"Eravamo pieni di speranze: “Vedrai che ci toccherà a lavorare, poi questa guera finirà presto!” E in ogni vagone ce misero quaranta persone".
Marcello Pezzetti, Il libro della Shoah italiana, Torino, Einaudi, 2009, p. 152
SABATINO FINZI nasce a Roma l’8 gennaio 1927 da Giuseppe Finzi (1904-1945), ebreo livornese rappresentante di tessuti, e Zaira Zarfati (1903-1943), ebrea romana. Di famiglia benestante, abita con i genitori e la sorella minore Amelia (1931-1943) nel cuore del quartiere ebraico, in via del Tempio 4, dove viene arrestato con tutta la famiglia, compresi i nonni materni Angelo Zarfati (1876-1943) ed Ester Di Porto (1878-1943) e uno zio materno, Leone Zarfati (1903- 1943?).
All’arrivo ad Auschwitz-Birkenau i nonni, la mamma Zaira e la sorella Amelia vengono immediatamente inviati verso le strutture di messa a morte. Sabatino e il padre Giuseppe sono inseriti nel campo con i numeri di matricola 158556 e 158557. Dopo un periodo di quarantena Sabatino viene assegnato al sottocampo di Jawischowitz, dove lavora nelle miniere di carbone. Il 17 gennaio 1945 è inserito nelle squadre di prigionieri che devono affrontare un drammatico trasferimento verso l’interno del Reich. Arriva a Buchenwald il 22 gennaio e rimane nel suo peggior settore, il Kleines Lager (“piccolo campo”, dal tasso di mortalità elevatissimo, adibito ad alloggiare migliaia di prigionieri ebrei provenienti dall’evacuazione del complesso di Auschwitz) fino alla liberazione, l’11 aprile 1945. Il padre Giuseppe, che affronta la stessa marcia, muore invece in un sottocampo di Buchenwald, Ohrdruf, poco prima della liberazione.
Ritornato a Roma sposa Ester Pavoncello, da lui chiamata affettuosamente “Pupa”, con cui ha due figli, Giuseppe e Giorgio, che lo affiancano quando apre un’officina per la lavorazione di metalli alla Magliana. Diventa nonno di quattro nipoti, due dei quali portano il suo nome. Uno, fatalmente, nasce il 16 ottobre. Sabatino muore il 24 maggio 2012, all’età di 85 anni.