Galleria Borghese
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InfoDescrizione
Il Museo Galleria Borghese custodisce ed espone una collezione di sculture, bassorilievi e mosaici antichi, nonché dipinti e sculture dal XV al XIX secolo. Tra i capolavori della raccolta, il cui primo e più importante nucleo risale al collezionismo del cardinale Scipione (1579-1633), nipote di Papa Paolo V, ci sono opere di Caravaggio, Raffaello, Tiziano, Correggio, Antonello da Messina, Giovanni Bellini e le sculture di Gian Lorenzo Bernini e del Canova.
Le opere sono esposte nelle 20 sale affrescate che, insieme con il portico e il Salone di ingresso, costituiscono gli ambienti del Museo aperti al pubblico. Oltre 260 dipinti sono custoditi nei Depositi della Galleria Borghese, collocati sopra il piano della Pinacoteca e allestiti come una quadreria.
La Galleria è situata all'interno di Villa Borghese "fuori Porta Pinciana", e sorse all'inizio del sec. XVII intorno a un iniziale possedimento della famiglia, a cui furono progressivamente annessi altri terreni fino alla costituzione di un immenso parco. La rapida ascesa dei Borghese, di origine senese, nel contesto romano, culminò nell'elezione a pontefice di Camillo (1605-1621) che, con il nome di Paolo V, avviò la grande stagione di interventi urbanistici e di straordinarie imprese collezionistiche.
Protagonista assoluto di questo scenario, nonché della rappresentanza diplomatica e cerimoniale della corte pontificia, fu il nipote prediletto del papa, il cardinale Scipione Caffarelli Borghese (1577-1633).
La costruzione della Villa Borghese, avviata a partire dal 1607 e condotta in modo sostanziale fino al 1613 sotto la direzione di Flaminio Ponzio, fu portata a compimento da Giovanni Vasanzio (il fiammingo Jan Van Santen) secondo l'impianto architettonico delle tradizionali ville suburbane, come le cinquecentesche Villa Farnesina alla Lungara e la Villa Medici al Pincio.
La leggerezza della struttura, articolata in corpi aggettanti collegati da un portico, garantiva il perfetto inserimento nel contesto naturale, mentre la luminosità della facciata, ornata da rilievi e sculture antiche, riproduceva all'esterno la ricchezza delle opere contenute nei suoi ambienti. Altri edifici che componevano l'assetto complessivo della villa, tra cui l'Uccelliera (1617-1619) e i giardini (1620), sarebbero stati portati a compimento sotto la direzione dell'architetto Giovanni Vasanzio, con aggiunte successive di fabbricati realizzati alla fine del XVII secolo da Carlo Rainaldi.
A partire dal 1770 la Villa fu sottoposta a un radicale rinnovamento dell'apparato decorativo, promosso da Marcantonio IV Borghese (1730-1800) e condotto sotto la direzione dell'architetto Antonio Asprucci. Una schiera di pittori, quali Mariano Rossi, Domenico Corvi, Christoph Unterberger, Anton von Maron, Giuseppe Cades, Nicolò Lapiccola, Tommaso Maria Conca, così come gli scultori Vincenzo Pacetti, Agostino Penna, Tommaso Righi e l'argentiere Luigi Valadier intervennero nella decorazione degli ambienti, facendo della Villa Pinciana un modello di rinnovamento stilistico di portata europea, a ridosso del definitivo affermarsi del Neoclassicismo.
Nel nuovo allestimento Asprucci dispose i maggiori capolavori della scultura antica, oltre all'Apollo e Dafne di Bernini, secondo un nuovo criterio espositivo, ponendoli al centro di ogni sala e raccordando l'intero tema decorativo al nucleo iconografico del gruppo scultoreo. Nonostante la rimozione delle sculture archeologiche dell'antica collezione del cardinale Scipione - conseguente alla vendita imposta nel 1807 da Napoleone a Camillo Borghese (1775-1832) - e le successive integrazioni ottocentesche, ancora oggi, la decorazione delle sale rispecchia i criteri dell'allestimento voluto da Antonio Asprucci.
Oltre l'intensissima committenza architettonica, con l'ascesa al soglio pontificio di Paolo V Borghese (1605-1621) il cardinal nepote Scipione Caffarelli Borghese (1577-1633) diede anche l'avvio a una sistematica acquisizione di opere d'arte, che avrebbero reso la sua collezione una delle più grandi dell'epoca.
Nel 1607, attraverso il sequestro dei dipinti dello studio del Cavalier d'Arpino, entrò in possesso di circa 100 dipinti, tra cui alcune opere giovanili di Caravaggio. Nello stesso anno acquisì la collezione del patriarca di Aquileia, mentre nel 1608 furono acquistati 71 straordinari dipinti appartenenti al cardinale Sfondrato, fra i quali si ipotizza la presenza dell'Amor Sacro e Amor Profano di Tiziano, del Ritratto di Giulio II(Londra, National Gallery) e della Madonna del velo(Chantilly, Musée Condé) di Raffaello.
L'estrema spregiudicatezza usata dal cardinal nepote nell'assicurarsi le opere d'arte e nell'assecondare la sua passione di collezionista moderno è testimoniata da numerose vicende, come quella dell'acquisto nel 1605 della Madonna dei Palafrenieri di Caravaggio, rifiutata dalla Confraternita poco tempo prima dell'esposizione nella cappella in San Pietro - forse per volontà dello stesso pontefice - o, ancora, dal rocambolesco trafugamento della Deposizione Baglioni di Raffaello, prelevata per volere di Scipione dal convento perugino di San Francesco a Prato, fatta calare dalle mura della città nella notte tra il 18 e il 19 marzo 1608 e in seguito dichiarata "cosa privata del cardinale" da Paolo V.
Altre opere di Raffaello erano presenti nella raccolta Borghese, quale prova evidente della sua indiscussa eccellenza: le Tre Grazie(Chantilly, Musée Condé), il Sogno del Cavaliere e la Santa Caterina (Londra, National Gallery), vendute dalla famiglia durante gli anni della Rivoluzione francese.
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