Albintimilium Theatrum fEst
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Informazioni biglietteria
InfoDescrizione
Nasce nel 2021 il
primo Albintimilium Theatrum fEst, Il festival, organizzato da Teatro
Pubblico Ligure nell’ambito del progetto STAR – Sistema Teatri Antichi Romani,
è sostenuto dal Comune di Ventimiglia, dalla Direzione regionale Musei Liguria,
dall’Area archeologica di Nervia e dalla Regione Liguria.
Sei spettacoli
sull’Odissea in scena al Teatro Romano di Ventimiglia dal 24 luglio all’11
agosto 2021 con Paolo Rossi, Giuseppe Cederna, Mario Incudine e Antonio Vasta,
Moni Ovadia, David Riondino e Dario Vergassola, Amanda Sandrelli.
Ogni spettacolo inizia
alle ore 21 ed è preceduto, alle ore 18.30, nella Chiesa di San Michele di
Ventimiglia Alta o all’Area Archeologica con appuntamento presso la Domus del
Cavalcavia, da VIA – Incontri e racconti Lungo la Via Iulia Augusta,
antica via di comunicazione che attraversa Ventimiglia e collegava la Liguria
con Roma.
Si comincia sabato
24 luglio al Teatro Romano di Ventimiglia con Paolo Rossi protagonista
di La maga Circe (canto X). Rossi rilegge a suo modo uno dei
personaggi più affascinanti dell’Odissea. Il dio Eolo ha dato a Odisseo l’otre
che imprigiona i vènti contrari al ritorno ad Itaca. I compagni di Odisseo
aprono l’otre, i vènti si scatenano e i marinai sono in balìa del mare per nove
giorni. I giganti Lestrigoni massacrano parte dei compagni di Odisseo, indi
finalmente giungono all’isola di Circe. La bella dea trasforma gli uomini in
porci facendo loro scordare il ritorno. Odisseo riuscirà a liberare i suoi
compagni ed a riprendere il viaggio. Paolo Rossi trova infiniti spunti da
questo canto per chiosare ogni suo pensiero sulle donne di Omero e non solo. La
sua lettura sa restituirci anfratti dell’Odissea che altrimenti rischiano di
perdersi, fagocitati dall’insieme.
Si prosegue giovedì
29 luglio con Giuseppe Cederna e L’isola dei Feaci, che
comprende i canti dal V al VIII dell’Odissea. Narra l’arrivo di Odisseo alla
terra di Alcinoo, l’isola dei Feaci, dopo otto anni trascorsi nell’isola di
Calipso. Nell’isola di Alcinoo avviene il “montaggio” dell’Odissea, in un gioco
di rimbalzi e di specchi tra cantori: Omero in “oggettiva” canta il presente di
Odisseo; Demodoco da un’altra prospettiva canta per gli ospiti del re Alcinoo e
per Odisseo, non ancora rivelatosi, la storia del distruttore di Ilio, di
Odisseo stesso. Odisseo è già mito. Odisseo si commuove e nasconde il volto col
mantello. Qui, al banchetto di Alcinoo, Odisseo si fa cantore a sua volta e
canta “in soggettiva” la sua versione, la sua Odissea. Ed è ancora qui che
nasce il flash back, il primo flash back della letteratura occidentale. La
narrazione non segue più il tempo che procede lineare in avanti ma un tempo che
gira, torna indietro “con il rewind”, si avvolge creando cerchi in cui ogni
episodio vive assoluto.
Mario Incudine e Antonio
Vasta venerdì 30 luglio sono i protagonisti de Il Ciclope, canto
IX di Odissea un racconto mediterraneo, che viene presentato in forma di
concerto. È il primo “cunto” di Odisseo, il racconto con cui inizia la
“versione di Odisseo”. Alla reggia di Alcinoo, Odisseo ascolta Demodoco il
cantore, narrare della guerra di Troia e dei ritorni degli eroi sopravvissuti.
Odisseo piange e si rivela ad Alcinoo. Omero dal racconto in “oggettiva” passa
al racconto in “soggettiva”. Odisseo dipana per Alcinoo il filo delle sue
avventure ed inizia con gli “effetti speciali”, con il ciclope Polifemo, certo
di catturare l’attenzione del re e di ottenere da lui navi per tornare ad
Itaca. Mario Incudine, artista di straordinario talento, attore, cantante,
scrittore, affronta a suo modo questo “cunto”. Lo trasforma in un vero e
proprio canto con musiche scritte appositamente da Antonio Vasta, con lui sul
palco. Il Ciclope di Omero si contamina con la riscrittura di Pirandello e di
Sbarbaro, entrambi “traduttori” del Ciclope di Euripide. Ed è interessante
notare che Pirandello lo traduca a ridosso della prima guerra mondiale e
Sbarbaro della seconda. Il Ciclope anche questo è: la forza bruta contro
l’intelligenza, la violenza contro l’accoglienza. In forma di cunto siciliano
prende vita il canto più noto dell’intera Odissea ambientato da Omero
nell’Isola Trinacria. Cantato, suonato e recitato da due tra gli artisti più
acclamati del panorama nazionale ed internazionale, con le radici nel cuore del
Mediterraneo, la Sicilia. Progetto e regia di Sergio Maifredi.
Sarà Moni Ovadia, venerdì
6 agosto, a portare La gara dell’arco fra le pietre del Teatro Romano
di Ventimiglia. Il canto XXI racconta di Penelope che ha deciso di porre fine
all’attesa: sarà sposa di chi, tra i Proci, saprà tendere l’arco di Odisseo. I
pretendenti si preparano alla sfida; tra loro, sotto i dimessi stracci del
medico, si cela Odisseo. Quando l’arco sarà nelle sue mani, Odisseo non esiterà
a stoccare il dardo che trafiggerà la gola del più arrogante dei pretendenti.
Le porte della reggia si serrano come le reti di una tonnara. La mattanza ha
inizio. Moni Ovadia, in una lectio magistralis, ci farà riscoprire il rito
civile della lettura ed i due grandi viaggi che segnano la civiltà occidentale,
il viaggio di Odisseo e il viaggio di Abramo. Ovadia corre sulle onde
dell’Odissea arrivando all’Itaca di quello straordinario poeta che è Kostantinos
Kavafis.
Si prosegue lunedì
9 agosto con David Riondino e Dario Vergassola protagonisti
de I patti di pace, canto XXIV di Odissea. Che il viaggio non sarebbe
terminato con l’arrivo a Itaca, Odisseo lo sa bene da quando, nel regno dei
morti, ha incontrato Tiresia, al nono canto. L’indovino cieco glielo ha
predetto: dovrà, dopo la strage dei pretendenti, rimettersi in cammino, per
terra questa volta, lontano dal mare, portando sulla spalla un remo, come una
croce, come un’espiazione. La meta non avrà le coordinate precise che
individuano Itaca sulle carte nautiche. Ma quando Odisseo sarà così lontano dal
mare che, al suo passare, la gente scambierà il remo per un ventilabro allora
sarà giunto alla fine delle sue fatiche. Potrà fare sacrifici agli Dèi e
tornare in patria. Questo viaggio per terra è una seconda Odissea a cui Omero
allude e che con molte probabilità è pure esistita in forma orale e scritta ma
di cui le tracce si sono perdute. Riondino e Vergassola da lì partono, dai
patti di pace, che chiudono i ventiquattro canti dell’Odissea che conosciamo e
ci trasportano in un’altra Odissea tutta immaginata, enigmatica e misteriosa e
forse mai scritta se non l’immaginario di ognuno di noi. Con ironia,
intelligenza, irriverenza, com’è nel carattere di Riondino e Vergassola.
Il festival si
chiude mercoledì 11 agosto con Amanda Sandrelli nei panni
della Ninfa Calipso, canto V di Odissea. Calipso è colei che nasconde. È
nella sua isola che Odisseo si trova ormai da sette anni quando Atena implora
gli altri dèi di accorgersi di questo eroe che ancora non ha fatto ritorno a
casa dopo la guerra di Troia. Calipso gli ha offerto l’immortalità e la sua
bellezza eterna. Odisseo sa a cosa rinuncia ma non vuole smettere di essere
uomo mortale. Calipso, piangendo, lo lascerà riprendere il suo viaggio. Amanda
Sandrelli, con forza e dolcezza, dà vita ad una umanissima Calipso e sceglie di
accostarla, per contrasto, ad una Clitemnestra contemporanea. Racconterà quindi
di due abbandoni vissuti in modo diametralmente opposto. Racconterà di due
donne che sono due volti della stessa Luna.
Tutti gli aggiornamenti
saranno pubblicati sui siti www.teatropubblicoligure.it e www.comune.ventimiglia.it
Biglietti: 15 euro- In vendita presso
Ufficio IAT Lungo Roja Rossi (tel. 0184 198309 o 0184 351209).
Per informazioni Ufficio Manifestazioni teatro@comune.ventimiglia.im.it tel. 0184 6183225.
Per informazioni sull’area archeologica drm-lig.albintimilium@beniculturali.it - tel 0184 252320
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