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Il Santo degli Alburni: San Lucido di Aquara in provincia di Salerno. #iorestoacasa
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Descrizione
Il territorio degli Alburni è un’antica terra, un’area geografica omogenea e poco conosciuta, a cui afferiscono 11 comuni con relative frazioni. Un’ area ed il suo patrimonio culturale che oggi qui documentiamo con una delle più antiche opere, recuperata attraverso un restauro conservativo.
L’opera è il primo busto reliquiario, multimaterico, raffigurante San Lucido, il santo di Aquara, proveniente dalla chiesa di San Nicola di Bari. Si tratta del primo contenitore reliquiario realizzato per contenere il cranio dell’abate Lucido vissuto tra il 960 ed il 1038.
Il restauro ha rilevato un manufatto con la testa in rame sbalzato e inciso, che si innesta nel busto ligneo, scolpito e policromo. L’opera è frutto di una cultura artistica toscano-senese della seconda metà del Quattrocento, che in pittura si pone in linea con le prime novità rinascimentali fiorentine, ma con inflessioni senesi ancora tardo-gotiche. Un bagaglio culturale difficile da decifrare, che non trova riscontri formali nei busti reliquiari del XV in Campania.
Il manufatto di un argentiere ancora sconosciuto, si colloca come probabile oggetto di autorevole committenza, come sembra svolgersi e definirsi, nei modi e nelle accezioni della cultura figurativa senese degli anni’70-’80 del XV secolo; un’opera di oreficeria rinascimentale sullo sfondo della Napoli aragonese.
Nel 2017 è stata esposta nell’Anteprima di Ritorno al Cilento, una mostra tenutasi presso il Museo del Parco Archeologico di Paestum tra maggio ed agosto.
Rosa Carafa
L’opera è il primo busto reliquiario, multimaterico, raffigurante San Lucido, il santo di Aquara, proveniente dalla chiesa di San Nicola di Bari. Si tratta del primo contenitore reliquiario realizzato per contenere il cranio dell’abate Lucido vissuto tra il 960 ed il 1038.
Il restauro ha rilevato un manufatto con la testa in rame sbalzato e inciso, che si innesta nel busto ligneo, scolpito e policromo. L’opera è frutto di una cultura artistica toscano-senese della seconda metà del Quattrocento, che in pittura si pone in linea con le prime novità rinascimentali fiorentine, ma con inflessioni senesi ancora tardo-gotiche. Un bagaglio culturale difficile da decifrare, che non trova riscontri formali nei busti reliquiari del XV in Campania.
Il manufatto di un argentiere ancora sconosciuto, si colloca come probabile oggetto di autorevole committenza, come sembra svolgersi e definirsi, nei modi e nelle accezioni della cultura figurativa senese degli anni’70-’80 del XV secolo; un’opera di oreficeria rinascimentale sullo sfondo della Napoli aragonese.
Nel 2017 è stata esposta nell’Anteprima di Ritorno al Cilento, una mostra tenutasi presso il Museo del Parco Archeologico di Paestum tra maggio ed agosto.
Rosa Carafa
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-04-14 18:03:44 / Ultimo aggiornamento 2020-04-14 18:03:44
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Luogo sconosciuto
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