
Tipo Luogo:
Parco Archeologico
Parco archeologico dei Taureani

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Descrizione
Il Parco Archeologico dei Taureani, si estende sul pianoro sommitale di un promontorio roccioso posto a 70 m s.l.m., naturalmente difeso su tre lati, caratterizzati da una ripida parete a strapiombo e raccordato, sul lato orientale, alla restante parte del terrazzo mediante un leggero pendio. Tale promontorio occupa una posizione posta a controllo del vasto tratto costiero compreso tra Capo Vaticano e lo Stretto di Messina, delimitato all’orizzonte dall’arcipelago eoliano, ed è ancora oggi contraddistinto da una imponente torre di avvistamento cinquecentesca in funzione antisaracena.
Il sito mostra le tracce di una lunghissima occupazione antropica, testimoniata da una complessa stratificazione archeologica che, dal II millennio, giunge con alcune cesure, all’età medievale.
Dopo una prima frequentazione risalente già al Neolitico (V millennio), un'occupazione più stabile del pianoro è attestata nel II millennio, quando a partire dall’età del bronzo Medio e fino al Bronzo Finale (XII-X sec a.C.) il pianoro diventa sede di una serie di villaggi di capanne i cui resti sono stati individuati al di sotto delle strutture del successivo abitato di IV sec.
La fase di maggiore densità abitativa, in particolare fu quella del Bronzo Medio 3, quando si riscontra nel sito la fase culturale di Thapsos-Milazzese, ben attestata anche in numerosi siti siciliani e eoliani e Calabria tirrenica Meridionale, in particolare nel Promontorio di Tropea. Le capanne di questa fase presentano una base in pietra e pareti in graticcio stramineo rivestito d’argilla cotta (il crollo delle pareti in concotto ha rivelato le impronte di rami ed elementi lignei che le rafforzavano). Al di sotto del crollo, inoltre è stato riconosciuto un battuto pavimentale con tracce di una piastra di focolare in argilla.
Sono stati rinvenuti anche frammenti di produzione micenea, significativi per testimoniare l’inserimento del sito nel sistema di scambi che interessavano il Mediterraneo nell’età del Bronzo.
In età storica il pianoro è attestato il susseguirsi si almeno tre città che si sovrappongono:
Verso la fine del IV secolo si installa sul pianoro un nucleo di genti italiche, conosciuto dalle fonti e il cui etnico è attestato dai bolli impressi sui laterizi da costruzione (spesso usati in strutture di canalizzazione) che riportano l’iscrizione TAYRIANOYM (Taurianoum). I Tauriani dunque qui fondano, verso la fine del IV secolo a.C., uno dei centri strategici del loro ampio sistema insediativo, distribuito lungo la vallata del Métauros fino all’interno aspromontano. A questo primo nucleo insediativo si fanno risalire diverse strutture, probabilmente a carattere abitativo le cui precise articolazioni planimetriche non sono ancora definibili perché rinvenute al di sotto dei successivi livelli che le hanno in gran parte distrutte.
Dopo una prima fase di fine IV-III secolo, al termine della guerra annibalica (218-202), nel II secolo, si riscontra una prima ripianificazione della città, caratterizzata dalla ricostruzione di un impianto “regolare” organizzato verosimilmente su assi stradali larghi circa 5 metri, che si incrociano ad angolo retto che definiscono gli isolati e sono bordati da costruzioni con funzioni abitative e commerciale-produttive.
All’estremità occidentale del pianoro, è la cosiddetta “casa del mosaico”, una singolare costruzione, edificio pubblico oppure residenza privata con carattere di alta rappresentanza, così denominata per il ritrovamento di uno splendido mosaico in opus vermiculatum con scena di caccia all’orso. L’articolazione interna prevede almeno venti ambienti che, per una superficie totale conservata di circa 400 mq, si dispongono a ridosso di spazi probabilmente porticati aperti su un cortile centrale, pavimentato con lastre in terracotta. In particolare il settore nord ospita un’ampia sala da banchetto che ha restituito l’emblema musivo, sopra menzionato, e che poteva ospitare sette klinai, tra le quali è da annoverarne una in bronzo con decorazioni applicate in argento e pietre preziose .
Le strutture murarie sono realizzate con pietre locali di medie dimensioni, ben lavorate e sbozzate sulla faccia vista, messe in opera con doppio paramento e riempimento interno ben compresso. Il legante è costituito da sola terra oppure da una malta di calce poco consistente mescolata ad abbondante terra argillosa. Le pavimentazioni presentano generalmente un letto di malta di calce al di sotto dei piani di calpestio costituiti da lastrine, losanghe e lastre in terracotta; sono attestati per questo periodo anche pavimenti a mosaico e in cocciopesto. Numerose similitudini associano il sito di Taureana a quello di Mella-Oppido Mamertina, nella tecnica costruttiva e nell’ organizzazione degli isolati e unità abitative.
Alla pianificazione di entrambe le città, probabilmente, non deve essere stata estranea la stessa Roma, presente ormai in Calabria dagli inizi del II secolo con deduzioni coloniali tra il 194 e il 192 a.C. come quelle di Copiae e Vibo Valentia, Tempsa e Crotone. Il processo di urbanizzazione che nell’Italia romana si fa partire con la fine del III secolo a.C., è da più parti considerato una diretta conseguenza della politica espansionistica e di conquista di Roma a seguito della seconda guerra punica3, ma la presenza romana nel nostro sito non trova, però, riscontro diretto nella documentazione letteraria ed epigrafica.
Allo scadere del I secolo a.C, in età augustea una seconda ripianificazione interessa tutto il pianoro: il precedente abitato viene riutilizzato e in parte inglobato nel nuovo impianto con il quale si ridisegna l’intera città che forse in questa fase assume il nome di Tauriana termine con il quale l’insediamento sarà identificato nei secoli a venire. Con il toponimo Tauriana compare, infatti, come statio lungo la via Popilia, negli itinerari come la Tabula Peuntingeriana, nell’Anonimo Ravennate (Cosmographia, IV 32; V 2) e in Guidone (Geographica, 30-32, 73)15. Le direttrici stradali sono grossomodo state mantenute, contestualmente sono stati previsti importanti realizzazioni ex novo come il complesso santuariale e l’edificio per spettacoli, interventi consistenti che sembrano protrarsi, almeno nel caso dell’edificio per spettacoli, nel corso del I secolo d.C.
Il santuario urbano, la cui divinità rimane per ora ignota, viene ad occupare una spianata, ampia m 45 x 52 ca, appositamente regolarizzata allo scadere del I secolo a.C. quando tutti gli edifici della precedente città dei Tauriani furono completamenti dismessi e il materiale riutilizzato per le nuove costruzioni. Il grande complesso sacro risulta al momento un unicum nel panorama regionale: esso è costituito da un ampio porticato che si sviluppa sui tre lat996+6i di un’area scoperta al centro della quale sorge l’edificio templare che associa la tradizione centro-italica dell’alto podio con quella greco-ellenistica della pianta.
L’edificio per spettacoli messo in luce a ridosso della strada basolata, è costituito da una grande cavea appoggiata su un pendio naturale roccioso, ma sostenuta a sua volta da un possente sistema di sostruzioni (costituito da strutture triangolari speculari ai margini della cavea e da setti radiali) All’interno, un alto muro in mattoni delimita lo spazio dell’orchestra pavimentata con lastre fittili. Un ambulacro esterno, largo m 2,15, probabilmente coperto da una volta, doveva consentire la fruibilità della struttura con percorsi di aditus/exitus; l’ambulacro interno a ridosso del muro in mattoni era invece funzionale allo svolgimento dello spettacolo e dunque utilizzato solo dai protagonisti. Le murature sono state realizzate in conglomerato cementizio e rivestite con pietrame e mattoni. Le sue particolarità architettoniche e tipologico-dimensionali che lo avvicinano a quegli edifici “ibridi” destinati contemporaneamente a rappresentazioni teatrali e giochi gladiatori.
L’analisi dell’edificio, unitamente all’esame delle tecniche edilizie utilizzate, porta ad inquadrare cronologicamente la struttura in età imperiale. In particolare, l’evidente uso di una tecnica mista, con l’utilizzo di un’opera laterizia che combina opus vittatum, l’opus testaceum e l’opus incertum, in assenza di altri elementi probanti, collocherebbe la costruzione della struttura alla seconda metà del I secolo.
In età tardo-antica e bizantina, il centro di Tauriana sembra mantenere una funzione preminente e potremmo dire direttiva, in virtù della vicinanza della via consolare romana, di un’area portuale attiva fino al XVIII secolo e della sua funzione religiosa. Tauriana, infatti, fu sede vescovile a certamente dal VI e forse già dal IV secolo, sulla base di un’epigrafe, proveniente dall’area di S. Fantino, posta da Leucosius, che potrebbe essere il più antico vescovo della città. In virtù di tale attestata presenza di un vescovo, Tauriana è probabilmente il principale centro urbano della regione, che per l’età bizantina di fatto coincide con la regione delle Saline, comprensorio citato dalle fonti, che doveva avere notevole importanza ed estensione (comprendeva presumibilmente un ampio settore della piana di Gioia Tauro e settori collinari e montani dell’Aspromonte nord-occidentale) con valenza di eparchia, per poi restringersi poi progressivamente, fino a scomparire, a partire dall’età normanna.
A proposito della funzione religiosa di Tauriana, nel primo periodo bizantino, è certamente legata alla crescente importanza del culto di S. Fantino attestata dalle numerose chiese dedicate al santo ricordate dalle fonti e dal complesso religioso posto ai margini meridionali del promontorio e della città antica di Tauriana, identificato con il santuario ricordato dalla vita di S. Fantino, scritta tra VIII e IX dal vescovo taurianese Pietro e che costituisce la principale fonte di notizie sul santo
vissuto tra fine del III e IV secolo.
L’edificio più antico del complesso è proprio la cosiddetta cripta di San Fantino, che la tradizione ricorda come il luogo di sepoltura del santo, morto e sepolto a Tauriana secondo Pietro nel 336 d.C.
L’edificio più antico del complesso è proprio la cosiddetta cripta di San Fantino, che la tradizione ricorda come il luogo di sepoltura del santo, morto e sepolto a Tauriana secondo Pietro nel 336 d.C.
Si tratta di un vano a pianta rettangolare coperto da una volta a botte che poggia su otto arcate cieche, sui lati lunghi, rientranti rispetto al fino della parete che, sulla base di confronti con edifici romani della Campania e del Lazio è stato identificato come un ninfeo databile tra nel IV secolo d.C. Tale ninfeo (secondo alcune ipotesi pertinente ad una villa di età tardo romana) più probabilmente fu edificato per monumentalizzare una piccola sorgente che sgorga nel sito, perché collegata alla vita di San Fantino e quindi al suo culto. L’edificio infatti è posto in un’area che già dell’età tardo-imperiale aveva una funzione funeraria, mantenuta fino al VII secolo, quando risulta essere il cimitero episcopale della città.
Proprio la sepoltura del santo nel ninfeo, trasformato in una sorta di basilichetta ipogea, avrebbe quindi dato avvio alla trasformazione funzionale dell’area e alla successiva costruzione di spazi sempre più grandi e strutturati dedicati al culto. Una breve campagna di scavo, condotta nel 1994, infatti, ha consentito di individuare sul lato sud-est della chiesa ottocentesca un impianto absidato ricollegabile ad un edificio di culto di età alto-medievale, a conferma dell’origine altomedievale del complesso religioso di San Fantino. Sono state individuate, in particolare due delle tre absidi (quella centrale e quella laterale sud).
Al periodo di utilizzo del ninfeo come cripta di un sovrastante edificio medievale va messo in relazione l’interessante ciclo pittorico medievale che decora l’edificio, variamente assegnato dagli studiosi al X secolo (Costabile) ad un periodo di poco successivo (metà XI-XII) secolo.
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Della kline, si conservano parte dei quattro piedi e delle fasce laterali in bronzo che costituivano il rivestimento del telaio in legno. Emblema e kline sono ora esposti nel nuovo allestimento del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.
Della kline, si conservano parte dei quattro piedi e delle fasce laterali in bronzo che costituivano il rivestimento del telaio in legno. Emblema e kline sono ora esposti nel nuovo allestimento del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-04-14 17:59:18 / Ultimo aggiornamento 2025-04-28 12:46:00
Posizione
Parco archeologico dei Taureani
Località Taureana - 89015 Palmi (RC)
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