Da Pietro Fabris a Vincenzo Gemito. Nuove acquisizioni del MANN
19 dicembre 2024 – 24 febbraio 2025
Negli ultimi due anni le collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli si sono arricchite di nuove opere, sia a titolo di acquisto sia per donazione. Sono acquerelli, gouaches, incisioni, fotografie d’epoca (con vedute delle sale del Museo e di Pompei), copie ottocentesche dei più celebri tra i nostri bronzi antichi. La mostra Da Pietro Fabris a Vincenzo Gemito. Nuove acquisizioni del MANN propone al pubblico una selezione di 100 tra questi pezzi.
Tra gli acquisti, spiccano il grande acquerello tardo settecentesco dell’artista romano Filippo Maria Giuntotardi (1768–1831) – con una delle più antiche vedute di Pompei (Porta Ercolano) – e la replica della statuetta pompeiana in bronzo del Narciso, realizzata dallo scultore napoletano Vincenzo Gemito (1852–1929).
Tra i doni, i ventitré disegni preparatori offerti dallo studioso e collezionista Carlo Knight (di cui 8 in mostra) permettono di ricostruire con più accuratezza la storia de Le Antichità di Ercolano Esposte. La donazione di Ernesto Bowinkel arricchisce, invece, le collezioni fotografiche del Museo con alcune migliaia di positivi e circa duecento negativi su lastra, tutti legati alla storia del viaggio in Italia, di cui Napoli e le sue antichità furono una tappa fondamentale.
Tutte queste opere documentano tra le altre cose l’immensa fortuna che il Museo Nazionale ha avuto nel corso del tempo. Un museo molto speciale quello di Napoli – che nel 2027 compirà 250 anni – per il suo essere non solo custode di un patrimonio ricchissimo, ma anche testimone, come pochi altri, di quel profondo legame che il mondo moderno ha sempre avuto con l’antichità classica almeno dal ‘500 fino a oggi.
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Documentare gli Scavi: Pompei nelle imprese editoriali del Regno 1740–1850
La mostra è dedicata al processo di documentazione degli scavi di Ercolano e Pompei che si riversò nelle pubblicazioni ufficiali sponsorizzate da diversi regnanti di Napoli, da Carlo di Borbone a Ferdinando II, passando per Gioacchino e Carolina Murat.
Le ventisei opere in mostra nella sala del Plastico di Pompei, vengono dai fondi del MANN: dalla Biblioteca, dall’Archivio Storico, dall’Archivio Disegni e Stampe, e dalla raccolta dei rami della Stamperia Reale. Oltre a Le Antichità di Ercolano Esposte (1757–92), con annessi rami e disegni preparatori, il pubblico potrà ammirare la copia di Rami Inediti appartenuta a Carolina Murat, alcune gouaches di Francesco Morelli, e rare veline di Giuseppe Marsigli.
L’esposizione dialoga con l’istallazione permanente del grande plastico di Pompei, realizzato tra il 1861 e il 1879. Come si svolgevano gli scavi a Pompei nel primo secolo dopo la scoperta? Perché le pitture erano asportate? A quando risale la prima idea di lasciare le pitture in situ? E quali erano i rischi? Dalle prime imprese settecentesche fino a metà dell’Ottocento, diverse tecniche di documentazione, conservazione e restauro furono sperimentate. Non tutte ebbero successo, e i disegni prodotti nel processo rimangono talvolta l’unica fonte per ricostruire una pittura andata perduta. Le opere in mostra raccontano questa storia.
Nuovo allestimento del Salone della Meridiana
Il Salone della Meridiana ha una nuova veste, ispirata all’allestimento realizzato sotto la Direzione di Amedeo Maiuri, nel 1927.
Dell’allestimento voluto dal Maiuri si recuperano oggi diversi elementi: due panche ottagonali del 1907, alcune vasche, tra cui quella in pavonazzetto identificata nei depositi e ricomposta, nonché due labra, che facevano parte della collezione di Carolina Murat; il labrum in rosso antico da Pompei su base della fine del XVIII secolo e quello settecentesco, con sostegno a tripode con teste leonine.
Sul fondo del Salone sono collocati i due celebri candelabri in marmo di Piranesi, esempio sapiente del riuso neoclassico di frammenti antichi "ricombinati" in un'opera moderna. Infine due statue antiche raffiguranti le muse Urania ed Erato e provenienti da Ercolano richiamano la gloria delle Arti, raffigurata nell'affresco del Bardellino sulla volta del Salone.
Riapertura Collezione Gemme Farnese
Dopo il rinnovamento, eseguito nell'ambito del Progetto PON Cultura e Sviluppo 2014-2020 "Valorizzazione del Medagliere", dal 6 settembre 2024 è stata riaperta al pubblico la collezione delle Gemme Farnese del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, una delle raccolte glittiche più prestigiose soprattutto per il fatto di avere conservato l'originaria unitarietà, annoverando sia gemme antiche che moderne. L'evento inaugurale si è svolto venerdì 6 settembre (ore 12) alla presenza del Direttore Generale dei Musei del Ministero della Cultura, professore Massimo Osanna, che commenta: "Si riparte a settembre con un'attenta operazione di valorizzazione delle collezioni museali. Tra queste, le Gemme Farnese presentano sia un notevole interesse antiquario, sia un eccezionale pregio artistico. Si lavora anche per restituire ai visitatori, entro dicembre, la sezione della numismatica, che comprenderà uno spazio dedicato alle oreficerie antiche conservate al Museo".
Gli interventi di rinnovamento delle Gemme Farnese, pur lasciando inalterato l'allestimento curato nel 1995 dal professore Carlo Gasparri, hanno avuto l'obiettivo di valorizzare la storia della collezione e la bellezza delle opere. Si è lavorato sia sugli apparati didattici, ora bilingue e corredati di immagini, sia sulle vetrine ravvivate da nuovi corpi illuminanti a risparmio energetico e da ingrandimenti fotografici esemplificativi. Nelle teche sono ospitate 492 gemme, tra cammei e intagli.
Se, in queste sale, è possibile ammirare uno dei più celebri capolavori della glittica, la Tazza Farnese, filo conduttore del riallestimento è promuovere la conoscenza degli splendidi esemplari in mostra: in questa prospettiva, nelle vetrine sono stati posizionati spot luminosi, che permettono di ammirare i dettagli di vere e proprie sculture in miniatura.
Nei pannelli informativi vi sono approfondimenti sui grandi collezionisti che, nel tempo, hanno permesso di stratificare e arricchire la storia di questa grande raccolta: Pietro Barbo, Lorenzo de' Medici, i cardinali Ranuccio e Alessandro Farnese insieme al dotto Fulvio Orsini. Gli apparati didattici sono concepiti, dunque, per accompagnare il visitatore in un'esperienza dal valore conoscitivo ed emozionale.
ATTIVITA' DIDATTICHE
6 gennaio 2025
Le dodici fatiche di re Carlo
a cura di Coopculture
Mystery tour
Le piccole e i piccoli partecipanti saranno condotti attraverso la collezione Farnese e le collezioni vesuviane, con l’obiettivo di aiutare re Carlo (e re Ferdinando) a realizzare il nuovo Museo che dovrà aprire nella capitale del neonato Regno di Napoli. Le sfide avvincenti sono 12 e di diversa natura, da prove fisiche e performative, ad enigmi e indovinelli, che porteranno i giovani ricercatori e le giovani ricercatrici alla risoluzione del “mistero”.
Per chi: Bambini 6-12 anni
Quando: 6 Gennaio 2025 h.11,00
Durata: 120 m.
Numero partecipanti: Max 25 pax
Costo €8,00
Attività in italiano