Anton Giulio Bragaglia. L’archivio di un visionario
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Descrizione
Anton Giulio Bragaglia. L’archivio di un
visionario
a cura di Claudia
Palma con Elena Alexia Casagrande, Mario Gatti e Bianca Sofia Romaldi
e per
l’allestimento Liselotte Corigliano
La mostra nasce
da un’importante donazione che ha visto l’Archivio Bragaglia alla Galleria
Nazionale e segna la riscoperta di una figura estremamente interessante della
cultura del Novecento, il regista teatrale e cinematografico, studioso e
scrittore Anton Giulio Bragaglia.
Grande sperimentatore e innovatore delle forme d’arte al centro dei suoi interessi, si muove tra le contemporanee avanguardie figurative, a partire dal futurismo, campi d’indagine di un lungo e ricchissimo percorso dove resta al centro la questione della rappresentazione di oggetti e corpi in movimento insieme alla ricerca di una nuova estetica dell’immagine.
Mosso da una curiosità
enciclopedica e animato da una spiccata predilezione per tutto ciò che è
movimento e spettacolarità, come la danza, il teatro, lo sport, è stato un grande
sperimentatore e innovatore delle forme d’arte al centro dei suoi interessi,
fino a coinvolgere anche la fotografia e le arti visive. Le contemporanee
avanguardie figurative, a partire dal
futurismo, sono il campo d’indagine di Bragaglia, che inizia il suo percorso dalla
questione della rappresentazione degli oggetti in movimento per dedicarsi alla ricerca
di procedimenti tecnici volti alla definizione di una nuova estetica
dell’immagine.
La mostra nasce da un’importante acquisizione
che ha visto l’Archivio della Galleria Nazionale accogliere nel 2019 un immenso
patrimonio – circa 200 metri lineari – di libri e materiali documentari fondamentali
per la ricostruzione del lavoro di Bragaglia e per la conoscenza della storia
dello spettacolo dal vivo in Italia. Dopo due anni di lavoro di risistemazione
e digitalizzazione, la mostra espone una selezione di fotografie, grafiche, manifesti
e locandine, documenti sugli allestimenti teatrali, produzioni editoriali. Tutto
questo materiale, inaccessibile per una sessantina di anni, torna oggi ad
essere accessibile al pubblico.
Un’ampia sezione della mostra
ripercorre l’attività registica di Bragaglia alla guida del Teatro Sperimentale degli Indipendenti
(dal 1923 al 1936) e del Teatro delle
Arti (dal 1937 al 1943), spazi vitali per la ricerca teatrale e la cultura d’avanguardia
dell’epoca, con un’apertura internazionale: copioni teatrali, testi teorici, bozzetti
di costumi e rarità, come un originale diario del suggeritore, restituiscono la
concezione del teatro di Bragaglia, il suo interesse per la riforma del teatro
contemporaneo e l’innovazione tecnica delle scene. Il teatro di Bragaglia mette
in scena spettacoli di teatro futurista e di sperimentazione, diventando il palcoscenico
di riferimento per figure come Marinetti, Pirandello,
Svevo, Bacchelli, Soffici, Rosso di San Secondo, Alvaro, Campanile, mentre fa
conoscere al pubblico romano autori internazionali quali Apollinaire, Jarry, Schnitzler,
O’Neill, Strindberg, Brecht, Wedekind, per citare solo alcuni nomi.
Riviste come La Ruota, Comoedia, Cronache
di Attualità e Gala si affiancano
a caricature, maschere e vignette, per ricomporre l’entourage dell’artista e le
sue amicizie con personalità del teatro, dell’arte e della letteratura, senza
dimenticare la danza (celebri le serate danzanti organizzate da Bragaglia e i
rapporti con i suoi protagonisti a livello internazionale). Nel suo teatro divulga
il movimento europeo della “danza libera” e studia le tradizioni del mondo con
quell’interesse antropologico che lo differenzia dagli altri futuristi, lo
stesso che lo porta a recuperare le forme de teatro popolare, l’arte mimica, le
antiche maschere, con una passione particolare per Pulcinella. L’archeologo
futurista (come si definiva) cerca nel passato le fonti della teatralità, a
partire dagli espedienti delle macchine sceniche cinquecentesche, per proporre
un rinnovamento coerente con la tradizione.
Un’avventura degna di nota nella
carriera dell’artista, è la Casa d’Arte Bragaglia, galleria d’arte da lui
fondata, sede di molte esposizioni temporanee a partire dalla sua inaugurazione
con la mostra di Balla nel 1918: quasi 300 mostre in 20 anni.
L’esperienza
con l’editoria e il giornalismo è stata ricca, prolifica, sempre caratterizzata
da uno sguardo che ha travalicato i confini disciplinari delle varie arti per
trovare sempre nuovi spunti di rinnovamento.
Tra i suoi tanti
saggi frutto di studi e ricerche, ricordiamo opere basilari per la storia dello
spettacolo come La maschera mobile
(1926), Del Teatro Teatrale ossia del
Teatro (1929), Il teatro della
rivoluzione (1929), Evoluzione del mimo (1930), Il segreto di Tabarrino (1933), Maschere romane (1947), Storia del teatro popolare romano (1958).
A chiusura del percorso
espositivo, le relazioni di Bragaglia con il fotodinamismo e con la
sperimentazione in ambito cinematografico.
In dialogo con gli oggetti in
mostra, oltre 450 pezzi, sono
esposte opere della collezione permanente della Galleria Nazionale di Balla, Caffi, Campigli, Celentano, Fillia,
Mauri, Pannaggi, Prampolini, Man Ray, Severini.
Posizione
Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea
Viale delle Belle Arti, 131 - 00197 Roma (RM)