L'Area archeologica di Comeana e i Tumuli di Montefortini e Boschetti riaprono al pubblico grazie a un accordo di valorizzazione siglato dalla Direzione regionale musei della Toscana con il Comune di Carmignano
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L'Area archeologica di Comeana e i Tumuli di Montefortini e Boschetti riaprono al pubblico grazie a un accordo di valorizzazione siglato dalla Direzione regionale musei della Toscana con il Comune di Carmignano (PO).
Il Direttore regionale musei della Toscana, Stefano Casciu e il Sindaco del Comune di Carmignano, Edoardo Prestanti, hanno sottoscritto il 23 luglio 2020 un accordo per la valorizzazione dell'Area archeologica di Comeana che riapre al pubblico con visite guidate esclusivamente su prenotazione che partiranno dal Museo Archeologico di Artimino tel. +39 055 8718124; parcoarcheologico@comune.carmignano.po.it
"L’accordo siglato col Comune di Carmignano - dichiara Stefano Casciu, Direttore regionale musei della Toscana - va nella direzione di una sempre maggiore integrazione con gli Enti locali, che sul territorio possono dare un contributo fondamentale per la gestione di siti come questi, in stretta relazione con i musei civici e con le comunità locali, così attente alla valorizzazione del loro patrimonio".
I corredi delle tombe di Montefortini e Boschetti sono da tempo esposti al Museo Archeologico di Artimino ‘Francesco Nicosia’ e questo progetto museale, quindi, tiene conto e consolida una forte integrazione con il contesto territoriale, sia negli aspetti didattici, sia nelle effettive possibilità e modalità di fruizione e valorizzazione. Nasce così un percorso integrato completo per gli istituti scolastici che hanno come tappa fondamentale dell'attività formativa la visita al museo e alle aree archeologiche, e contemporaneamente si arricchisce l'offerta turistica del territorio. Il percorso unitario di visita, già sperimentato in passato, ora sarà gestito principalmente dal Comune con il supporto, in particolare per gli aspetti programmatici e scientifici, della Direzione regionale. Una recentissima prova generale della fattibilità e della potenzialità della collaborazione, che fa seguito ad altre esperienze simili degli anni passati, si è avuta in occasione dell'apertura serale dell'area archeologica per le Notti dell'Archeologia 2020 che ha dimostrato come i tumuli si possano ben prestare anche ad iniziative straordinarie, in grado di arricchire l'offerta culturale e attirare un pubblico più vasto.
“Si tratta di un’importantissima iniziativa”, commenta il sindaco di Carmignano Edoardo Prestanti. “Tramite la collaborazione con la Direzione regionale musei della Toscana si apre un’opportunità irripetibile per il nostro territorio. La civiltà etrusca rappresenta infatti la culla identitaria di Carmignano, duemila anni di storia che hanno lasciato tracce indelebili nel presente della comunità locale”.
“Questa collaborazione alla gestione del tumulo di Montefortini – aggiunge l’assessore alla cultura Stella Spinelli – ci permette di valorizzare ancora di più il patrimonio etrusco presente nel nostro Comune. Un altro passo nella crescita culturale e turistica di Carmignano, che sempre di più sta puntando su quel turismo culturale e sostenibile di cui la rete archeologico museale costituisce un tassello fondamentale”.
Durante il Periodo orientalizzante della civiltà etrusca (fine VIII-inizi VI sec. a. C.), l'area di Carmignano ha conosciuto un intenso sviluppo economico e culturale, testimoniato dagli splendidi esempi di architettura funeraria presenti sul territorio, tra i quali il Tumulo di Montefortini è certamente il più imponente. I lavori di scavo e consolidamento della tomba si sono svolti per alcuni decenni, a partire dal 1966, sotto la direzione di Francesco Nicosia.
La struttura consiste in una collinetta artificiale (tumulo), attualmente conservata per un'altezza di 12 metri, all'interno della quale sono state ricavate due camere funerarie. La più antica è una monumentale tomba circolare (tholos) con un diametro di oltre sette metri, visitabile dall'alto percorrendo un camminamento rialzato che consente di apprezzare da un punto di vista straordinario la copertura "a falsa cupola", un tempo sorretta dal pilastro centrale ancora in posto. Il ricchissimo corredo funerario recuperato all'interno della tomba (databile intorno al 640-630 a. C.) comprende molti materiali preziosi, come due incensieri di bucchero decorati a traforo, un'eccezionale coppa di vetro turchese e una nutrita serie di oggetti in avorio decorato. Il corredo testimonia le intense relazioni politiche e commerciali che l'aristocrazia locale intesseva con l'area vicino-orientale, anche attraverso la mediazione dei mercanti greci e fenici.
Qualche decennio dopo la sua costruzione parte della copertura della tomba più antica crollò, probabilmente a causa di un sisma, e la stessa famiglia aristocratica decise di costruire una seconda camera funeraria vicina alla precedente, ampliando il tumulo, che adesso ha un diametro massimo conservato di ben 70 metri. Anche questa seconda struttura è straordinariamente conservata ed attualmente visitabile, e comprende un corridoio di accesso (dromos) a cielo aperto, un vestibolo originariamente sigillato da un grande lastrone di chiusura (oggi collocato a lato dell’ingresso) ed una camera rettangolare, entrambi con copertura "a falsa volta". Anche all'interno di questa tomba vennero recuperati molti oggetti pregevoli, persino di produzione egizia, e monili di argento e oro.
Poco distante dal Tumulo di Montefortini si trova il Tumulo dei Boschetti, parzialmente conservato e liberamente accessibile. Si tratta anche in questo caso di una tomba a tumulo, erosa nella parte sommitale dai secolari lavori agricoli. All'interno di questa struttura era ricavata una camera rettangolare, accuratamente pavimentata e sigillata da un lastrone di pietra. La cella era preceduta da un vestibolo, al quale si accedeva attraverso un corridoio, chiuso a sua volta da un altro grande lastrone di pietra serena, materiale utilizzato anche per la costruzione del resto della tomba. Attualmente l'architettura è conservata per un'altezza massima di 1,25 metri. In questa struttura vennero recuperati diversi materiali di corredo, databili tra il 670 e la metà del VII sec. a. C., tra i quali spiccano certamente anche in questo caso gli oggetti in avorio.
I corredi di tutte e tre le tombe sono attualmente esposti nel vicino Museo Archeologico di Artimino "Francesco Nicosia".