
Iscriviti alla newsletter
Risposta scritta all'interrogazione n. 4-09814 della dep. Martina Nardi. Complesso immobiliare Villa Massoni nel comune di Massa (MS). Vincolo D.lgs. n. 42/2004.
Testo del comunicato
Si riscontra l’atto di sindacato ispettivo, indicato in oggetto, con il quale l’Onorevole interrogante, premesso che il complesso immobiliare di Villa Massoni, sito nel comune di Massa, risulta inserito nell’elenco dei beni vincolati ai sensi del D.Lgs. n. 42/2004 (Codice dei beni culturali e paesaggistici) e quindi dichiarato di interesse culturale e posto sotto la tutela del Ministero, e che nel giugno del 2015 tale complesso è stato posto sotto sequestro preventivo dalla Procura della Repubblica a seguito di provvedimenti penali a carico dei proprietari del compendio, chiede di sapere se il Ministero intenda effettuare gli interventi previsti dal Codice relativamente ai beni vincolati di Villa Massoni e annesso parco, anche mettendo a disposizione i fondi necessari per l’esecuzione di interventi più opportuni alla salvaguardia del bene, visto lo stato di forte degrado in cui versa da anni. Al riguardo, si comunica quanto segue. La Villa, i suoi annessi ed il suo parco, vincolati per importante interesse storico artistico ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio con D.M. del 27/9/1975, costituiscono un complesso storico di elevato pregio storico-architettonico sia per la conformazione degli edifici, sia per il loro assetto nel territorio con posizione panoramica sulla città di Massa. La Villa, come riporta la relazione storica allegata al decreto di vincolo, "si distingue nell'ambiente circostante per il suo inconfondibile aspetto scenografico conferitole, oltre che dalla posizione stessa, dall'ampio parco che la circonda, con vegetazione ricca di agrumi e di olivi e dal degradare delle pregevoli loggette della galleria esterna che unitamente al giardino costituiscono parte integrante della costruzione stessa". Proprio tale pregio e significatività hanno portato alla citata apposizione di vincolo. Un ulteriore vincolo è stato dichiarato dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana nel 1978 all'importante reperto costituito dal sarcofago romano strigilato di marmo lunense, da far risalire al III sec. d. C., collocato in uno dei loggiati della Villa. Tale reperto archeologico (sarcofago in marmo, strigilato con Musa e Poeta, risalente ad epoca romana imperiale), è stato pubblicato nel 1978 ( L.Faedo, Un sarcofago con poeta e musa, in “Prospettiva 12”, 1978, pp. 43 —46) e vincolato con D.M. 18 ottobre 1978. Come comunicato dalla Soprintendenza paesaggistica competente per territorio, da un confronto effettuato sulle fotografie allegate al vincolo del 1975, le fotografie di un sopralluogo della Soprintendenza competente avvenuto nel 2007, e quelle riferite alla situazione attuale, risulta che una condizione di degrado del complesso già esistesse al momento della dichiarazione del vincolo, tanto che la citata relazione riporta come "questo complesso di notevole importanza storico-artistica si presenta in stato di quasi totale abbandono e decadenza". Tuttavia, il degrado risulta sensibilmente progredito negli anni, sia per l'assenza, nell'arco dei quattro decenni trascorsi, di interventi rilevanti di manutenzione e di restauro, sia in conseguenza di azioni antropiche negative (vandalismo e probabili furti). Un esempio è dato dallo stato di tinteggiatura del loggiato centrale frontale dell'edificio principale, con le fasce decorative chiare di contorno, ancora presente nel 1975 quasi integralmente al di sopra degli archi; nel 2007 tale apparato pittorico era completamente assente. Altro esempio è costituito dal confronto della situazione attuale e quella del 1975 del sarcofago romano. Mentre allo stato attuale questo risulta poggiato a terra, nell'anno della dichiarazione del vincolo era poggiato su una "vasca" marmorea, probabilmente in marmo di Carrara, attualmente non presente. Per questo motivo, con riferimento all'intero arco temporale indicato, si deve considerare carente l'adempimento degli obblighi conservativi posti in capo ai proprietari dall'art. 30, comma 3, del Codice. Tale carenza di cura e impegno manutentivo adeguati all'importanza e delicatezza del compendio, ha portato inevitabilmente ad una sempre maggiore irreversibilità del danno, con pregiudizio dell'integrità e del carattere autentico dell'architettura storica, e delle connesse opere di scultura e pittura presenti. La Soprintendenza competente ha evidenziato come abbia più volte, nel corso degli anni, richiesto formalmente alla proprietà del complesso l'esecuzione delle misure e degli interventi conservativi più urgenti per evitare ulteriori danni al bene tutelato, con particolare riferimento alle coperture, alla vegetazione infestante da rimuovere ed al muro di cinta del complesso. In relazione ai lavori alle coperture riscontrati si fa presente che essi, pur carenti di formale autorizzazione, in quanto non richiesta nei modi previsti dall'art. 21 del Codice, erano stati richiesti dalla Soprintendenza competente al fine di arrestare con urgenza l'avanzamento del presumibile degrado all'interno degli immobili, e in quanto in assenza di adeguate misure sussisteva il rischio di danni sempre più irreversibili. Dal dicembre 2013 all’aprile 2015 sono state effettuate diverse ispezioni, sia da parte della Soprintendenza paesaggistica competente che da parte del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale del Nucleo di Firenze. Nel giugno 2014, durante un’ispezione congiunta con la proprietà, la visita si è dovuta limitare alla parte accessibile del parco in quanto la vegetazione non consentiva di accedere all’interno dell’edificio. Nel corso del sopralluogo è stato chiesto di avviare gli interventi necessari per accedere alla villa e poter valutare in modo più appropriato le priorità di intervento. A tali sollecitazioni, e dopo una lunga e non facile opera di sensibilizzazione e convincimento condotta dalla Soprintendenza paesaggistica, la proprietà, mutando l'atteggiamento di inazione ed elusione del problema tenuto negli anni, ha finalmente dato qualche significativo riscontro, attuando alcune opere di conservazione, sia pure di carattere limitato e parziale. Infatti, a seguito di un ulteriore sopralluogo, avvenuto nel febbraio 2015, la pulizia dalla vegetazione dei loggiati risultava parzialmente eseguita in ottemperanza a quanto richiesto dalla Soprintendenza competente. Lo stesso poteva dirsi per il taglio degli alberi cresciuti in adiacenza del muro perimetrale esterno, i quali mettevano in pericolo la stabilità del muro stesso e che sono risultati rimossi, come concordato, durante il succitato sopraluogo. In occasione del sopralluogo era stata inoltre riscontrata la presenza del sarcofago (risultante in buono stato di conservazione), e ciò veniva comunicato alla Soprintendenza archeologica competente per territorio. In riferimento al reperto ritrovato, la Soprintendenza archeologica competente ha comunicato che l’oggetto non era stato riscontrato negli ultimi 40 anni in quanto collocato in un luogo di difficile accesso. A seguito di tale comunicazione l'Ufficio Tutela della Soprintendenza archeologica, nello stesso mese di febbraio 2015, provvedeva a trasmettere una nota informativa ai proprietari del complesso, rammentando gli obblighi conseguenti al provvedimento di tutela, rimasta senza risposta. Nell’aprile 2015 è stata infine fatta un’ulteriore ispezione dai funzionari della Soprintendenza paesaggistica competente in collaborazione con il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale - Nucleo di Firenze, durante la quale è stato possibile avvicinarsi alla villa ed entrare in alcuni ambienti, nonché accedere anche ai vari livelli della struttura a terrazzamenti. Durante quest’ultima ispezione è risultato che tutte le aree della villa e annessi erano in preda all'incuria ed in parte fatiscenti, anche se pulite dalla vegetazione di recente. Vigevano un totale e completo abbandono, degrado, gravi infiltrazioni di acqua, finestre ed infissi gravemente danneggiati, controsoffitti in canniccio decorati ceduti sia all'ingresso che all'ultimo piano. All'interno non erano presenti opere d'arte mobili, ma in un mobiletto d'angolo erano stati raccolti diversi frammenti marmorei. La Villa risultava non abitata ma collegata alle utenze di energia elettrica, gas ed acqua. Nel successivo mese di giugno, l’immobile è stato infine posto sotto sequestro preventivo da parte dei Carabinieri TPA di Firenze su disposizione del Procuratore della Repubblica di Massa ed è stato aperto un fascicolo ai sensi dell'art 733 del codice penale a carico dei proprietari. A seguito della comunicazione di sequestro della Villa Massoni, pervenuta alla Soprintendenza archeologica nel giugno 2015 tramite il Comando Carabinieri TPA - Nucleo di Firenze, la Soprintendenza archeologica ha richiesto l'autorizzazione ad effettuare un sopralluogo al fine di prendere diretta visione del sarcofago e riscontrare lo stato di conservazione nonché le condizioni di sicurezza. Il sopralluogo è stato autorizzato ed effettuato nel luglio 2015 da un restauratore del Centro di Restauro della Soprintendenza, accompagnato dai Carabinieri di Massa. Dalla relazione trasmessa dal funzionario si è ricavato il buono stato di conservazione del sarcofago, fortunatamente collocato in luogo riparato dall'azione diretta delle precipitazioni atmosferiche. Alcune lacune nel sarcofago osservate in sede di sopralluogo erano le stesse già presenti alla data del vincolo. Al contrario hanno suscitato preoccupazione lo stato di abbandono della villa nel suo insieme e le condizioni di altri arredi, decorazioni e rivestimenti del complesso, tali da richiedere un'attenta valutazione circa l'opportunità di adottare misure di sicurezza in loco o, eventualmente, mediante trasferimento temporaneo del sarcofago in luogo più protetto. La Soprintendenza archeologica ha comunicato che, nell'ipotesi si rendesse necessario procedere con quest'ultima misura, il Sindaco del Comune di Massa è stato preventivamente sensibilizzato, al fine di sostenere l'onere dell'operazione di trasferimento e deposito in un luogo di proprietà del Comune, tale da offrire garanzie di sicurezza e di pubblica fruibilità, limitatamente al tempo necessario al ripristino delle normali condizioni di sicurezza del complesso edilizio a cui il sarcofago appartiene. Infine, nel mese di agosto 2015, la Soprintendenza paesaggistica competente ha ricevuto tre comunicazioni da parte di uno dei proprietari dell’immobile (non è chiaro se a titolo personale o dell’intera proprietà). Pur dimostrando un seppur tardivo interesse alla conservazione del complesso, tali documenti non hanno apportato alcun elemento significativo per il recupero del bene. In sostanza, i documenti inviati ribadiscono la presenza del degrado dell’immobile nel momento del passaggio ereditario (dovuto, ad avviso del proprietario, anche a scosse sismiche avvenute del 2013) e l’impossibilità economica dei proprietari di provvedere autonomamente al suo recupero. In una delle note, la proprietà lamenta un disinteresse da parte del Comune su alcune proposte di valorizzazione del complesso avanzate in passato, riguardanti presunte creazioni di percorsi pubblici, di aree verdi e costruzione di parcheggi, Tali ipotesi non possono rilevarsi come pertinenti, almeno al momento, in quanto subordinate ad un arresto dell’attuale situazione di degrado dell’immobile ed al suo recupero. In ogni caso, considerata la dichiarata e d’altronde evidente incapacità finanziaria della proprietà a provvedere al risanamento dell’immobile, occorre prendere atto che i costi della sua messa in sicurezza, restauro e recupero di agibilità, secondo una stima desunta a seguito di vari preventivi presentati da tecnici qualificati, sarebbero complessivamente di circa 80 milioni di euro. Tali costi superano ogni presumibile capacità di intervento singolo, sia da parte delle pubbliche amministrazioni, sia statali che locali. In merito alle responsabilità del Ministero conseguenti al sequestro preventivo della Villa, esercitato dal Procuratore della Repubblica di Massa nel giugno u.s., esse potrebbero riguardare, almeno nell’immediato, minimi provvedimenti di messa in sicurezza dei beni culturali scultorei e decorativi interni ed esterni alla Villa, tramite l’individuazione di spazi idonei per la conservazione delle opere, sia pure in situazione di emergenza. Per questo tipo di operazione si è stimato un costo approssimativo di 30.000 euro, per il quale si riterrebbe opportuno un intervento delle amministrazioni comunale e regionale. Da tutto quanto sopra relazionato, appare evidente che solo a partire dalla fine del 2013 le Soprintendenze competenti hanno potuto svolgere varie ispezioni al parco ed alla villa (spesso in cooperazione con i Carabinieri del Nucleo TPC e con i Vigili del Fuoco), dovendo affrontare manifeste difficoltà derivanti dalle condizioni dello stato dei luoghi e dall'atteggiamento ostativo da parte della proprietà.
Documentazione:
Nardi 18 ottobre 2016
(documento in formato pdf, peso 255 Kb, data ultimo aggiornamento: 28 novembre 2016 )