NATURA DOCET. Il significato simbolico dei fiori nell’arte
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InfoDescrizione
La Pinacoteca Nazionale di Bologna, in occasione della XXV edizione di Giardini&Terrazzi, ha ideato un percorso digitale dal titolo NATURA DOCET. Il significato simbolico dei fiori nell’arte.
I fiori hanno sempre suscitato l’interesse degli artisti di ogni tempo e cultura con significati e ruoli diversi, a volte sono solo elementi decorativi, altre rappresentano un vero universo di simboli. I fiori raffigurati nei dipinti delle collezioni della Pinacoteca Nazionale di Bologna ci conducono in un itinerario tra arte sacra e profana che attraversa i secoli dal XV al XVIII e che ci porta dagli ambienti della Pinacoteca alle sale affrescate di Palazzo Pepoli Campogrande.
I capolavori selezionati sono identificati da un simbolo e da un QR code, basterà inquadrare quest’ultimo con lo smartphone per accedere all’approfondimento sull’opera.
Il percorso inizia con la piccola tavola del Maestro fiammingo del XV secolo, raffigurante Madonna col Bambino in un roseto del 1420 ca. Il topos iconografico del prato fiorito, tipico dei paesi nordici, si diffuse nell’Italia settentrionale a partire dal XV secolo e continuò ad avere grande fortuna anche nei secoli successivi. Il giardino chiuso, citato nel Cantico dei Cantici come hortus conclusus, è un’immagine che, assieme alla rosa, è tradizionalmente legata alla purezza e all’estraneità al peccato di Maria.
Anche il giglio, fiore protagonista dell’Annunciazione di Ludovico Carracci (1584), con i suoi petali puri e bianchissimi è stato sempre associato al significato di verginità, purezza ed innocenza e per questo non può mancare tra gli attributi iconografici di Maria, soprattutto nell’episodio dell’Annunciazione.
Tra gli allievi della scuola carraccesca sono state selezionate due opere: la Morte della Vergine di Alessandro Tiarini, (1612-13) e la Madonna del Rosario di Domenichino (1617-1621). Nel dipinto di Tiarini la tragicità dell’evento è accentuata dall’impiego di diversi fiori e dai simboli di cui essi si fanno portatori, che rimandano ai temi della verginità, dell’amore eterno, del dolore e della morte. Nella Madonna del Rosario la cascata di rose bianche e rosa non è puro ornamento, ma un evidente riferimento alla preghiera del Rosario, vera e propria corona di preghiere offerte alla Madonna.
La Pala della Peste di Guido Reni (1630) è tra le opere più significative dell’attività artistica del celebre artista bolognese, principale interprete del cosiddetto Ideale classico seicentesco. L’opera è conosciuta anche come Pallione del voto perché fu commissionata dalle autorità civili di Bologna come stendardo processionale, affinché la Vergine liberasse la città dalla peste.
Tra gli autori selezionati non poteva mancare Giuseppe Maria Crespi con la sua Ragazza con gatto del 1709-1715, primo dipinto profano del percorso. La ragazza, il gatto e la rosa vistosamente spinosa sono concatenati per metafore e similarità: la donna come la rosa è bella, vellutata e profumata, ma anche pericolosa come lo sono le spine del fiore che tiene in mano; è soffice come il gatto, apparentemente dolce e indifesa, ma allo stesso tempo astuta.
La rosa è il fiore che torna nella Scena d’arcadia di Donato Creti risalente al 1720-1730, ma con un significato diverso: in questa tela potrebbe essere associata al tema amoroso o più precisamente a quello della rinascita e dell’amore che sopravvive alla morte.
La ghirlanda di fiori è un genere che si diffuse in Italia
nel Seicento, per il tramite dei pittori olandesi. In questo particolare
itinerario di visita alle collezioni della Pinacoteca Nazionale di Bologna ne
sono state selezionate due: la prima è l’opera di Daniel Seghers e Quellinus II
Erasmus, in cui la ghirlanda è associata alla Madonna col Bambino. Se da un
lato vi si riconoscono fiori con un significato simbolico religioso (la rosa,
l’edera, l’iris purpureo o l’aquilegia), dall’altro queste composizioni
floreali trasmettevano un messaggio moralistico, di solito relativo alla
brevità della vita e dei piaceri terreni, richiamando così anche il concetto di
vanitas.
La seconda ghirlanda ci apre le porte di Palazzo Pepoli Campogrande, dove è conservata l’opera di Giovanni Stanchi, pittore che a Roma ebbe sicuramente modo di conoscere il lavoro di Daniel Seghers e al quale si ispirò per la grande precisione descrittiva. Il serto fiorito carico di suggestioni odorose è caratterizzato da un’estrema varietà di specie più o meno comuni che si chiude su delle svolazzanti farfalle.
Il percorso si conclude con gli affreschi della Sala
delle Stagioni e della Sala dell'Olimpo realizzati intorno al 1700
da Giuseppe Maria Crespi. Le volte affrescate delle due stanze di Palazzo
Pepoli Campogrande costituiscono le uniche testimonianze superstiti della sua
attività di pittore parietale, di cui purtroppo solo le fonti hanno lasciato
traccia.
Nella Sala delle Stagioni la personificazione della Primavera potrebbe alludere al tema della femminilità e in particolare dell’amore, soprattutto se associato alla pianta del mirto che sin dall’età antica era simbolo di fertilità e per questo motivo largamente impiegato nei banchetti di nozze, come auspicio di vita serena e ricca di affetti.
Su uno dei cornicioni su cui si imposta la volta della Sala dell’Olimpo l’artista descrive il gruppo delle Tre Parche (Cloto, Lachesi e Atropo), le divinità che presiedono al destino umano, dove compaiono alcuni putti intenti a raccogliere rose e a giocare con bolle di sapone, simboli inequivocabili rispettivamente della precarietà della vita e della provvisorietà dei beni materiali e terreni.
NATURA DOCET. Il significato simbolico dei fiori nell’arte
Fino al 15 maggio 2022
Pinacoteca Nazionale di Bologna, Via delle Belle Arti 56
Palazzo Pepoli Campogrande, Via Castiglione 7
Posizione
Pinacoteca nazionale di Bologna
Via delle Belle Arti, 56 - 40126 Bologna (BO)
Contatti
- Tel
- 051.4209467 - 051.4209406
- pin-bo.urp@beniculturali.it
- Website
- https://www.pinacotecabologna.beniculturali.it/it/