Si comunica ai gentili visitatori che il Museo Nazionale d'Abruzzo a partire dal 5 novembre 2025 è temporaneamente chiuso al pubblico per permettere il trasferimento del Museo al Castello cinquecentesco, sede storica dell'istituto.
Il Museo che visse due volte
Il catastrofico sisma del 6 aprile 2009 ha determinato la chiusura del Museo Nazionale d’Abruzzo, che era stato fino ad allora il principale della regione, per importanza storica e architettonica del contenitore – la fortezza spagnola dell’Aquila, uno degli esempi più grandiosi e meglio conservati di architettura militare cinquecentesca –, per ampiezza di superficie espositiva e numero di visitatori, per consistenza e pregio del patrimonio esposto, che documentava storia e preistoria del territorio regionale, dagli inizi dell’era quaternaria a tutto il Novecento.
La sede storica, gravemente danneggiata dal terremoto, è tutt’ora oggetto di un complesso intervento di restauro. La nuova vita del Museo ha avuto inizio il 19 dicembre 2015, con la riapertura nel complesso architettonico dell’ex mattatoio comunale dell’Aquila, sito in Borgo Rivera, di fronte alla celebre Fontana delle Novantanove Cannelle.
La storia in breve
Il Museo Nazionale d’Abruzzo fu inaugurato il 23 settembre 1951 nel Castello Cinquecentesco dell’Aquila, da poco restaurato dai danni dell’occupazione nazista. In esso confluirono, oltre ai depositi della locale Soprintendenza, le raccolte del Museo Civico Aquilano, istituito a fine Ottocento e smantellato nel 1942 per esigenze di guerra. Nel 1958 il bastione est della fortezza accolse lo scheletro fossile di Mammuthus meridionalis rinvenuto qualche anno prima nella conca aquilana. Nel 1966 vi pervennero anche “in deposito provvisorio a tempo indeterminato” le opere del Museo Diocesano d’Arte Sacra, istituito nel 1935.
La chiesa aquilana si era del resto già resa benemerita nei confronti dei tesori d’arte della città, curandone, durante i mesi più tragici della guerra, il trasferimento precauzionale nei depositi vaticani, al riparo da bombardamenti e depredazioni. Una selezione delle raccolte del Museo, che il terremoto del 6 aprile 2009 ha drammaticamente estromesso dalla sua sede storica, è oggi ospitata nel complesso dell’ex mattatoio comunale dell’Aquila, costruito negli anni 1881-1883 e dismesso nel 1990.
Nella nuova sede provvisoria, dopo un accorto intervento di riparazione e ristrutturazione, eseguito tra il 2010 e il 2015, ha trovato posto, protetta da avanzati presidi antisismici, una selezione di una sessantina di reperti archeologici e 112 tra dipinti, sculture e oreficerie, dal Medioevo all’Età Moderna. Si tratta di capolavori che testimoniano l’identità, la storia e la vitalità della cultura dell’intera regione, alcuni dei quali recuperati tra le macerie del sisma e restituiti a nuova vita grazie a complessi interventi di restauro.
I tesori del MuNDA
La sezione archeologica dell’età antica (sala A), è costituita da
reperti provenienti da Amiternum, Aveia e Peltuinum, importanti centri
italici e romani della conca aquilana, tra cui il Calendario Amiternino
e i rilievi in pietra calcarea raffiguranti un Combattimento di gladiatori
e una Cerimonia funebre e un coperchio di urna cineraria sempre in
calcare con serpente attorcigliato, tutti databili tra il I secolo a.C. e il I
secolo d.C. Le vetrine espongono armamenti, monili, suppellettili domestiche e
oggetti d’uso comune provenienti dalle ricchissime necropoli di Fossa e di
Bazzano databili tra il IX secolo a.C. e il I secolo d.C. Nel mese di giugno
2025, in occasione delle Giornate Europee dell’Archeologia, è stato presentato
un allestimento interessante e inedito, reso possibile grazie alla recente
assegnazione di reperti archeologici provenienti dai depositi della
Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Chieti e
Pescara, con l’esposizione di cinque volti provenienti dalla città di Amiternum
e appartenenti a sculture in marmo e pietra calcarea.
Il Medioevo abruzzese (sala B) è documentato da un’eccezionale collezione di Madonne, che per ricchezza e qualità artistica ha ben pochi confronti in campo nazionale e internazionale: alcune rarissime e preziose icone dipinte duecentesche (Madonna “de Ambro”, Madonna di Sivignano, Madonna di Montereale), e numerose sculture in legno; maestose e sacrali quelle di cultura romanico-bizantina, risalenti al Millecento e Milleduecento (Madonna di Lettopalena, Madonna delle Concanelle); slanciate e flessuose quelle trecentesche, che rivelano nella dolcezza del volto e nella raffinatezza delle linee la spiritualità e la grazia della nuova arte gotica (Madonna di Fossa, Madonna di San Silvestro).
Il periodo di transizione tra l'arte
tardogotica e l'inizio del Rinascimento nella sala C è rappresentato
dall'opera Dormitio Virginis del Maestro del Trittico di Beffi risalente alla fine del XIV secolo. Il Quattrocento si apre con smaglianti pitture su fondo d’oro zecchino: tra esse il Trittico di Beffi (1410-1415),
attribuito al teramano Leonardo di Sabino. L'artista, considerato
uno dei più grandi rappresentanti del Tardogotico abruzzese, noto come il
“Maestro di Beffi” si distingue, oltre che per la qualità grafica e la
raffinatezza della tecnica esecutiva, per la ricerca di un naturalismo e di una
verità che apriranno la strada al primo Rinascimento. Dal mese di settembre
2023 il Museo ha acquisito un’altra sua opera, la Dormitio Virginis,
grande tavola eseguita a tempera su fondo oro, restaurata prima
dell’esposizione “Nuove acquisizioni”, aperta al pubblico dal 23 settembre al
1° novembre 2023. Testimonianze del primo Rinascimento abruzzese sono i
dipinti di Andrea Delitio e le sculture lignee di Paolo Aquilano,
Giovanni di Biasuccio e Silvestro dell’Aquila (San
Sebastiano, 1478). Le vetrine custodiscono manufatti
testimoni dell’alta capacità artistica degli artefici del
Quattrocento abruzzese: altaroli dipinti, suppellettili sacre,
reliquiari e croci processionali, tra le quali spicca quella
realizzata da Nicola da Guardiagrele. Tra i dipinti di
soggetto e committenza francescana (Sala D, che ospita
fino al rientro delle opere in corso di restauro un nuovo temporaneo
allestimento con l’esposizione di 14 disegni provenienti dalla donazione di un
collezionista privato, che dialogano con i sette dipinti su tela di Giulio
Cesare e di Francesco Bedeschini delle collezioni del MuNDA). Il nuovo progetto allestitivo è stato ideato per accogliere parte
dell’importante donazione privata effettuata in memoria di Carmela Gaeta
e per permettere che alcune delle opere della “Sala francescana” siano
oggetto di manutenzione straordinaria, revisione e restauro nella
previsione della loro futura esposizione negli spazi restaurati del
Castello cinquecentesco, sede originaria del Museo Nazionale d’Abruzzo. Nel Cinquecento (Sala E), oltre all’originale
personalità di Francesco da Montereale e le opere di Cola dell'Amatrice, maestro dell'arte italiana della prima metà del Cinquecento (La sacra Famiglia, 1528 e La sacra parentela, terzo decennio del XVI secolo), è Saturnino Gatti la figura di primo
piano del Rinascimento italiano. Il Museo espone due suoi dipinti su tavola (Madonna
degli Angeli, 1505; Madonna del Rosario, 1511, recentemente
restaurata) e diverse sculture in terracotta (Presepe di Tione e Sant’Antonio
Abate, 1512) gravemente danneggiate dal terremoto e mirabilmente restaurate. La Sala
F ospita tele di importanti maestri del Seicento napoletano, tra cui:
Mattia Preti (Il martirio di San Bartolomeo, Giobbe nel letamaio,
Cristo e l’adultera, Il tributo della moneta), Bernardo Cavallino (Natività),
Jusepe de Ribera (La Maddalena in meditazione del teschio), Andrea
Vaccaro (Sant’Agata in carcere), Massimo Stanzione (Cristo
benedicente). L’ultima sala (Sala G), riallestita nel dicembre del
2022 a seguito di nuove e importanti acquisizioni, è dedicata all’Ottocento
abruzzese e accoglie dipinti, disegni e sculture, tra i quali spiccano I
morticelli (1880) di Francesco Paolo Michetti, La lavandaia (1885-1888)
di Pasquale Celommi e La Redenzione di Teofilo Patini (1905 ca.), opera
acquisita nel 2021. Nel settembre 2023 un altro dipinto dello stesso artista, Il
Ciabattino, entra nelle collezioni del museo. Il percorso espositivo si
conclude cronologicamente con una opera dell’artista Emilio Greco (1913-1995),
la Nereide (1973), proveniente dalla più ampia collezione di opere che
l’artista donò al Museo nel 1993.
Nel 2024 l’allestimento del percorso espositivo si è arricchito con
altre opere acquistate fra il 2022 e 2023, scelte per il loro specifico valore
all’interno delle Collezioni del Museo e per l’importanza che ricoprono per
l’arte abruzzese: la pala di Nicola Filotesio, detto Cola dell’Amatrice, La
famiglia di Gesù che incontra la famiglia del Battista (La sacra parentela),
vero e proprio capolavoro della pittura di questo territorio, la Dormitio
Virginis, grande tavola eseguita a tempera su fondo oro dal Maestro del
Trittico di Beffi e un disegno risalente al terzo decennio del XVII secolo
opera del pittore aquilano Giulio Cesare Bedeschini, la Madonna del Carmine
con i santi Carlo Borromeo, Francesco d’Assisi, Marco Evangelista, Antonio da
Padova e Caterina d’Alessandria.
Nel mese di dicembre 2024 il Museo ha presentato la sua ultima
acquisizione, il Trittico Dragonetti De Torres, opera del pittore
Antoniazzo Romano (1453/40-1508) e di un suo collaboratore e l’Annunciazione
di Walter Monich, gruppo scultoreo eseguito nel 1410-1415 ca., in deposito,
esito di una stretta collaborazione istituzionale fra i Musei del Bargello di
Firenze e il Museo Nazionale d’Abruzzo dell’Aquila, nell’ambito del Sistema
Museale Nazionale, progetto coordinato dalla Direzione Generale Musei del MiC.
Nel mese di luglio 2025 il MuNDA ha esposto il gruppo ligneo intagliato
e dipinto Madonna col Bambino proveniente dal Museo Nazionale di Castel
Sant’Angelo.
Il Museo Nazionale d’Abruzzo – L’Aquila, ai sensi del D.M. 53 del 9
febbraio 2024 Modifiche al decreto ministeriale 23 dicembre 2014,
recante “Organizzazione e funzionamento dei musei statali” e del
D.P.C.M. n. 57 del 15 marzo 2024 recante “Regolamento di organizzazione
del Ministero della Cultura, degli uffici di diretta collaborazione del
Ministro e dell’Organismo indipendente di valutazione della
performance”, ha recentemente acquisito il Parco archeologico di Amiternum,
costituito dalle zone del Teatro e dell’Anfiteatro con due ingressi
distinti, separate dalla viabilità odierna e dal percorso del fiume
Aterno.
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-04-14 17:51:10 / Ultimo aggiornamento 2025-11-11 09:47:29