
Paradisi e Terre Pure

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Descrizione
Una comparazione dei “luoghi della beatitudine” nell’ambito cristiano e buddhistico-mahayanico
Sala Conferenze “F.M. Gambari”
Conferenza del Dr Massimiliano A. Polichetti
«Questi tre sentieri
portano tutti al paradiso:
dire la verità
non cedere alla rabbia
e dare, anche quando hai
ben poco da condividere»
Dhammapada, 224
«In India è il paradiso terreno»
Brunetto Latini, Tesoretto, III, 2
(volgarizzato da Bono Giamboni, 1839)
La prima attestazione del mito del “paradiso terrestre” è inserita nel racconto in lingua sumerica conosciuto con il titolo di Enki e Ninḫursaĝa (inizio del II millennio a.E.C.).
Quasi ogni cultura ha successivamente ritenuto non solo di teorizzare, ma anche di dare più o meno puntuali descrizioni di “luoghi” nei quali abbondano giardini pieni delle più varie essenze botaniche, luoghi di beatitudine – da sperimentarsi talvolta anche in questa stessa vita – pervasi dal suadente annuncio della dottrina spirituale come emessa dalle voci di entità metempiriche (ma diffusa anche dagli alberi, gli animali, i raggi di luce e lo stesso spazio), esseri numinosi i quali colmano questi luoghi delle loro qualità eccelse; la superficie della terra è pura in ogni direzione, senza asperità e imperfezioni, levigata come il lapislazzuli e “soffice come il palmo della mano di un bambino”.
Secondo la descrizione che ne dà il Canone in lingua pali nel Dighanikaya, un tale luogo è circondato da sette muraglie fatte d’oro, argento, berillo, cristallo, rubino, corallo e da vari gioielli. Nella regola dell’ordine monastico mulasarvastivadin il palazzo presenta sette recinti, fatti però solo di quattro materiali preziosi: oro, argento, berillo e cristallo.
La lettura di queste descrizioni riecheggia inevitabilmente l’ultimo, in ordine di redazione, dei testi sacri del Cristianesimo; nell’Apocalisse di Giovanni di Patmos (21, 16-21) si trova infatti la seguente interessante descrizione del Regno di Dio tra gli uomini o Gerusalemme celeste:
«La città è a forma di quadrato […] le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo. Le fondamenta delle mura della città sono adorne d’ogni specie di pietre preziose. Il primo fondamento è di diaspro, il secondo di zaffiro, il terzo di calcedonio, il quarto di smeraldo, sardonice, cornalina, crisolito, berillo, topazio, crisopazio, giacinto e ametista».
Funzionario storico dell’arte – Museo delle Civiltà Coordinatore della Sezione Arte Orientale “Giuseppe Tucci” Socio ISMEO – Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente
Posizione
Museo delle Civiltà
piazza Guglielmo Marconi, 14 - 00144 Roma (RM)
Contatti
- Tel
- +39 06 54952310
- mu-civ@beniculturali.it mbac-mu-civ@mailcert.beniculturali.it
- Website
- https://museocivilta.beniculturali.it/
Loretta Paderni
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