Museo nazionale d'Abruzzo dell'Aquila
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Descrizione
Il Museo Nazionale d’Abruzzo fu inaugurato il 23 settembre 1951 nel castello cinquecentesco dell’Aquila, nel quale confluirono, oltre ai depositi della locale Soprintendenza, le raccolte del Museo Civico Aquilano, istituito alla fine dell’Ottocento e smantellato nel 1942 per esigenze belliche. Dal 1959 il bastione est del castello ospita l’imponente scheletro fossile di *Mammuthus meridionalis*, vissuto 1.300.000 anni fa e rinvenuto accidentalmente nel 1954 in una cava d’argilla presso la località Madonna della Strada di Scoppito da alcuni operai. Nel 1966 vi pervennero anche, «in deposito provvisorio a tempo indeterminato», le opere del Museo Diocesano d’Arte Sacra, istituito nel 1935. Danneggiato in maniera significativa dal terremoto del 2009, il MuNDA ha riaperto al pubblico nel dicembre 2025. Il percorso espositivo si snoda in quattordici sale disposte su due piani, che accolgono opere databili dal IX al XVI secolo. Tra queste spiccano l’eccezionale collezione di Madonne lignee e le rare icone dipinte duecentesche; il *Trittico di Beffi*, splendido esemplare del tardo gotico in terra d’Abruzzo; il polittico raffigurante San Giovanni da Capestrano e le storie della sua vita, opera di un ignoto maestro dalla complessa cultura di committenza francescana; e una serie di lavori frutto delle originali personalità di artisti quali Silvestro dell’Aquila, Saturnino Gatti e Francesco di Paolo da Montereale. Primo passo verso la riappropriazione di un luogo di grande fascino e importanza storico-artistica, nonché verso la completa apertura al pubblico anche delle sezioni archeologica e di quelle dedicate al periodo dal tardo Cinquecento in poi, il percorso museale prevede inoltre la visita, con aperture straordinarie, di alcune aree particolarmente suggestive del castello: depositi, contromine e fossato.
Sala 1L’AQUILA E IL SUO CASTELLO
La sala ospita al centro il plastico del castello dell’Aquila realizzato alla metà del XVIII secolo dal duca di Noja Giovanni Carafa. Alle quattro pareti accolgono il visitatore i dipinti dei santi protettori della città di Giulio Cesare Bedeschini.
La serie dei quattro santi protettori dell’Aquila fu tra le creazioni più fortunate della produzione di questo artista tanto che numerose furono le repliche e le copie che se ne eseguirono. Rappresentati a mezza figura e rivolti verso lo spettatore di tre quarti, i santi esibiscono un modellino della città mostrato dalla parte della chiesa dove i loro corpi furono sepolti.
San Bernardino da Siena è ritratto vestito col saio francescano e indica con la destra il monogramma del nome di Gesù; san Pietro Celestino, in abito pontificale e con la corona del triregno sul capo, sorregge un libro con le chiavi di san Pietro; sant’Equizio, evangelizzatore di Amiternum e del suo territorio, si presenta nelle sembianze di un anziano asceta vestito del saio monastico e provvisto di un bastone; san Massimo, diacono di Aveia, veste una dalmatica e tiene nella sinistra la palma del martirio.
Sala 2
SAN PIETRO CELESTINO E COLLEMAGGIO
La sala ospita una serie di opere legate tra loro dall’importanza storica, politica e religiosa che ha avuto nel corso dei secoli papa san Celestino V, già conosciuto come Pietro da Morrone. Espressione della grande valenza culturale di questa figura è la basilica di Santa Maria di Collemaggio all’Aquila, faro della cristianità per tutto il mondo cattolico. In questo tempio, infatti, il santo fu incoronato papa nel 1294, istituendo la Perdonanza, e qui fu sepolto dopo la sua canonizzazione avvenuta nel 1313.
Testimonianza di questo rapporto sono le due sculture della Madonna con Bambino in trono e di San Pietro Celestino riferite all’ambito di Silvestro dell’Aquila, la splendida vetrata con l’immagine a mezza figura di papa Celestino V e sei disegni, eseguiti da Francesco Bedeschini, per il progetto mai realizzato del deposito delle reliquie del santo nella basilica di Collemaggio.
Il pavimento mostra una delle mappe storiche dell’Aquila, che illustra la conformazione della città prima del devastante terremoto del 1703.
Sala 5
DEVOZIONE, ICONOGRAFIA E SPIRITUALITÀ TRA IX E XIII SECOLO
La sala raccoglie significative testimonianze della produzione artistica in Abruzzo tra l’Alto Medioevo e il pieno Duecento. Accanto alle decorazioni scultoree che ornavano edifici e arredi presbiteriali provenienti dal territorio, è qui esposta una selezione di tavole dipinte a soggetto Mariano. Queste testimoniano la vivace diffusione nella regione del culto della Vergine, erede in parte di antichi culti legati alla fertilità e al ciclo delle stagioni.
Le rappresentazioni più antiche mostrano Maria come Sedes Sapientiae, seduta in trono con il Bambino Gesù benedicente in grembo. A questa si affiancano altre iconografie: la Vergine Regina, incoronata e ornata di gemme, simbolo della sua regalità celeste, e la Madonna lactans,
che allatta il Figlio attenuando la rigidità formale con un gesto profondamente umano, carico di tenerezza e significato salvifico.
Queste opere, di sorprendente intensità espressiva, testimoniano la devozione religiosa attraverso un linguaggio visivo capace di unire sacro e quotidiano.
Sala 6
LA SCULTURA LIGNEA MEDIEVALE IN ABRUZZO
Un fenomeno caratteristico dell’arte abruzzese è rappresentato da una ricca produzione di statue lignee policrome che conobbe una stagione particolarmente fertile a partire dalla fine del XII secolo. Divenuta una delle espressioni più originali dell’arte medievale della regione, tale lavorazione trova l’origine della sua diffusione nell’abbondanza della materia prima e nella sua relativa economicità.
Le sculture non erano soltanto oggetti di devozione, ma protagoniste della vita religiosa e sociale: rappresentazioni sacre che prendevano parte attiva alle processioni, alle feste patronali e ad altri riti collettivi, rispecchiando i gusti e la sensibilità delle comunità locali. Sebbene realizzate da intagliatori attivi sul territorio, documentano nello stile influenze provenienti dalle regioni del centro Italia.
La sala raccoglie una selezione di sculture rappresentanti la Madonna in trono con Bambino, immagine simbolo di spiritualità e di devozione popolare profonda e partecipata, in grado di unire ieraticità e tenerezza. Accanto a esse, si conserva un raro esempio di Cristo deposto, in origine parte di un più ampio gruppo scultoreo oggi perduto raffigurante la Discesa di Cristo dalla croce.
Sala 7
I TABERNACOLI
I legami con la cultura d’Oltralpe, già vivi nelle realizzazioni dei secoli precedenti, diventano più saldi nel corso del XIV secolo. I risultati più efficaci di questi contatti, che trasformarono gradualmente le immagini introducendo nell’arte regionale i modi della cultura gotica, si fecero sentire soprattutto nella statuaria lignea.
Queste sculture erano in origine poste all’interno di un tabernacolo: una custodia, diffusa tra Medioevo e primo Rinascimento, decorata con pitture e rilievi che conservava la statua di una figura del culto cristiano, in genere un santo o la Madonna. Era posto su un altare e poteva essere aperto o chiuso secondo le celebrazioni religiose che scandivano l’anno.
A causa della deperibilità del materiale di cui erano fatte, in genere legno dipinto, o a volte intenzionalmente, molte di queste custodie furono smembrate e le parti disperse o posizionate altrove. Straordinario esempio di queste macchine plastiche-pittoriche è il tabernacolo di Campo di Giove (L’Aquila), di cui si propone una possibile ricostruzione.
Sala 8
IL TARDOGOTICO IN ABRUZZO
La sala espone capolavori della pittura tardogotica in Abruzzo, testimonianza della vivace stagione artistica che ha animato la regione nella prima metà del XV secolo. Botteghe artistiche e pittori locali si distinguono all’inizio del Quattrocento per un’eccezionale perizia tecnica che si traduce in una straordinaria ricchezza decorativa, fondata sull’uso di colori brillanti, azzurro oltremare e della foglia d’oro graffita e punzonata.
Le opere qui esposte, originariamente realizzate come ornamento per altari o per la devozione privata, rivelano la volontà di celebrare il divino e di educare il fedele alle storie sacre, spesso accorpando più episodi. Questa devozione dà origine a immagini preziose, concepite per emozionare e guidare la preghiera, in un legame tra raffinatezza materica e intensità spirituale.
Il polittico del pittore Lorenzo da Venezia testimonia l’arrivo di esemplari di arte veneta in Abruzzo, crocevia di scambi soprattutto lungo la costa adriatica. Il gruppo scultoreo dell’Annunciazione, opera dello scultore tedesco Walter Monich, conferma come maestri forestieri giunti in Abruzzo portassero nuove sensibilità formali, destinate a dialogare con la cultura figurativa locale.
Sala 9
IL QUATTROCENTO
Nel Quattrocento l’arte abruzzese è interessata da un’evoluzione stilistica che, da forme squisitamente tardogotiche, giunge a esiti artistici più maturi.
Il massimo pittore locale, Andrea Delitio, parte dall’esempio di Bartolomeo di Tommaso da Foligno, con cui si lega in società nel 1442 a Norcia, e dalla vicinanza a stilemi umbri e marchigiani, per approdare a una pittura di luce di chiara influenza toscana nella seconda metà del secolo. La sua attività di pittore si concentra nei centri di Sulmona, L’Aquila, Atri (Teramo) e Guardiagrele (Chieti), preparando il terreno per l’avvento in Abruzzo di un linguaggio propriamente rinascimentale.
Nell’ultimo quarto del secolo, la pittura si concentra sulla resa dei corpi e delle membra, lo studio della luce e della composizione. Le opere dell’ignoto Maestro di San Giovanni da Capestrano, esposte in questa sala, riflettono le novità della pittura fiorentina e romana di Benozzo Gozzoli e Antoniazzo Romano, giunte in Abruzzo lungo la via degli Appennini.
Anche la scultura segue un simile percorso artistico formale, in cui le forme tardogotiche vengono gradualmente abbandonate in favore di una maggiore fisicità e attenzione per il dato reale.
Sala 10
I POLITTICI DEL XV SECOLO
La sala espone un gruppo di polittici del XV secolo provenienti da conventi e chiese del territorio abruzzese.
Composizione pittorica su più pannelli lignei affiancati, il polittico era destinato ad adornare un altare. Le tavole dipinte sono tenute insieme da una cornice architettonica autoportante (carpenteria) formata da pilastri, colonnine e arcatelle, spesso abbellita da finestrelle e intagli a traforo. Solitamente al centro compare la Madonna con Bambino o Cristo benedicente, mentre ai lati figure di santi e beati. La porzione orizzontale in basso (predella) è generalmente occupata da episodi o figure sacri.
I polittici abruzzesi si distinguono per una forte sensibilità spirituale, cara agli ordini monastici, e per una raffinata ricerca estetica influenzata dalla pittura fiorentina e umbra del Quattrocento. Il Maestro dei Polittici Crivelleschi, ad esempio, realizzò composizioni che sono un vero manifesto del culto francescano, codificando la rappresentazione dei santi cari all’ordine in immagini sempre uguali e riconoscibili.
Sul finire del secolo la produzione artistica si aprirà alle novità del Rinascimento di area centrale, a una resa più realistica delle figure e una maggiore attenzione alla luce.
Sala 11
L’ALBA DEL RINASCIMENTO ALL’AQUILA
L’Aquila nel Quattrocento era luogo di scambi artistici fra la cultura locale, la scuola romana e le correnti toscane. Nel 1471 gli scultori Giovanni di Biasuccio da Fontavignone (L’Aquila) e Silvestro dell’Aquila si uniscono in società e affittano una bottega in città, nel quarto di San
Pietro. In questo evento potrebbe essere riconosciuto l’inizio del Rinascimento in terra d’Abruzzo.
Le Madonne con Bambino qui esposte mostrano panneggi robusti, volumi plastici, accentuazione dei gesti, sguardi devoti ma allo stesso tempo intimi. Giovanni mostra nella sua scultura influssi toscani e fiorentini, attraverso suggestioni da modelli di artisti come Desiderio da Settignano e Andrea del Verrocchio (maestro di Leonardo da Vinci), assorbiti grazie a contatti diretti, oppure tramite esemplari che circolavano in Abruzzo nella seconda metà del Quattrocento.
La posizione geografica della città favorisce anche stretti rapporti con Roma e con tutto il centro Italia, rendendo il panorama artistico locale permeabile alle influenze dell’opera del massimo pittore laziale del Quattrocento, Antoniazzo Romano. A questo artista è attribuito il trittico qui esposto, proveniente dalla collezione Dragonetti-De Torres dell’Aquila.
Sala 12
LA SCULTURA ABRUZZESE TRA QUATTROCENTO E CINQUECENTO
Le opere qui esposte costituiscono un esempio emblematico della cultura figurativa che si sviluppò in Abruzzo nel contesto di quella che la critica ha felicemente definito “congiuntura verrocchiesca”.
La riflessione su temi e modi del nuovo linguaggio figurativo che da Firenze si irradiava in tutta la penisola, ebbe come centri propulsori le botteghe fiorite all’indomani del terribile terremoto del 1461, quando il territorio abruzzese fu investito da un grande fervore di ricostruzione fatto di
cantieri e commissioni artistiche che produsse un vivace ambiente culturale. Le novità si innestarono sulla tradizione locale: il risultato fu una produzione originale, di alta qualità formale, spesso complessa sul piano attributivo, ma di assoluto rilievo per l’evoluzione della scultura in area appenninica tra Quattrocento e Cinquecento.
Dall’attivissima bottega di Silvestro dell’Aquila uscirono capolavori come il San Sebastiano della chiesa di Santa Maria del Soccorso che mostrano l’aggiornamento alle novità formali del nuovo linguaggio scultoreo che giungevano dagli ambienti romano e fiorentino. Nella bottega di Silvestro si formò Saturnino Gatti, il più poliedrico e talentuoso artista abruzzese della sua epoca.
Sala 13
IL RINASCIMENTO MATURO: SATURNINO E COLA
Durante il Rinascimento si sviluppò all’Aquila una scuola artistica ben definita, inserita pienamente nel vivace panorama culturale della penisola.
Figura centrale di questa stagione è Saturnino Gatti, artista di straordinaria versatilità, capace di fondere in modo originale le influenze fiorentine prima, e romane poi – in particolare sotto l’ascendente di Antoniazzo Romano – con la sensibilità e le tradizioni locali. Ne risultò uno stile personale e riconoscibile, che ne fece uno dei principali interpreti del Rinascimento abruzzese. Saturnino, autore del ciclo di affreschi di San Panfilo a Tornimparte (L’Aquila), dimostra nella grande tavola della Madonna del Rosario una straordinaria capacità di caratterizzazione dei volti dei personaggi. Mentre una più intensa spiritualità si ritrova nel dipinto per la cappella del Palazzo Comunale.
Altro protagonista di spicco della cultura artistica dell’epoca è Cola dell’Amatrice, artista eclettico e innovativo. Le sue opere testimoniano una profonda conoscenza dei grandi maestri
rinascimentali, ma anche un percorso personale di ricerca stilistica. Si avvicinò all’arte di Saturnino, sviluppando un linguaggio autonomo, complesso e sorprendentemente originale.
Sala 14
“FRANCESCO PENTORE”: FRANCESCO DI PAOLO DA MONTEREALE
Discendente da una famiglia di artisti attiva da tempo in città, è considerato il principale interprete dell’ordine francescano in Abruzzo. Per fama, numero e rilevanza delle commissioni, fu uno dei protagonisti assoluti della scena artistica del suo tempo. Il rinnovato fervore spirituale e la richiesta di un’arte devozionale di immediata comprensione trovarono nella sua pittura uno strumento ideale, capace di riflettere il clima socio-culturale dei primi decenni del Cinquecento.
Evidente l’influenza umbro-romana: l’eleganza patetica e aggraziata dei volti richiama Pinturicchio, la spazialità calma ed equilibrata Antoniazzo Romano. Nella produzione più matura, tuttavia, tali suggestioni si attenuano, lasciando spazio a una resa più espressiva, a una costruzione spaziale più vigorosa e a una maggiore naturalezza, segni di un tentativo di aggiornamento in senso raffaellesco.
All’ultima fase della sua attività appartiene la tavola con la Natività della Vergine, animata da una ricca varietà di dettagli e da una vivace esecuzione. In quest’opera convivono elementi della tradizione figurativa del Quattrocento e innovazioni tipiche del pieno Cinquecento, come i raffinati cangiantismi delle figure angeliche.
BORGO RIVERA EX MATTATOIO
Gli spazi dell’ex mattatoio di Borgo Rivera hanno ospitato le collezioni del Museo Nazionale d’Abruzzo dell’Aquila dal 19 dicembre 2015 al 19 dicembre 2025.
Il borgo di Rivera, a sud della città storica ma ancora all’interno delle mura trecentesche, è sempre stato storicamente un luogo strategico, in quanto punto di raccordo tra la campagna e la città. Accanto alla Fontana delle Novantanove Cannelle, uno dei monumenti simbolo dell’Aquila, sorgeva dalla fine dell’Ottocento il mattatoio comunale, edificato in questa zona particolarmente ricca di acque per consentire la macellazione degli animali nel luogo più idoneo dal punto di vista igienico-sanitario. La struttura è rimasta in funzione fino agli anni Novanta del secolo scorso. Dal 2010 al 2015 l’edificio è stato oggetto di un intervento di recupero di archeologia industriale, finalizzato alla creazione della sede provvisoria del MuNDA, drammaticamente estromesso dalla sede storica del Castello a seguito del terremoto del 2009 e qui ospitato fino a dicembre 2025. Attualmente in questa sede rimangono i reperti della collezione archeologica, con manufatti provenienti dalle necropoli di Fossa e Bazzano, principali centri dell’antica popolazione dei Vestini, dalla Marsica e da Amiternum, centro di fondazione sabina conquistato dai Romani nel III secolo a.C.
L’ex mattatoio conserva inoltre collezioni di notevole interesse, databili dal tardo Cinquecento alla fine dell’Ottocento, tra cui spiccano il *Cristo alla colonna* di Pompeo Cesura, la quadreria della Collezione Cappelli con dipinti dei protagonisti del Seicento napoletano e l’interessantissima sezione dedicata al naturalismo e all’espressionismo abruzzese di fine Ottocento. Sulle orme del pittore castellino Teofilo Patini, si sviluppò un florido movimento culturale noto come “Cenacolo Michettiano”, guidato dal pittore Francesco Paolo Michetti, di cui qui si conserva lo splendido dipinto “I morticelli”. La sede ospita inoltre una parte dei depositi e degli uffici amministrativi del Museo.
Il complesso è visitabile secondo un calendario di visite dedicate pubblicato sul sito con anticipo.
Servizi
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Visite guidate
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Sala convegni
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Spazi espositivi
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Assistenza disabili
-
Didascalie
Posizione
Museo nazionale d'Abruzzo dell'Aquila
viale Benedetto Croce - 67100 L'Aquila (AQ)
Contatti
- Tel
- +39 0862 085900
- mn-abr@cultura.gov.it mn-abr@pec.cultura.gov.it
- Website
- http://museonazionaledabruzzo.it/
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