Umberto Eco, Gioacchino da Fiore e l'Apocalisse nel medioevo
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Descrizione
A oltre quarant'anni dalla sua pubblicazione, Il nome della rosa (1980) è ancora per molti lettori il primo riferimento che viene in mente quando si parla di medioevo. Come è stato notato più volte, il fascino e il successo del romanzo dipendono anche dalla capacità di Umberto Eco di raccontare fatti o personaggi medievali con un occhio al presente. Eco stesso ha alluso in varie occasioni alle analogie tra le vicende narrate nel romanzo e il contesto politico italiano degli anni '70, tra le attese apocalittiche destate dalle dottrine di Gioacchino da Fiore e le speranze nell'avvento di un mondo più giusto. Ma in che senso si può parlare di analogie? Partendo dalla lettura del romanzo e di alcuni saggi scritti da Eco prima e dopo Il nome della rosa, l'intervento mette a fuoco l'attualità del millenarismo medievale nella cultura europea di quegli anni e propone un confronto tra i modi in cui l'"attesa del Millennio" è vista da Eco e dalla sua principale fonte sull'argomento, The Pursuit of the Millennium pubblicato nel 1957 da Norman Cohn e pochi anni dopo tradotto in italiano come I fanatici dell'Apocalisse. Dalle pagine di Eco emergono così due prospettive diverse ma complementari: da un lato il giudizio negativo sulla violenza provocata dal fanatismo apocalittico, tanto reazionario quanto rivoluzionario; dall'altro la distinzione tra la certezza di chi crede ai segni, e la possibilità di errore – ma anche l'apertura al nuovo – di chi cerca di investigarli.
L'iniziativa sarà introdotta da Gian Luca Potestà, direttore del Comitato scientifico del Centro; la relazione sarà svolta da Michele Lodone, dell'Università di Modena e Reggio Emilia; Giuseppe Riccardo Succurro, presidente del Centro Studi, concluderà i lavori.
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