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Risposta scritta all'interrogazione n. 4-06773 della dep. Caterina Pes. Cuglieri (OR). Area archeologica di Comus.
Testo del comunicato
Nell’atto ispettivo n. 4-06773, l’Onorevole interrogante, illustrate le condizioni dell’area archeologica di Comus (Cuglieri-Oristano), chiede quali iniziative il Ministero possa prevedere per valorizzare e tutelare il sito, anche a seguito dell’ordine del giorno sottoscritto dall’interrogante e accolto nell’ambito della conversione in legge del decreto legge 31 maggio 2014, n. 83, recante: "Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo", che impegna il Governo, nella predisposizione del piano strategico “Grandi progetti beni culturali”, a porre particolare attenzione ai siti e ai beni di eccezionale interesse culturale e di rilevanza nazionale presenti sulle nostre isole maggiori. Il complesso archeologico di Columbaris, meglio noto dal nome della città punico-romana di Comus di cui anticamente costituiva un sobborgo, è un sito di epoca paleocristiana di grande importanza per gli studi sulla Sardegna tardo-romana e alto-medievale. Esso si trova nell'area ondulata a Nord dell'acropoli di Corchinas e comprende tre edifici principali: un'area cimiteriale formatasi entro i primi decenni del IV secolo d. C. e in uso fino al VII sec., una basilica episcopale con tre navate e una struttura battisteriale, entrambe costruite tra la fine del IV e gli inizi del V sec. e ristrutturate agli inizi del VI sec. Si tratta verosimilmente del complesso episcopale di Senafer, il cui vescovo Bonifacio partecipò al Concilio di Cartagine del 484 d.C.. Vi sono inoltre resti di un quartiere insediativo, con destinazione prevalentemente artigianale. Le campagne di scavo hanno avuto luogo negli anni '50 del XX secolo e poi con maggior continuità tra il 1976 e i1 1995 circa. L'area, di proprietà comunale, è stata sottoposta a vincolo archeologico con decreto ministeriale dell’11 novembre 1978; i ruderi in essa presenti sono stati consegnati dal Ministero delle Finanze alla Soprintendenza per i beni archeologici per le province di Cagliari e Oristano nel 1998. Per la sua singolarità di centro ecclesiastico un tempo urbano, oggi del tutto disabitato, e per la sua notorietà nel campo degli studi paleocristiani, il complesso di Columbaris-Comus avrebbe certamente meritato di essere inserito tra le aree archeologiche regolarmente aperte al pubblico fm dai primi anni '90, come quelle di Tharros (Cabras), Forum Traiani (Fordongianus), Santa Cristina (Paulilatino) e Nuraghe Losa (Abbasanta), tra le principali della provincia di Oristano. Ciò non avvenne allora e non è avvenuto in seguito a causa di due ragioni concomitanti: l'assenza di personale operaio e di custodia della soprintendenza (presente, invece, a Cabras, Abbasanta e Paulilatino) e la mancata costituzione di una cooperativa di gestione (che si è formata in tutti i centri sopra citati). A queste ragioni si deve aggiungere la condizione più isolata del sito che, a differenza degli altri, non si trova lungo una strada importante di transito (come Abbasanta e Paulilatino lungo la strada statale 131 Cagliari-Sassari) o nell'immediata adiacenza di un centro urbano ricco di attrattive ambientali e culturali (Fordongiamis, centro termale lungo la strada statale) o in una rinomata località marina e turistica (Tharros-Cabras), ma giace in aperta campagna ed è accessibile solo percorrendo una strada campestre e un sentiero pedonale. L'unico centro abitato presente nelle vicinanze è la borgata marina di Santa Caterina dì Pittinuri, frequentata soprattutto d'estate, mentre il capoluogo comunale dista circa 17 chilometri. Pertanto, a differenza degli altri casi citati, a Columbaris-Comus non è stato possibile né sviluppare le elementari attività di sorveglianza e manutenzione con personale della soprintendenza, né favorire il passaggio ad una forma più articolata e organizzata di gestione e fruizione attraverso il coinvolgimento del Comune e la formazione di una cooperativa o società locale, nell'ambito di una più generale politica di respiro regionale. Negli ultimi 20 anni, la mancanza di un partner attivo nel campo della manutenzione e gestione ha impedito di fatto anche lo sviluppo di un programma coerente di restauro e valorizzazione, solo episodicamente sostituito da interventi della soprintendenza e del comune. In particolare la soprintendenza ha eseguito un importante intervento di restauro con fondi ministeriali nel 1994, un cantiere di scavo archeologico e manutenzione con fondi regionali nel 2001 e un intervento di manutenzione e valorizzazione con fondi ministeriali nel 2005. Un altro piccolo intervento di manutenzione urgente è stato progettato dalla Soprintendenza coi fondi dell’esercizio finanziario 2013 e i lavori, consegnati nel mese di dicembre 2014, sono stati ultimati. Con quest’ultimo intervento, nella basilica cimiteriale si è ricreato un piano di calpestio regolare pressappoco alla quota dell'antico pavimento, che era stato asportato dai vecchi scavi per mettere in luce i sarcofagi; ora i sarcofagi sono visibili, affiorando dal piano di calpestio il tanto che basta, ma la percorribilità, la sicurezza e il decoro sono enormemente migliorati. Inoltre nel battistero si è fatto un piccolo restauro che ha permesso di conservare parti delicate e pericolanti della vasca. Da parte sua, il Comune ha eseguito occasionali interventi di diserbo e manutenzione della recinzione; inoltre ha realizzato, con un progetto approvato dalla Soprintendenza nel 2001, il parcheggio per i veicoli e un piccolo edificio di servizio, che non è mai entrato in funzione ed anzi è soggetto ad atti vandalici, proprio perché abbandonato. Negli ultimi anni il Comune ha cercato di legare la gestione del complesso archeologico prima a quella del centro ippico in corso di realizzazione alcuni chilometri più a Nord, nella ex-borgata Ersat adiacente al nuraghe Oratiddo, poi alla gestione del costituendo museo archeologico che avrà sede nell'ex-convento dei Cappuccini, nel centro abitato di Cuglieri; al momento, tuttavia, non si vede una soluzione efficace a breve termine. Quanto sopra esposto evidenzia la strettissima concatenazione delle attività che fanno vivere il patrimonio archeologico: dallo scavo al restauro, allo studio, fino alla valorizzazione, gestione e fruizione. Più in particolare, si evidenzia anche che il nodo centrale e irrisolto è proprio quello della gestione, che necessita dell'intervento diretto delle forze locali. L’Onorevole interrogante fa riferimento all’ordine del giorno 9/02426-A/067, di cui è prima firmataria, accolto dal Governo, nell’ambito della conversione del decreto legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni dalla legge 29 luglio 2014, n. 106. In tale ordine del giorno il Governo si è impegnato a porre particolare attenzione ai siti e ai beni di eccezionale interesse culturale e di rilevanza nazionale presenti sulle nostre isole maggiori, nella redazione del Piano strategico “Grandi progetti beni culturali”, previsto dall’articolo 7, comma 1, del provvedimento di legge sopra richiamato e per il quale è autorizzata una spesa di 5 milioni di euro per il 2014, di 30 milioni di euro per il 2015 e di 50 milioni di euro per il 2016. Il programma di interventi per il 2014, sul quale si è espressa favorevolmente anche la Conferenza unificata, è stato approvato con decreto ministeriale del 6 maggio 2015 ed è in corso di registrazione presso gli organi di controllo. In esso, per la limitatezza dello stanziamento, intervenuto ad esercizio finanziario già in corso, non si è potuto dare l’attenzione che il Governo si è impegnato a porre al patrimonio culturale di rilevanza nazionale presente nelle isole maggiori. Le risorse previste per l’esercizio finanziario 2104, nella misura di soli 5 milioni di euro, sono state assegnate a solo due interventi, per 2.500.000 di euro ciascuno, riguardanti la realizzazione del Museo nazionale della Resistenza di Milano e del Museo italiano dell’audiovisivo e del cinema, a Roma. Per l’esercizio finanziario in corso e per il prossimo, la legge ha assegnato maggiori risorse, il che consentirà al Governo di valutare e considerare con la “particolare attenzione” di cui all’ordine del giorno approvato, anche progetti e programmi riguardanti interventi di valorizzazione di beni di eccezionale interesse culturale e di rilevanza nazionale presenti nelle isole maggiori.
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-10-27 22:29:21 / Ultimo aggiornamento 2020-10-27 22:29:21