Pasquetta nei giardini medicei
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Descrizione
Descritto da Giorgio Vasari come “il più ricco, il più magnifico et il più ornato giardino d’Europa”, questo straordinario luogo di meraviglia, riconosciuto come prototipo del giardino cinquecentesco all’italiana fa parte del sito seriale Unesco “Ville e giardini medicei in Toscana ”
Il giardino venne realizzato come parte significativa di un complesso programma di rinnovamento e abbellimento della Villa di Castello, per volontà di Cosimo I de’ Medici subito dopo la sua ascesa al potere. La straordinaria iconografia del giardino doveva esaltare il ruolo pacificatore ed il dominio illuminato sulla Toscana del nuovo governo del Duca. La Grotta degli Animali o del Diluvio, fra le più celebri in Europa, ideata dal Tribolo, animata da spettacolari giochi d’acqua, attualmente interessata da un lungo ciclo di restauri, ha un ruolo simbolico centrale insieme alla fontana di Ercole e Anteo, realizzata dal Tribolo e Pierino da Vinci e coronata dal gruppo bronzeo di Bartolomeo Ammannati. Nel “selvatico” di lecci, querce e cipressi si distingue la grande vasca-cisterna realizzata da Vasari e decorata dall’Appennino o Gennaio, scultura bronzea dell’Ammannati. Il giardino vanta una eccezionale collezione di agrumi, costituita da circa cinquecento piante di importanza storico-botanica unica al mondo, discendenti dalle antiche varietà medicee con esemplari di oltre trecento anni di vita, esposte all’aperto da aprile a ottobre e ricoverate nel periodo invernale nelle due storiche limonaie. Anche il giardino delle erbe officinali è un vero gioiello con la Stufa dei mugherini, che accoglie il raro gelsomino doppio indiano di Goa detto “mugherino”, che dà il nome alla serra del cosiddetto “ortaccio” o Giardino segreto.
La Grotta degli animali o del Diluvio, che si trova al termine del viale principale, fra le più celebri in Europa, fu progettata da Niccolò Pericoli detto il Tribolo intorno al 1540. Ha un ruolo simbolico e centrale nella complessa e straordinaria iconografia del Giardino, realizzata per esaltare il ruolo pacificatore e il dominio illuminato sulla Toscana del nuovo governo di Cosimo I de’ Medici. Recenti studi hanno evidenziato le forti connessioni che intercorrono tra la celebre Grotta di Egeria del II sec. d.C. sulla via Appia che celebrava il mito della ninfa Egeria e del suo consorte Numa Pompilio, secondo re di Roma. Entrambi ritornano nell’encomiastica medicea in particolare in occasione del matrimonio di Cosimo I e della sua sposa Eleonora di Toledo, facendo avanzare l’ipotesi che il Giardino sia stato realizzato anche come omaggio di Cosimo I alla sua consorte, moglie fedele e saggia consigliera, che assume nel contesto di Castello un ruolo inedito, quasi di musa ispiratrice.
Il progetto originale si trasformò nel corso del Cinquecento, con l’apporto di altri architetti e scultori della corte medicea, tra cui Giorgio Vasari, Bartolomeo Ammannati e il Giambologna, e con successivi interventi e restauri sino alla fine del Settecento.
La Grotta, gioiello del giardino mediceo, è un vero e proprio teatro delle acque, allegoria del potere in forma di meraviglia, dove la variopinta fauna allestisce uno spettacolo unico al mondo in una commistione perfetta tra artificio e natura, amplificata dall’impiego di elementi naturali reali, come i palchi di vere corna. Un carosello di specie abbraccia l’unicorno, unica creatura fantastica, simbolo di purezza, che campeggia al centro della vasca frontale e risana con il suo corno le acque per tutti gli altri animali. Il richiamo alla leggenda, nota fin dal mondo greco, sottolinea il ritorno dell'Età dell'oro della Toscana sotto il governo del Duca riflesso nelle acque che, provenienti dal vivaio dell'Appennino, attraversano il luogo segreto della Grotta e quindi tutto il Giardino, distribuite tramite numerose fontane, alcune non più esistenti, sino a quelle di Venere Fiorenza, del Giambologna, e di Ercole (eroe mediceo) che scoppia Anteo, opera di Bartolomeo Ammannati. Anteo è un gigante feroce dalla cui bocca esce un getto alto 5 metri, esaltazione della forza e della potenza del nuovo Duca.
All’interno della Grotta, oltre alla fontana con l’unicorno, spiccano altre specie esotiche e animali all’epoca ritenuti rari come la giraffa, simbolo di trionfo di tradizione classica, chiamata in origine “cameleopardo” perché riuniva caratteristiche del cammello e del leopardo. Giulio Cesare ne portò una a Roma per celebrare i suoi trionfi in Egitto e solo molti secoli dopo si poté ammirare a Firenze il primo esemplare vivente donato a Lorenzo il Magnifico dal sultano d’Egitto.
Sulla stessa vasca il rinoceronte grigio dal doppio corno non ha nulla delle fattezze naturali, il suo modello di riferimento potrebbe essere una celebre stampa di Dürer, mentre è possibile riconoscere la copia del modello romano di epoca ellenistica raffigurante un cinghiale ferito che papa Pio IV donò a Cosimo I nel 1560 riprodotto da Pietro Tacca per la Fontana del Porcellino. Anche un leopardo stilizzato e una scimmia, un dromedario e un elefante creano insieme agli altri una straordinaria composizione dai molteplici valori simbolici.
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