Tipo Luogo:
Area Archeologica
Caverna "Arma delle Manie"
Apertura
Prenotazione Non richiesta
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Descrizione
L’Arma delle Mànie permette di apprezzare uno degli scorci più caratteristici e affascinanti del territorio del Finalese. La caverna si apre ai piedi di una falesia su cui sorge un complesso di abitazioni rurali ed è costituita da un’ampia arcata di roccia rivolta scenograficamente verso il torrente che scorre sottostante. Al suo interno è possibile osservare tracce delle diverse frequentazioni umane dalla Preistoria ai giorni nostri. Particolarmente importanti sono le testimonianze riferibili all’uomo di Neandertal che frequentò questa grotta tra 70.000 e i 38.000 anni fa.
La cavità, di origine carsica, è la più vasta del Finalese e si è formata nella zona di contatto tra due diverse formazioni geologiche. Osservando attentamente si può notare, infatti, che la volta e le pareti della caverna sono scavate nel calcare miocenico (Pietra del Finale) mentre la base è costituita da scisti permiani.
Lo spazio interno è in parte delimitato da muretti in pietra, che definiscono alcuni ambienti nei quali si conservano ancora strutture e attrezzi agricoli. La grotta fu, infatti, utilizzata, fino agli anni Sessanta del secolo scorso, come ovile, fienile, rimessa e frantoio. Come conseguenza di tali attività, la caverna venne svuotata del terreno presente all’interno per utilizzarlo nella realizzazione dei terrazzi antistanti. Questa pratica, testimoniata in diverse altre località della Liguria nel corso dell’Ottocento, comportò la distruzione dei livelli superiori del deposito archeologico fino ad esporre i livelli argillosi non adatti alla coltivazione. Nell’estremità orientale della caverna è ancora visibile l’area interessata dagli scavi archeologici, delimitata da una recinzione.
A partire dal 1964, diverse campagne di ricerca hanno portato al rinvenimento di numerosi manufatti paleolitici in pietra, utilizzati per le attività di caccia, la macellazione delle prede e la trasformazione e il trattamento di pelli e materiali vegetali. Tra gli strumenti più caratteristici si ritrovano le cosiddette punte musteriane ossia schegge triangolari realizzate con una tecnica di scheggiatura caratteristica, detta Levallois e impiegate come punte di lancia.
Le attività di caccia sono testimoniate anche dai numerosi resti ossei di cervo, capriolo, orso, uro, cinghiale e stambecco. Oltre a questi rinvenimenti, caratteristici dell’uomo di Neandertal e del Paleolitico Medio, in alcuni lembi residui del deposito superficiale sono emerse tracce della frequentazione della grotta da parte dell’uomo anatomicamente moderno (Homo sapiens), che, in Europa, sostituì l’uomo di Neandertal agli esordi dell’ultimo periodo glaciale intorno a 40.000 anni fa (Paleolitico Superiore). Una selezione significativa dei materiali rinvenuti nel corso degli scavi alle Mànie è esposta nel Museo Archeologico del Finale.
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-04-14 17:51:24 / Ultimo aggiornamento 2024-04-16 10:10:45
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