Archivio di Stato di Viterbo - Fondo della Direzione di polizia di Viterbo
Descrizione
Tutti i documenti provengono dal fondo della Direzione di polizia di Viterbo con una consistenza di 253 buste e un arco di tempo che va dal 1832 al 1870, con pochi documenti a partire dal 1815, cioè dalla Restaurazione alla fine dello Stato pontificio. Con notifica del 23 ottobre 1816, il Segretario di Stato istituisce la Polizia generale di Roma, poi Direzione generale, a capo della quale chiama il Governatore di Roma-Vice Camerlengo; seguirà un "Regolamento sulla prima sistemazione dell'ufficio generale di polizia", in cui si specifica che in ogni capoluogo di delegazione o legazione sarà nominato dal Segretario di Stato un Direttore di polizia, mentre in ogni capoluogo di distretto è stabilito un Sotto-direttore.
Rientrano tra i compiti della polizia il rilascio di licenze e permessi per porto d'armi, esercizi pubblici, spettacoli, divertimenti, la vigilanza sull'ordine pubblico e sulla esecuzione delle leggi, ma soprattutto l’attività di prevenzione politica attraverso il servizio di informazione relativo ai "soggetti perniciosi alla società ", a "sette e settari", e ad ogni sospetto fautore di movimenti sovversivi contro lo Stato; vengono inoltre emanate disposizioni dettagliate per il controllo dei viaggiatori e dei forestieri, considerato uno dei compiti più importanti per il controllo della sicurezza pubblica.
A Viterbo gli uffici della Direzione di polizia ebbero sede nello stesso palazzo della Delegazione, dove oggi risiede la Prefettura. Le carte della Direzione di polizia di Viterbo sono costituite in gran parte dalla corrispondenza di questo ufficio con il delegato apostolico, i governatori della provincia e gli organi centrali di polizia in materia di sicurezza e vigilanza su reati comuni e politici, ricercati, sospetti. L'archivio raccoglie documentazione relativa a ricercati, detenuti, individui precettati e sorvegliati per reati comuni e politici, vagabondi, e allo "spirito pubblico", nonché carte relative alla tutela della salute e sicurezza pubblica, rilascio passaporti, porto d'armi e licenze di caccia, vigilanza su esercizi commerciali, locande e caffè, feste e spettacoli, annona e grascia.
Di particolare importanza ovviamente era la vigilanza atta a prevenire qualsiasi movimento e protesta politica, anche con l'aiuto di informatori confidenziali, come si rileva dalle carte del protocollo segreto, ove si trovano riferimenti ai cosiddetti confidenti. Al controllo politico è dedicata gran parte della documentazione negli anni in cui più forti furono i movimenti rivoluzionari e in particolare dopo la Repubblica Romana e nel decennio 1860-1870, in cui aumentano le adesioni al progetto di unificazione italiana. Tra i ricercati per motivi politici figura anche Pier Paolo Ricci, preside di Viterbo durante il periodo repubblicano, accusato fra l'altro di aver ordinato la distruzione delle carte dell'archivio segreto di polizia di Viterbo.
Posizione
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