersi a Giuseppe Sammartino, che scolpirà nel 1753 il capolavoro della sua vita.
Sagrestia della Chiesa della Certosa di San Martino
La sagrestia della Chiesa della Certosa di San Martino è un concentrato di capolavori. A partire dagli armadi e dall’insieme delle tarsie decorative – originariamente policrome - realizzati da artisti fiamminghi e maestranze napoletane. I pannelli, realizzati tra il 1587 e il 1600, raffigurano Episodi del Vecchio Testamento, Storie dell’Apocalisse, e Vedute Prospettiche. La volta è affrescata dal Cavalier d’Arpino, mentre sull’arco della parete in fondo spicca l’Ecce Homo affrescato da Massimo Stanzione con la doppia scenografica scalinata a sfruttare pienamente gli spazi, creando una prospettiva unica nel suo genere. Dal lato opposto, sulla parete che sovrasta l’ingresso della Sagrestia, sono presenti la Crocifissione ad opera del Cavalier d’Arpino, e la Negazione di San Pietro, controverso dipinto d’autore di scuola caravaggesca tanto vicino ai quadri del Merisi da renderlo confondibile con uno di essi.
Tavola Strozzi, 1472-43
La Tavola Strozzi è considerato il primo dipinto della storia raffigurante la città di Napoli. La città è vista dal mare e sono visibili scorci dei principali quartieri, con elementi architettonici non più esistenti, come il faro del Molo di San Vincenzo, e monumenti ed edifici ancora oggi riconoscibili. Sulla collina del Vomero, ancora del tutto verdeggiante, spiccano la stessa Certosa di San Martino nella sua prima veste gotica e Palazzo Belforte, che in seguito diverrà Castel S. Elmo. La tavola (82x245 cm) fu eseguita a tempera da autore ignoto tra il 1472 e il 1473 per immortalare il rientro della flotta aragonese dalla vittoriosa Battaglia di Ischia, e ritrovata nella dimora del fiorentino Filippo Strozzi, dal quale prende il nome.
Berlina degli Eletti della Città di Napoli, 1698 - 1700
Due antiche e preziose carrozze impegnano l’androne che separa il Chiostro dei Procuratori dai Giardini della Certosa. La più antica è la Berlina degli Eletti della Città, che il Tribunale di S. Lorenzo fece costruire, per il trasporto dei rappresentanti pubblici, tra il 1698 e il 1700. Realizzata in legno dorato arricchito da dipinti e pregiati tessuti, nel 1722 fu rinnovata l’ossatura, e nel 1856 la doratura. L’ultima uscita pubblica risale al 2 giugno 1861, in occasione del Corpus Domini.
Lancia Reale a 14 remi, 1889
Realizzata dai Maestri d’Ascia dell’Arsenale di Napoli nel 1889, la lancia a 14 remi di Umberto I di Savoia, rappresenta una vera e propria consacrazione alle arti liberali, come testimoniato dalle eleganti rifiniture dorate. Intorno allo scafo, interamente bianco, corre una fascia ornata con conchiglie e granchi, mentre la grande aquila dorata a prua regge lo stemma di Casa Savoia. Di raffinata lavorazione, la barra del timone raffigurante un drago dorato.
Chiostro dei Procuratori, XVI secolo
Realizzato da G.A. Dosio a fine Cinquecento, deve il suo nome ai Padri Procuratori, che amministravano il patrimonio della Certosa, curavano l’educazione dei Conversi e si occupavano dei rapporti col mondo esterno alla clausura. Aveva proprio la funzione di snodo e passaggio fisico tra questo e gli ambienti della vita eremitica, come testimonia anche la vicina spezieria. Oggi il Chiostro ospita una raccolta di stemmi proveniente da chiese e palazzi napoletani coinvolti nelle demolizioni del Risanamento tardo-ottocentesco, oltre al bel pozzo centrale, di inizio ‘600, opera di Felice de Felice
Veduta panoramica dalla Loggia del Priore
La Loggia, che caratterizza il Quarto del Priore, è ancora oggi il luogo più iconico del complesso monumentale. L’incomparabile posizione panoramica e la bellezza degli ambienti furono elogiati dai visitatori già ai tempi del Grand Tour.
Quarto del Priore, stanze di rappresentanza
Il Quarto del Priore è l’appartamento della guida spirituale della comunità certosina: esso comprendeva ambienti di preghiera, una rilevante quadreria ed ampie stanze dove erano ricevuti gli ospiti di maggior riguardo. Molti di essi, ne elogiavano la bellezza degli ambienti, la profusione delle scelte decorative, la ricchezza del patrimonio d’arte esposto. Il Vestibolo e la Biblioteca, la cui Meridiana del Chiaiese è da ritenere un unicum del patrimonio artistico locale del periodo, sono da annoverare fra le espressioni maggiori del Settecento Napoletano e da ritenere ambienti di notevole rappresentanza nel contesto delle sale espositive del complesso.
𝘔𝘢𝘥𝘰𝘯𝘯𝘢 𝘤𝘰𝘭 𝘉𝘢𝘮𝘣𝘪𝘯𝘰 𝘦 𝘪 𝘚𝘚.𝘎𝘪𝘰𝘷𝘢𝘯𝘯𝘪 𝘉𝘢𝘵𝘵𝘪𝘴𝘵𝘢 𝘦 𝘎𝘪𝘰𝘷𝘢𝘯𝘯𝘪 𝘌𝘷𝘢𝘯𝘨𝘦𝘭𝘪𝘴𝘵𝘢 / in alto: 𝘊𝘳𝘰𝘤𝘪𝘧𝘪𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 / 𝘚.𝘔𝘪𝘤𝘩𝘦𝘭𝘦 𝘈𝘳𝘤𝘢𝘯𝘨𝘦𝘭𝘰 / 𝘚.𝘎𝘪𝘰𝘳𝘨𝘪𝘰 - Jean de Bourdichon, fine secolo XV
l famoso trittico di Jean de Bourdichon, tempera su tavola, fine secolo XV, è una delle poche testimonianze dell'originario patrimonio certosino, realizzato dall'artista, probabilmente, su commissione di Ferrante I d'Aragona e da questi donato alla Certosa. Il dipinto fu realizzato per adornare la Chiesa della Certosa, mentre attualmente è esposto nel Quarto del Priore.
Modello al vero della scena del Teatro San Carlino, 1898
Una suggestiva ricostruzione in legno del palcoscenico del San Carlino, così come si presentava la sera dell'ultimo spettacolo, occupa una delle sale della Sezione Teatrale. Attorno ad essa, una copiosa documentazione costituita da ritratti, locandine, maschere e il plastico del teatro in via di demolizione testimoniano la storia di questo luogo di modeste dimensioni, posto al di sotto del livello stradale, dove si racconta sia nata parte della comicità napoletana. Persino il re, si narra, si introducesse travestito per osservare le parodie ad egli dedicate.