Certosa di San Lorenzo
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InfoAttenzione: Alcuni ambienti ( Scalone monumentale e Chiostro grande) presentano delle transenne a causa di lavori di restauro in corso.
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InfoPadula & Certosa card con validità di 48 ore (casa bassa, casa alta e parco, musei civici: museo multimediale, casa museo di Joe Petrosino, San Giovanni in Fonte): intero 10,00 € | ridotto 18-25 anni 6,00 € | ridotto in caso di chiusura o gratuità della Certosa 5,00 €.
Il sito rientra nel circuito di Campania>Artecard.
Descrizione
La Certosa di San Lorenzo è il più vasto complesso monastico dell’Italia Meridionale nonché uno dei più interessanti in Europa per magnificenza architettonica e copiosità di tesori artistici. Dal 1998 la Certosa è stata inserita nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco.
I lavori di costruzione iniziarono nel 1306 per volontà di Tommaso Sanseverino, conte di Marsico e signore dei Vallo di Diano, e proseguirono, con ampliamenti e ristrutturazioni, fino al XIX secolo. Dell'impianto più antico restano nella Certosa pochi elementi: tra questi si ricordano lo splendido portone della chiesa datato al 1374 e le volte a crociera della chiesa stessa. Le trasformazioni più rilevanti risalgono alla metà del Cinquecento, dopo il Concilio di Trento. Seicenteschi sono gli interventi di doratura degli stucchi della chiesa, opera del converso Francesco Cataldi. Del Settecento sono invece gli affreschi e le trasformazioni d’uso di ambienti esistenti.
I Certosini lasciarono Padula nel 1807, durante il decennio francese del Regno di Napoli, allorché furono privati dei loro possedimenti nel Vallo, nel Cilento, nella Basilicata e nella Calabria. Le ricche suppellettili e tutto il patrimonio artistico e librario andarono quasi interamente dispersi e il monumento conobbe uno stato di precarietà e abbandono. Dichiarato monumento nazionale nel 1882, la Certosa è stata presa in consegna dalla Soprintendenza per i Beni architettonici di Salerno e nel 1982 sono cominciati i lavori di restauro.
La corte esterna è costituita da un grande cortile rettangolare intorno al quale erano ospitate buona parte delle attività produttive. L'originaria veste cinquecentesca, realizzata in pietra locale e rigidamente scandita dall'ordine dorico delle colonne binate, fu arricchita in epoca barocca con statue e pinnacoli.
Il chiostro della Foresteria, tardomanierista, è composto da un portico con fontana al centro e da un loggiato dal quale si eleva la torre dell'orologio. La loggia è ornata con pitture seicentesche.
La Chiesa, a navata unica con cinque cappelle sul lato destro è divisa in due zone da una parete. Due sono anche i cori. L'altare maggiore, in scagliola e madreperla, viene attribuito a G. D. Vinaccia (XVII sec ca.).
La Chiesa è decorata con stucchi dorati di gusto settecentesco che vanno a sovrapporsi ad una struttura sicuramente trecentesca.
Accanto alla serie di suggestive cappelle laterali, si trovano la Sala del Capitolo, ricca di stucchi settecenteschi, e la Cappella dei Tesoro, che costituiva una sorta di cassaforte dove probabilmente veniva custodito e protetto il ricchissimo arredo della chiesa. Nella Cappella del Fondatore, collocata in un angolo del chiostro, si può ammirare l'altare in scagliola.
La cucina, frutto di quella febbrile attività settecentesca che stravolse significativamente gli ambienti del monastero, era probabilmente un refettorio riadattato. Affreschi un po' offuscati dal tempo e dai fumi della cucina decorano la volta a botte. Da ammirare i tavoli di lavoro in pietra e la cappa enorme al di sotto della quale è collocato, sui fuochi utilizzati di solito, l'antico bollitore.
Il refettorio è una sala costruita nei primi decenni dei XVIII sec. di forma rettangolare. Il chiostro dei procuratori, è composto da un portico al piano terra e da un corridoio finestrato al piano superiore: qui erano gli alloggi dei procuratori, mentre in basso era situato il refettorio dei monaci conversi. Una fontana in pietra con delfino e animali marini si trova al centro dei chiostro.
La Biblioteca, un vasto ambiente che conserva il pavimento maiolicato e le decorazioni del soffitto, custodiva decine di migliaia tra libri, codici miniati, manoscritti, di cui in Certosa resta oggi solo una piccolissima parte, circa duemila volumi. Varcata la soglia, ci si trova di fronte alla scala elicoidale che conduce dolcemente all'antisala della biblioteca. E’ una scala in pietra, raccordata unicamente da un cordolo ricavato negli stessi scalini, culminante in una balaustra anch'essa in pietra.
Il chiostro grande, con i suoi quasi quindicimila metri quadrati di superficie, risulta essere tra i maggiori in Europa. La costruzione fu avviata nel 1583 rifacendo sostanzialmente un chiostro preesistente. Il Chiostro si sviluppa su due livelli ed al centro è collocata una bella fontana a forma di coppa, realizzata in pietra e datata al 1640.
Lo scalone ellittico a doppia rampa, l'ultima opera che i padri riuscirono a vedere realizzata prima delle soppressioni francesi, unisce i due livelli dei chiostro grande. Un'opera che appare come un maestoso elemento scenografico illuminato dai suoi sette grandi finestroni che spaziavano sul paesaggio circostante. Il grande giardino della clausura corrisponde in minima parte alla sistemazione settecentesca, soprattutto a causa degli interventi effettuati durante le due guerre mondiali per la costruzione dei ricoveri dei prigionieri.
La Certosa di San Lorenzo accoglie, in alcune delle suggestive celle monacali, la collezione di arte contemporanea, raccolta nel triennio 2002-2004, grazie alle tre edizioni della rassegna internazionale "Le Opere e i Giorni", ideata e curata da Achille Bonito Oliva.
La triennale ha visto la partecipazione di artisti di fama internazionale e la realizzazione di opere ispirate ai seguenti temi: il Verbo, il Precetto e la Vanitas.
La Certosa di San Lorenzo è uno dei Luoghi del contemporaneo del Ministero della Cultura.
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Padula - Certosa di San Lorenzo
Il complesso monumentale della Certosa di San Lorenzo, a Padula, vista dall'alto
Biblioteca, scala elicoidale
Considerata un capolavoro di ingegneria, la scala elicoidale è l’elemento architettonico che consente di raggiungere la biblioteca. La scala è in pietra ed è costituita da trentotto gradini monolitici, raccordati dal cordolo in pietra centrale e si conclude con una balaustra che si apre nell’antisala della biblioteca.
Chiesa, altare maggiore (particolare)
L’altare maggiore, eseguito su disegno di Gian Domenico Vinaccia, è un capolavoro artistico realizzato in scagliola, un composto di polveri di marmo largamente utilizzato in tutta Italia a partire dal secolo XVII. L’altare, arricchito con madreperle e pietre dure, presenta, all’interno di una ricca decorazione su fondo nero, il monogramma C.A.R., ottenuto dalle lettere iniziali di Carthusia intrecciate ad una croce latina, e frequente all’interno del monastero.
Appartamento del Priore, loggia e giardino
Il Priore, Primus inter pares, era il capo della comunità e assommava in sé sia il potere spirituale che quello temporale del monastero. Eletto a scrutinio segreto dai monaci, era affiancato dal Vicario e dal Procuratore per lo svolgimento dei suoi numerosi uffici. Il suo appartamento era composto da dieci vani principali tra i quali la cappella privata, dedicata a San Michele Arcangelo, la loggia con affreschi sulle pareti e giardino sul quale si aprono le prime quattro celle.
Biblioteca, scala elicoidale
All’interno di una torre ottagonale si apre il maestoso scalone che funge da collegamento tra i due livelli del chiostro grande, ovvero tra le celle dei monaci e la passeggiata coperta, utilizzata per lo spaziamento settimanale. Costruito alla fine del Settecento, è costituito da una doppia rampa di scale con grandi finestroni che si aprono verso il giardino esterno. L’opera, costata 64000 ducati, fu realizzata dall’architetto napoletano Gaetano Barba, allievo di Luigi Vanvitelli.
Biblioteca
La Biblioteca, un vasto ambiente che conserva il pavimento maiolicato e le decorazioni del soffitto, custodiva all’interno di armadi in legno di noce, decine di migliaia tra libri, codici miniati, manoscritti, fondamentali per la vita dei monaci, di cui in Certosa resta oggi solo una piccolissima parte, circa duemila volumi. Varcata la soglia, ci si trova di fronte alla scala elicoidale che conduce dolcemente all'antisala della biblioteca.
Chiesa di San Lorenzo, coro dei Padri
La chiesa, che conserva l’impianto trecentesco con volte a crociera ed archi ad ogiva, presenta un’unica navata ed è divisa in due zone: coro dei conversi e coro dei Padri, entrambi esempi di capolavori di intaglio ed intarsio in legno. Il pavimento, in cotto e maiolica, è stato attribuito alla bottega dei Massa, tra le botteghe più importanti del Settecento a Napoli. Durante il decennio francese furono portare via le opere contenute all’interno delle cornici che ora appaiono vuote.
Cella numero 4
La cella era il luogo dove il monaco conduceva in solitudine la propria vita dedicandosi, principalmente, alla preghiera, allo studio e ad attività manuali, tra le quali la cura del giardino. Nel triennio 2002-2004, le celle della Certosa sono diventate luogo di sperimentazione di molteplici linguaggi espressivi contemporanei, nell’ambito della mostra “Le Opere e i Giorni”, ideata e curata da Achille Bonito Oliva, e alla quale hanno partecipato artisti di fama internazionale.
Chiostro dei Procuratori
I beni costituenti il ricco patrimonio della Certosa erano amministrati dai procuratori, i quali rendicontavano periodicamente al priore. Essi assicuravano anche il perfetto funzionamento del monastero consentendo ai Padri di dedicarsi alla preghiera, allo studio e alla meditazione. Il chiostro, probabilmente frutto dei rifacimenti settecenteschi, si presenta su due livelli. Esso è abbellito, al centro, da una fontana con delfino e animali marini.
Foresteria nobile, loggiato
Il chiostro della foresteria si sviluppa su due livelli: il portico, al piano inferiore, dal quale si accede alla Cappella detta dei morti e alla chiesa, e il loggiato superiore, dal quale si accede alla Cappella di Sant’Anna e agli ambienti della foresteria nobile, destinati ad accogliere gli ospiti illustri. Gli affreschi lungo le pareti della foresteria nobile riproducono un finto porticato che incornicia varie ambientazioni paesaggistiche dove la protagonista assoluta è la natura, espressa in ogni sua forma.
Chiostro grande
Spazio deputato alla vita eremitica, il chiostro grande (lungo 149 metri e largo 104 metri) colpisce per la sua monumentalità e imponenza. La ricostruzione ebbe inizio nel 1583 e continuò per circa duecento anni con la costruzione del secondo livello, un lungo corridoio che percorre il perimetro del chiostro e che i monaci utilizzavano per lo spaziamento durante il periodo invernale. Lungo i tre bracci del chiostro si aprono le celle dei monaci mentre il centro è adornato da una fontana.
Casa bassa, corte esterna e facciata
La corte esterna della Certosa di San Lorenzo rappresentava il fulcro delle attività del monastero e su di essa si aprivano vari ambienti tra i quali le scuderie, gli alloggi per i pellegrini, gli alloggi dei fratelli conversi, il deposito delle derrate e la spezieria. La facciata monumentale, di impianto tardo-manierista e terminata nel 1723, era, invece, il limite tra la casa bassa e la casa alta ossia la zona dove i Padri certosini trascorrevano la loro vita in totale solitudine.
Cucina
Il dipinto del 1650 sulla parete di fondo, raffigurante la Deposizione, un tempo ricoperto da una scialbatura, testimonia un uso diverso dell’ambiente (probabilmente refettorio), prima di essere adibito a cucina. La regola proibiva assolutamente la carne, pertanto i monaci consumavano grandi quantità di pesce, formaggi, verdure, uova e frutta. Lungo le pareti si snoda un rivestimento in giallo e verde, probabilmente embrici di una cupola del Settecento.
Parco della Certosa di San Lorenzo
Conosciuto come desertum, il parco era il luogo utilizzato dai monaci per lo spaziamento. Si tratta di un’area molto estesa intervallata da viali ed in parte coltivata, un tempo, ad alberi da frutta e seminativi. Tale sistemazione ha subìto una trasformazione durante la Grande Guerra quando lo spazio fu utilizzato per il campo di concentramento. Attualmente il parco conserva opere d’arte contemporanee, espressioni del dialogo tra arte e natura.
Refettorio
Nei giorni di festa, come la domenica o il periodo di Quaresima, la regola consentiva ai monaci certosini di consumare insieme, ma in silenzio, i pasti comuni. Lungo la parete laterale domina il pulpito, dal quale venivano letti passi tratti da testi sacri. L’ambiente settecentesco è arricchito dal prezioso pavimento in marmo e dal dipinto ad olio su muro raffigurante le Nozze di Cana, opera di Alessio D’Elia del 1749.
Sacrestia e ciborio
Lungo le pareti del vasto ambiente della Sacrestia della Chiesa si trovano gli eleganti armadi, realizzati nel Seicento, in radica di noce e acero e scanditi da raffinati colonne scanalate e capitelli. In fondo, al di sopra dell’altare, è presente il ciborio in bronzo, esposto al Museo di Capodimonte fino agli anni Ottanta perché erroneamente considerato proveniente dalla collezione Farnese. Diversi confronti stilistici hanno permesso di considerarlo di derivazione michelangiolesca.
Sala del Capitolo
La Sala del Capitolo rappresenta l’ambiente dove venivano prese tutte le decisioni, amministrative e non, importanti per la vita della comunità monastica, tra le quali l’ammissione di nuovi monaci certosini. Esso era anche il luogo in cui i monaci si confessavano. Il capitolo, al quale non tutti i monaci potevano partecipare, era presieduto dal Priore. Periodicamente tutti i priori delle varie Certose si riunivano nel Capitolo Generale presso la casa madre, in Francia.