Cagliari, città di pietra e d’acqua, e i suoi piani regolatori
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Descrizione
Giovedì 25 maggio 2023 alle ore 18:00 presso la Basilica di San Saturnino, Piazza San Cosimo, Cagliari, si terrà il ventiquattresimo appuntamento dei “Dialoghi di archeologia, architettura, arte e paesaggio” organizzati dal Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.
Questa settimana Pasquale Mistretta, Professore Emerito di Urbanistica, già Rettore dell’Università di Cagliari, terrà un incontro dal titolo “Cagliari, città di pietra e d’acqua, e i suoi piani regolatori”.
L’evento sarà trasmesso anche in diretta streaming sul canale Youtube e sulla pagina Facebook del Museo.
Facendo seguito alla Convenzione europea del paesaggio (Firenze 2000) e all’approvazione nel 2004 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, la Regione Sardegna nel 2006 approva Il Piano Paesaggistico Regionale (PPR). Prima regione a farlo sia per l’esperienza nella pianificazione urbanistica sia per la sensibilità ambientale e paesaggistica e per l’urgenza di fare del paesaggio il pilastro economico. Il PPR come fondamento strumentale del governo del territorio.
Per attuarlo, vi si legge, lo strumento e il fine risiedono nel “preservare, tutelare, valorizzare e tramandare alle generazioni future l’identità ambientale, storica, culturale e insediativa del territorio sardo, proteggere e tutelare il paesaggio culturale e naturale con la relativa biodiversità e assicurare la salvaguardia del territorio e promuoverne forme di sviluppo sostenibile.”
Per agire tanto assunto, è, intanto, necessario estendere il PPR alle zone interne e rendere i Comuni protagonisti con uno strumento che si chiama Piano Urbanistico Comunale (PUC). Il fulcro di ogni comunità che assicura il suo progresso, coerentemente, con l’art. 9 della Costituzione, ivi comprese le integrazioni del 2022 ovvero la necessità di trasmettere alle generazioni future quanto le attuali hanno ereditato.
Ogni PUC, di conseguenza, deve prevedere politiche coerenti con le normative del PPR. Ma cosa prevede ogni PUC? Intanto disciplinare l’uso del territorio agricolo, perché se è vero che la città è “una cosa in mezzo alla campagna” va da sé che forse quest’ultima nei decenni è stata sottratta alla sua primaria destinazione. Norma, inoltre, quelle parti del territorio destinate all’economia turistica e alle attività produttive/industriali. Infine, quel vasto campo del recupero e della destinazione del patrimonio edilizio esistente e dei servizi, sociali e di carattere infrastrutturale, del territorio comunale.
Attualmente anche alla luce del veloce cambiamento climatico, il PUC è chiamato a ragionare a partire da questo dato fin qui poco previsto. Uno sguarda e un paradigma, assai differenti rispetto al passato, che richiedono patti sociali e condivisione, prima mai considerati, attraverso il pubblico dibattito che oltrepassa la rappresentanza dei consigli comunali.
Professionisti, organizzazioni, rappresentanze, variamente titolate, di cittadini, tutti/e chiamati/e alla responsabilità. Non solo ad esprimersi su strumenti già adottati dai Comuni. Tanto più nella dimensione di Città Metropolitana quale è Cagliari che, storicamente, fin dall’Ottocento è governata da pianificazioni che, da allora, cercano di oltrepassare le mura e la dimensione di “piazzaforte” per dialogare con quei “dintorni” e oltre, di cui tratta Giovanni Spano nella sua Guida.
Oggi tanto più necessario, specie dopo la Legge regionale n 2 del 4 febbraio 2016 sul riordino delle Autonomie locali della Sardegna. Perché un PUC per Cagliari significa ragionare in termini metropolitani, regionali e insulari. La stessa espansione verso le aree interne del PPR, oltre a superare un’innaturale dicotomia, non può che prevedere una traiettoria che riattivi una profonda dialettica tra Cagliari e il cuore della Sardegna; recuperando il senso di una vasta campagna punteggiata da piccoli centri, in sofferenza per il massiccio spostamento antropico verso la città.
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