Antonio Schiaffino, Giovinetta con brocca (1927). Tra Déco e tradizione. Un “sorridente” omaggio alle arti decorative degli anni Venti
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Nuove acquisizioni per la Galleria Nazionale della Liguria
Antonio Schiaffino, Giovinetta con brocca (1927). Tra Déco e tradizione. Un “sorridente” omaggio alle arti decorative degli anni Venti
martedì 2 luglio / ore 16:00a cura di Caterina Olcese Spingardi
ingresso gratuito fino ad esaurimento posti - posti limitati, prenotazione a: palazzospinola@cultura.gov.it
Martedì 2 luglio alle 16.00 Caterina Olcese Spingardi (Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e la provincia di La Spezia) presenterà al pubblico il Ritratto di giovinetta con brocca, dipinto dal pittore ligure Antonio Schiaffino e recentemente entrato tra le collezioni della Galleria Nazionale della Liguria grazie a un acquisto del Ministero della Cultura.
Dipinto nel 1927 a Roma, dove il suo artefice si stabilì per un lungo periodo, il quadro verosimilmente ritrae la giovane figlia dell’artista, Armida, all’epoca diciassettenne.
La chiara leggibilità della scena e la solidità plastica che caratterizza la costruzione della figura e le forme degli oggetti in primo piano, raffinato e coloratissimo brano di natura morta, rimandano al clima di “richiamo all’ordine” e di rifiuto delle avanguardie, tipico degli anni Venti.
L’opera è poi fortemente evocativa dell’epoca in cui fu realizzata, nei riferimenti ai costumi e alla moda femminile del periodo, e, soprattutto, nell’esibito omaggio alla produzione delle arti decorative di questa fase: vi spiccano, infatti, il mezzaro appeso alla parete sullo sfondo, rimando a una tipologia di oggetti allora tornata in auge e fonte d’ispirazione per molti, e il vaso che la ragazza tiene in mano, in un sottile equilibrio tra Oriente e Occidente, e soprattutto tra modernità e tradizione, regionalismo e apertura a una dimensione extra locale che, in generale, caratterizza il Déco italiano.
Antonio Schiaffino
(Camogli 1879 - Genova 1968)
Artista poliedrico, nella scelta dei temi (dipinse paesaggi, nature morte, ritratti), studiò all’Accademia Ligustica e con Giuseppe Pennasilico, per trasferirsi, grazie alla Pensione Marcello Durazzo e nel 1907, a Roma; qui rimase fino alla fine del terzo decennio del Novecento, epoca del definitivo rientro in Liguria e a Genova, con cui non aveva mai interrotto i contatti. Fu esponente di un solido realismo, sovente influenzato dall’impressionismo, ma anche, come in questo caso e in altre opere dello stesso decennio, sensibile agli orientamenti novecentisti allora assai diffusi.
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