Il Salento di Annabella Rossi. La ricerca visiva sul tarantismo e oltre
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Il Salento di Annabella Rossi. La
ricerca visiva sul tarantismo e oltre
Museo della Ceramica di Cutrofiano,
13 Dicembre 2024 – 15 Marzo 2025
Nella ricorrenza del quarantennale del Museo della Ceramica di Cutrofiano e del quarantesimo anniversario della scomparsa della studiosa una mostra multimediale al Museo.
Progetto realizzato in collaborazione dal Ministero della Cultura - Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, Museo delle Civiltà - e dalla Regione Puglia, Polo Biblio-museale di Lecce. A cura di Stefania Baldinotti e Vincenzo Santoro
«Le
mie fotografie sono la realizzazione per immagini del ragionamento scientifico
ed umano che in quel momento elabora la mia mente. Di conseguenza le operazioni
mentali che determinano le mie fotografie sono evidentemente molto diverse da
quelle di un fotografo, professionista o dilettante che sia, che documenta la
stessa realtà. Qualche volta mi è capitato di lavorare con Ferdinando Scianna
che mi ripete sempre che la differenza che c’è tra lui e me consiste nel fatto
che io documento analiticamente, mentre lui tende a dare un’immagine sintetica
dei fatti. È proprio così che io fotografo. Mi servo della fotografia per
analizzare la realtà che studio; l’operazione di sintesi avviene dopo, in un
ulteriore momento del mio lavoro al quale l’esame delle mie fotografie
contribuisce notevolmente».
(L’antropologo e la fotografia:
Annabella Rossi, in Photo 13, a. II, pp. 36-37, 1971)
Dopo l’allestimento negli spazi del Convitto Palmieri a Lecce (con alcuni spin-off a Montesano Salentino, Ruffano e Nardò),
la mostra multimediale Il Salento di Annabella Rossi. La
ricerca visiva sul tarantismo e oltre, il prossimo 13 dicembre 2024, approda a Cutrofiano,
nel Museo della Ceramica,
inaugurando le celebrazioni per il quarantennale del Museo, fondato nel 1985.
La mostra è nata nella ricorrenza
del quarantesimo anniversario della prematura scomparsa di Annabella Rossi e raccoglie i materiali di interesse
etno-antropologico realizzati dall’antropologa, fotografa e documentarista nel
Salento, a partire dalla partecipazione nel 1959 alle ricerche dirette da Ernesto de Martino in Puglia sul
fenomeno del tarantismo.
Il progetto multimediale è curato da
Vincenzo Santoro con Stefania Baldinotti, in collaborazione
con l’Istituto Centrale per il
Patrimonio Immateriale (ICPI), il Museo
delle Civiltà (MuCiv), il Polo
Biblio-museale di Lecce, insieme al Comune
di Cutrofiano, al Museo della Ceramica e a 34°
Fuso APS.
Dal 13 dicembre 2024 al 15 marzo
2025, una serie di attività e manifestazioni, accompagneranno l’esposizione, a
partire dall’evento inaugurale che si terrà venerdì 13 dicembre, dalle 18,00
al Museo della Ceramica di Cutrofiano
(Piazza Municipio). La serata si
aprirà con i saluti istituzionali da parte del sindaco di Cutrofiano, Luigi Melissano, l’assessora alla
Cultura Maria Lucia Colì e di Luigi De Luca, direttore del Polo
Biblio-museale di Lecce. Successivamente, la parola passerà a Marco Leo Imperiale, direttore
scientifico del Museo della Ceramica, Leandro
Ventura, direttore dell’ICPI e ai curatori della mostra, Vincenzo Santoro e Stefania Baldinotti,
i quali insieme a Eugenio Imbriani e Vincenzo Esposito, docenti
di antropologia culturale e profondi conoscitori del fenomeno del tarantismo e
degli studi di Annabella Rossi, ne inquadreranno storicamente la figura e il
legame con il territorio, in particolare, con Cutrofiano. Al termine della
conferenza, i curatori accompagneranno gli ospiti in una visita speciale della
mostra.
Annabella Rossi è nata nel settembre
del 1933 a Roma, città dove è scomparsa nel marzo del 1984. La documentazione
intorno a cui si articola la mostra Il Salento di Annabella Rossi. La
ricerca visiva sul tarantismo e oltre ci restituisce materiali di
ricerca raffinati e appassionanti, testimonianza di come, pionieristicamente,
l’uso della macchina fotografica e della ripresa video e sonora siano stati un
elemento integrale e caratterizzante del mestiere dell’antropologo e
dell’indagine sul campo nelle esplorazioni etno-antropologiche in Italia dopo
la Seconda Guerra Mondiale. Un mestiere che ci consegna un ineguagliato fondo archivistico composto di
documenti sonori, fotografici e cinematografici realizzati e raccolti dalla
studiosa: parte delle Collezioni di Arti
e Tradizioni Popolari del Museo
delle Civiltà e oggetto di
ricerca da parte dall’Istituto Centrale
per il Patrimonio Immateriale, questi archivi vengono restituiti al
pubblico «con l’intento di “tornare a
vedere” o “vedere per la prima volta”, ma in entrambi i casi con gli occhi del
nuovo millennio, persone, paesaggi, contesti e situazioni irrimediabilmente
dissolti dai mutamenti della contemporaneità o imprevedibilmente sopravvissuti
nell’impercettibile radicamento del rito, del ricordo, del fare quotidiano».
Il progetto è quindi l’esito delle pratiche di indagine di Annabella Rossi e
della sua riflessione sul ruolo e la funzione della ricerca antropologica nello
studio delle culture meridionali italiane, ma ne propone anche un’esperienza
radicata nelle sensibilità e nelle istanze della contemporaneità.
I temi della mostra
Le forme della vita associata, della
religiosità popolare e la cultura materiale del Meridione italiano, che trovano
nuova voce nei volumi Le feste dei poveri
(1969, Laterza, Bari) e Lettere da una
tarantata (1970, De Donato, Bari), diventano iconiche e parlanti nel corpus
documentario fotografico, filmico e sonoro realizzato per l’ex Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni
Popolari, con cui Rossi inizia a collaborare già dall’inizio degli anni
Settanta e il cui patrimonio di manufatti e archivistico è confluito dal 2016
nelle collezioni del Museo delle Civiltà.
Ed è proprio questa originale sensibilità di indagine, a partire dall’esperienza sul tarantismo, che ha
aperto l’interesse della ricerca di Rossi verso ulteriori indagini sui mondi
locali. Indagando in particolare, come nel caso del cosiddetto male di San Donato, le loro afflizioni e
le loro specifiche strategie rituali di risoluzione, o documentando industriose
attività artigiane, come la
lavorazione della creta, e la pratica quasi esclusivamente femminile della lavorazione del tabacco. Un patrimonio
di immagini e di conoscenza che la mostra vuole riportare nei luoghi da cui
essa proviene, per stimolare una riflessione al contempo storicizzata e attuale
sul portato valoriale della tradizione e
del folclore, spesso ancora
considerati tratti “pittoreschi”, “spettacolari” e non avvertiti, invece, come pratiche e forme di vita caratterizzanti intere comunità territoriali,
nell’urgenza del proprio tempo storico.
Cutrofiano appare centrale nel
lavoro di ricerca della studiosa, soprattutto grazie alla ricca documentazione
relativa alle attività dei figuli, ritratti in foto che ormai sono diventate
iconiche nell’immaginario che accompagna i visitatori nel Museo della Ceramica.
«Fotografie,
registrazioni sonore e riprese, a volte inedite, – scrive Stefania Baldinotti dell’Istituto Centrale per il Patrimonio
Immateriale – racconteranno al
pubblico un’Italia lontana nel tempo, fermata nei gesti e negli sguardi di
uomini, donne e bambini, inchiodati dalla fatica di vivere “legati ad una
agricoltura preindustriale, a un artigianato moribondo, a una manovalanza di
sfruttamento”, portatori di quella cultura che la Rossi chiamava “cultura della miseria” e contro la
quale decise di schierarsi con la sua opera di ricercatrice e studiosa,
seguendo il paradigma del suo maestro, Ernesto de Martino, incontrato la prima
volta nel 1959 e subito seguito nella celeberrima spedizione in Salento che
svelò all’Italia sul margine del boom economico, quella “terra del rimorso”, dove per guarire dal morso del ragno, solo la
musica era il medicamento e solo il ballo la terapia».