Tipo Luogo:
Area Archeologica
Area archeologica di Alba Docilia
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Descrizione
La romanizzazione della Liguria prende forma nei suoi confini geografici e politici a seguito di operazioni di conquista condotte dai Romani in un ambito cronologico che si situa tra la fine del III secolo a.C. e la prima metà del II secolo a.C. circa in Italia nord-occidentale.
L’occupazione di questo territorio era per i Romani una garanzia di sicurezza per i collegamenti con le province della Gallia e della Hispania; il riassetto delle vie di comunicazione costituisce un importante aspetto per il processo di occupazione e troverà il suo culmine con la riorganizzazione di età augustea e l’inserimento della Liguria nella Regio IX. In tale ambito le aree agricole del territorio docilio cominciano ad espandersi e popolarsi con la nascita di insediamenti sparsi. Ed è proprio in questa fase storica che nel I secolo d. C., nella zona di Albisola Superiore, viene costruito il grande complesso della villa romana.
L’edificio in piazza Giulio II, portato in luce con gli scavi condotti alla fine dell'800 da don Schiappapietra, parroco della chiesa di San Nicolò di Albisola, è riferibile ad una grande villa (oltre 9000 metri quadrati) di età romana imperiale che univa caratteristiche della dimora residenziale con strutture e servizi produttivi tipici della fattoria. Sono riconoscibili il quartiere padronale (pars urbana), il settore rustico - produttivo (pars rustica o fructuaria) e il settore termale.
Parte del nucleo abitativo e della zona termale è attualmente visibile nell'area archeologica compresa nel vasto piazzale antistante la stazione ferroviaria; un tratto del settore rustico è conservato sotto il porticato a fianco della stazione stessa, mentre i resti murari esistenti sotto la piazza sono resi leggibili grazie al tracciato planimetrico, riportato mediante lastre di travertino sulla pavimentazione moderna.
Nel quartiere residenziale della villa, esposto a Sud, piccoli vani (cubicula) si affacciavano su un peristilio porticato. I reperti rinvenuti nello scavo rivelano l’elegante decorazione del porticato con intonaci dipinti, lesene scanalate in marmo bianco e capitelli figurati con foglie d’acanto e delfini affrontati. Alcuni vani posti a Nord del peristilio erano forniti di sistema di riscaldamento mediante circolazione di aria calda sotto il piano pavimentale; gli ambienti destinati al soggiorno del proprietario, della famiglia e degli ospiti erano dotati di pavimenti a mosaico e tarsie marmoree e di pareti e soffitti dipinti, che testimoniano una certa raffinatezza almeno nel periodo di maggior sviluppo della villa, corrispondente al I e al II secolo d.C.
Nel settore rustico una ventina di vani di differenti dimensioni adibiti probabilmente a magazzini, alloggi servili e ricoveri per animali, si disponevano, secondo una tipologia diffusa in area gallo-romana, intorno ad una grande corte centrale; gli ambienti ubicati nell’angolo Nord ospitavano impianti di lavorazione con vasche e canalette, oggi occultate sotto il terrapieno ferroviario, attribuibili alla produzione o alla trasformazione delle derrate alimentari e dei prodotti provenienti dalle proprietà agrarie dell’azienda agricola.
Il settore termale collegato alla parte abitativa comprende un grande edificio quadrangolare con al centro una piscina a pianta circolare e, verso sud, una vasca o cisterna rivestita con malta idraulica. In una serie di ambienti collegati si riconoscono vani di servizio connessi alle attivita termali.
La monumentalità dell’impianto termale, il numero di cubicula presenti nell’area residenziale nonché l’estensione planimetrica del settore di servizio con la vasta area cortilizia hanno indotto a identificare il complesso come la mansio di Alba Docilia, stazione di posta appartenente all’organizzazione del cursus publicus che compare sulla Tabula Peutingeriana e in altri itinerari antichi.
Le mansiones romanae sorgevano in prossimità di strade di grande comunicazione e garantivano possibilità di sosta, accoglienza e riposo per viaggiatori e animali: corrispondono a tali necessità sia lo sviluppo del quartiere residenziale sia l’estensione planimetrica della corte circondata da spaziosi ambienti adibiti forse a magazzini o stalle, sia un capillare sistema idraulico e non ultima la presenza di un attrezzato settore termale, adeguato a un esercizio pubblico piuttosto che ad una struttura privata, per quanto grandiosa.
La distinzione tra villa rustica e mansio non è sempre chiara, in quanto le tipologie edilizia e planimetrica possono presentare elementi comuni, e non si esclude che alcune villae possano essere state successivamente trasformate in mansiones.
L’occupazione stabile della villa tra I e V forse VI secolo d.C. è documentata dai numerosi reperti ceramici e monetali, attestanti una rete di vivaci rapporti commerciali. Le indagini archeologiche sotto la Via degli Scavi hanno rivelato una stratigrafia intatta, altrove mancante, che ha permesso di delineare la frequentazione del sito dall’epoca preromana al tardo antico e all’alto medioevo, quando alcuni ambienti della villa ormai in abbandono vengono occupati da sepolture a inumazione, per le quali è ancora da individuare la relazione con la chiesa di San Pietro, o con un primitivo edificio di culto, che si imposta sui resti del complesso di età imperiale.
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-04-14 17:50:59 / Ultimo aggiornamento 2025-11-10 11:53:13
Posizione
Area archeologica di Alba Docilia
Piazza Giulio II - 17011 Albisola Superiore (SV)
Contatti
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