
LA VISITAZIONE DI PENTEDATTILO. IL DIPINTO RITROVATO

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InfoDescrizione
In occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio 2023 si presenta il restauro del dipinto su tela raffigurante la Visitazione, non ancora attribuito, ma risalente probabilmente al XVIII sec. e ritrovato, dopo molti decenni dalla sua scomparsa, all’interno della Chiesa dei SS. Pietro e Paolo dell’antico borgo di Pentedattilo, frazione di Melito Porto Salvo (RC).
Il paese sorge alle pendici del Monte Calvario, una parete rocciosa che, come racconta il nome greco, ricorda un’enorme mano aperta. Immerso nell’area grecanica, in passato fu un importante punto di accesso per l’Aspromonte, mentre oggi è un paese fantasma, tra i più affascinanti della costa calabrese, colpito da terremoti e alluvioni. Gli abitanti, costretti ad abbandonarlo e a trasferirsi a valle per ragioni di sicurezza, non hanno però mai interrotto il legame con questo luogo.
E’ proprio l’interesse della comunità ha portato al recupero dell’opera, il cui restauro è avvenuto in situ nella forma del cantiere aperto, come tentativo di rimettere in circolo l’esperienza del bello facendo dialogare immagini e luoghi, risignificando gli spazi e ricucendo i tempi.
Il dipinto ritrovato all’interno di un paese abbandonato, porta ad interrogarci, proprio nella giornata nazionale del paesaggio, su un problema cogente della tutela in Italia: come salvaguardare quella caratteristica che rende unico al mondo il nostro patrimonio storico e artistico, che si caratterizza per essere un insieme indissolubile con il suo contesto ambientale. Le calamità naturali unite ai formidabili cambiamenti socio-economici avvenuti in Italia nel secondo dopoguerra con l’avvento di una cementificazione selvaggia, hanno prodotto nel paese una grave questione ambientale che mette a rischio il patrimonio nella sua totalità, fatta di beni storico artistici e di paesaggio. L’alluvione a Firenze nel 1966 rende conto drammaticamente della questione, e sposta il problema della tutela dal restauro critico-estetico delle singole opere teorizzato da Cesare Brandi al più complesso problema di come conservare ciò che rende il patrimonio artistico dell’Italia e degli italiani unico al mondo: il suo essere un insieme indissolubile dall’ambiente in cui è andato infinitamente stratificandosi nei millenni. Di questo si interroga l’ICR negli anni settanta, che sotto la direzione di Giovanni Urbani inizia ad elaborare una metodologia che possa avere efficacia sulla totalità di un patrimonio sempre più esposto – appunto nel suo insieme – ai rischi ambientali, quali sismico, idrogeologico, spopolamento, eccetera. Fu proprio Urbani a ragionare su questo, mettendo a punto, in anni di lavoro di ricerca condotto con vari organismi pubblici e privati e con laboratori scientifici dell’industria, quella da lui denominata “conservazione programmata”. Un metodo portato a sistema, che non serve a realizzare restauri sempre migliori, ma a fare in modo che le opere abbiano sempre meno bisogno di essere salvate e restaurate. Una lezione che probabilmente dobbiamo ancora provare a imparare.
Posizione
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia
via Fata Morgana, 3 - 89125 Reggio di Calabria (RC)
ANDREA MARIA GENNARO
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