Tipo Luogo:
Museo, Galleria e/o raccolta
Museo nazionale d'Abruzzo dell'Aquila
Apertura
Prenotazione Non richiesta
Orario di apertura:
Informazioni apertura
Info
Il bastione est del Castello, che ospita lo scheletro fossile del Mammut, sarà aperto al pubblico dal 2 luglio al 1° settembre 2024 dalle ore 9 alle 19, con previsione di ultimo ingresso alle ore 18.30.
Il Mammut sarà inoltre visitabile per le seguenti aperture straordinarie serali e diurne:
Luglio:
4, 5, 6 e 7 dalle ore 19 alle 23 (ultimo ingresso alle ore 22.30), in occasione della II edizione del Festival delle città del Medioevo
Agosto:
5, 12, 19 e 26 dalle ore 10 alle 18 (ultimo ingresso alle ore 17.30)
27, 28, 29 e 30 dalle ore 19 alle 23 (ultimo ingresso alle ore 22.30), in concomitanza con la 730° edizione della Perdonanza celestiniana
Prenotazione obbligatoria per gruppi costituiti da più di 20 persone all’indirizzo e-mail mn-abr.urp@cultura.gov.it
Il biglietto è unico e valido per la visita nella stessa giornata del bastione est e del Museo Nazionale d’Abruzzo – L’Aquila con sede in Via Tancredi da Pentima, che osserva i seguenti orari di apertura al pubblico:
dal martedì alla domenica dalle ore 8.30 alle 19.30 (ultimo ingresso alle ore 19).
Biglietto unico: intero 7 €, ridotto per la fascia d’età 18-25 anni 2 €, gratuito al di sotto dei 18 anni.
Il 7 luglio, il 4 agosto e il 1° settembre l’ingresso sarà gratuito, per Domenica al museo, l’iniziativa del Ministero della Cultura che consente l’ingresso gratuito, ogni prima domenica del mese, nei musei e nei parchi archeologici statali.
I biglietti di accesso al Museo Nazionale d’Abruzzo possono essere acquistati direttamente in biglietteria oppure sul portale dei Musei italiani al link www.museiitaliani.it o sull’app Musei Italiani.
Biglietteria
Orario di apertura:
- Lun
- Chiuso
- Mar
- 08:30 - 19:00
- Mer
- 08:30 - 19:00
- Gio
- 08:30 - 19:00
- Ven
- 08:30 - 19:00
- Sab
- 08:30 - 19:00
- Dom
- 08:30 - 19:00
Descrizione
Il Museo che visse due volte
Il catastrofico sisma del 6 aprile 2009 ha determinato la chiusura del Museo Nazionale d’Abruzzo, che era stato fino ad allora il principale della regione, per importanza storica e architettonica del contenitore – la fortezza spagnola dell’Aquila, uno degli esempi più grandiosi e meglio conservati di architettura militare cinquecentesca –, per ampiezza di superficie espositiva e numero di visitatori, per consistenza e pregio del patrimonio esposto, che documentava storia e preistoria del territorio regionale, dagli inizi dell’era quaternaria a tutto il Novecento.
La sede storica, gravemente danneggiata dal terremoto, è tutt’ora oggetto di un complesso intervento di restauro. La nuova vita del Museo ha avuto inizio il 19 dicembre 2015, con la riapertura nel complesso architettonico dell’ex mattatoio comunale dell’Aquila, sito in Borgo Rivera, di fronte alla celebre Fontana delle Novantanove Cannelle.
La storia in breve
Il Museo Nazionale d’Abruzzo fu inaugurato il 23 settembre 1951 nel Castello Cinquecentesco dell’Aquila, da poco restaurato dai danni dell’occupazione nazista. In esso confluirono, oltre ai depositi della locale Soprintendenza, le raccolte del Museo Civico Aquilano, istituito a fine Ottocento e smantellato nel 1942 per esigenze di guerra. Nel 1958 il bastione est della fortezza accolse lo scheletro fossile di Mammuthus meridionalis rinvenuto qualche anno prima nella conca aquilana. Nel 1966 vi pervennero anche “in deposito provvisorio a tempo indeterminato” le opere del Museo Diocesano d’Arte Sacra, istituito nel 1935.
La chiesa aquilana si era del resto già resa benemerita nei confronti dei tesori d’arte della città, curandone, durante i mesi più tragici della guerra, il trasferimento precauzionale nei depositi vaticani, al riparo da bombardamenti e depredazioni. Una selezione delle raccolte del Museo, che il terremoto del 6 aprile 2009 ha drammaticamente estromesso dalla sua sede storica, è oggi ospitata nel complesso dell’ex mattatoio comunale dell’Aquila, costruito negli anni 1881-1883 e dismesso nel 1990.
Nella nuova sede provvisoria, dopo un accorto intervento di riparazione e ristrutturazione, eseguito tra il 2010 e il 2015, ha trovato posto, protetta da avanzati presidi antisismici, una selezione di una sessantina di reperti archeologici e 112 tra dipinti, sculture e oreficerie, dal Medioevo all’Età Moderna. Si tratta di capolavori che testimoniano l’identità, la storia e la vitalità della cultura dell’intera regione, alcuni dei quali recuperati tra le macerie del sisma e restituiti a nuova vita grazie a complessi interventi di restauro.
I tesori del MuNDA
La sezione archeologica (sala A), è costituita da reperti provenienti da Amiternum, Aveia e Peltuinum, importanti centri italici e romani della conca aquilana, tra cui il Calendario Amiternino (circa 20 d.C.) e i rilievi in pietra raffiguranti un combattimento di gladiatori (I sec. a. C.) e una cerimonia funebre (I sec. d.C.).
Il Medioevo abruzzese (sala B) è documentato da un’eccezionale collezione di Madonne, che per ricchezza e qualità artistica ha ben pochi confronti in campo nazionale e internazionale: alcune rarissime e preziose icone dipinte duecentesche (Madonna “de Ambro”, Madonna di Sivignano, Madonna di Montereale), e numerose sculture in legno; maestose e sacrali quelle di cultura romanico-bizantina, risalenti al Millecento e Milleduecento (Madonna di Lettopalena, Madonna delle Concanelle); slanciate e flessuose quelle trecentesche, che rivelano nella dolcezza del volto e nella raffinatezza delle linee la spiritualità e la grazia della nuova arte gotica (Madonna di Fossa, Madonna di San Silvestro).
Il periodo di transizione tra l'arte
tardogotica e l'inizio del Rinascimento nella sala C è rappresentato
dall'opera Dormitio Virginis del Maestro del Trittico di Beffi risalente alla fine del XIV secolo. Il Quattrocento si apre con smaglianti pitture su fondo d’oro zecchino: tra esse il Trittico di Beffi (1410-1415), attribuito al teramano Leonardo di Sabino. Testimonianze del primo Rinascimento abruzzese sono i dipinti di Andrea Delitio e le sculture lignee di Giovanni di Biasuccio e Silvestro dell’Aquila (San Sebastiano, 1478). Nella sala D è presente un temporaneo allestimento con l’esposizione di
14 disegni provenienti dalla donazione di un collezionista privato, che
dialogano con i sette dipinti su tela di Giulio Cesare e di Francesco
Bedeschini delle collezioni del MuNDA.
Il nuovo progetto allestitivo è stato ideato per accogliere parte dell’importante donazione privata effettuata in memoria di Carmela Gaeta e per permettere che alcune delle opere della “Sala francescana” siano oggetto di manutenzione straordinaria, revisione e restauro nella previsione della loro futura esposizione negli spazi restaurati del Castello cinquecentesco, sede originaria del Museo Nazionale d’Abruzzo.
Nel Cinquecento (sala E) emergono le opere di Cola dell'Amatrice, maestro dell'arte italiana della prima metà del Cinquecento (La sacra Famiglia, 1528 e La sacra parentela, terzo decennio del XVI secolo) e
l’originalissima personalità di Saturnino Gatti, recentemente rinosciuto tra le figure di primo piano del Rinascimento italiano. Di questo artista il Museo espone due dipinti su tavola (Madonna in trono con Bambino e angeli, 1505; Madonna del Rosario, 1511) e diverse sculture in terracotta (Presepe di Tione e Sant’Antonio Abate, 1512), salvate dal terremoto e mirabilmente restaurate.
Il percorso di visita prosegue nella sala F, dove sono esposte le tele di importanti maestri del Seicento napoletano: Mattia Preti, Bernardo Cavallino, Jusepe de Ribera, Andrea Vaccaro, Massimo Stanzione.
La nuova sezione dedicata al secondo Ottocento e al primo Novecento abruzzese conclude idealmente il percorso museale con significative opere di alcuni dei maestri del Verismo italiano: Francesco Paolo Michetti, Costantino Barbella, Teofilo Patini, Aurelio Tiratelli, Pasquale Celommi e Vittorino Scarselli.
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-04-14 17:51:10 / Ultimo aggiornamento 2024-07-05 15:47:48
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