GEP 2021 | Bonum facere. Il racconto dei bonificatori benedettini
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Descrizione
L’evento prevede la presentazione del saggio "Bonum facere. Il racconto dei bonificatori benedettini" di Emilio Sarli, che ricostruisce il contributo delle abbazie e dei monaci benedettini al riscatto dei campi dalla palude e dalle selve, alla trasformazione agraria delle terre, all’organizzazione delle corti rurali, alla fondazione e/o rifondazione di nuovi borghi. Nel delineare l’apporto dei monaci alla storia della bonifica idraulica e agraria del Paese e al riordino del suo tessuto territoriale e paesaggistico dopo le devastazioni barbariche, il libro, partendo dall’esperienza di San Benedetto, evidenzia, in particolare: il ruolo delle abbazie benedettine nel contesto ambientale, urbano, antropico e culturale. Precede e segue la presentazione la visita guidata dell’Abbazia (X-XI secolo). Il monastero sorge a sud di Montesano, in luogo ameno, ricco di acqua e di vegetazione. Dipendeva dall’Abbazia il vicinissimo Casale di Cadossa, posto “prope ipsum monasterium”, abitato da cento famiglie soggette all’autorità dell’abate così come dipendente dalla Badia era anche il casale di Casalnuovo (oggi Casalbuono -SA-). Nel 1294 il monastero e il casale passano alle dipendenze dell’Ordine militare ospitaliero di San Giovanni poi di Malta che vi rimangono fino al 1306. Nel periodo angioino, Cadossa fu una delle Badie più rinomate dell’ordine benedettino e la voce dei suoi abati si levò autorevole anche nei “pubblici parlamenti”. Le continue occupazioni, le aggressioni, le ruberie ed altri motivi ancora, segnarono il decadimento del famoso monastero, che nella metà del XV secolo fu ridotto a “Commenda”, affidata ad abati “commendatari”, i quali non risiedendo sul posto, non facevano che sperperare i sui beni, senza curarsi del culto divino. La Badia venne ceduta, con bolla di Papa Leone X il 17 novembre 1514, alla Certosa di Padula e già dal 1519 il monastero fu trasformato in “grangia” certosina. Il cenobio certosino, in questo modo, acquisì anche la prerogativa di “Sedes nullius” spettante al monastero benedettino. Ai certosini si devono sia il recupero degli edifici, sia quello della chiesa, che fu costruita ex novo nel 1578. Ex novo fu costruita anche la parte centrale della facciata principale. La Badia dal 1514 seguì le sorti della Certosa: soppressa una prima volta durante il decennio di dominazione francese, fu riaperta e ridata ai legittimi proprietari nel 1818. Ma nel 1866 le leggi eversive piemontesi ne decisero la seconda e definitiva soppressione. Acquistata nel 1869 dai Baroni Gerbasio di Montesano, venne adibita ad abitazione dei coloni della vasta tenuta, a depositi di derrate ed a stalle.
Ingresso gratuito.
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Abbazia Santa Maria di Cadossa, Interno della chiesa badiale (1578).
Abbazia Santa Maria di Cadossa, Chiostro interno (XVI sec.).