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Un cannone per Porto Garibaldi. Venerdì 9 settembre la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna lo "consegnerà" alla locale Capitaneria di Porto
Testo del comunicato
Venerdì 9 settembre, alle 10.30, la Soprintendenza Archeologica dell'Emilia-Romagna consegna alla Capitaneria di Porto di Porto Garibaldi, nel ferrarese, un cannone in bronzo di produzione veneziana (1400-1500), modello Aspide
Era stato ritrovato casualmente nel 2009 davanti alle coste dei lidi ferraresi dal motopeschereccio Rex della marineria locale
Sarà esposto al pubblico all'interno dell’Ufficio Circondariale Marittimo
La consegna formale alla presenza delle massime autorità cittadine
Venerdì 9 settembre, a partire dalle 10.30, in occasione dell’avvicendamento dell’attuale comandante dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Porto Garibaldi (FE), in Via Caduti del Mare 6/A, la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna effettuerà la consegna formale alla Capitaneria di Porto del cannone in bronzo di produzione veneziana, modello Aspide, databile tra il XV e il XVI secolo, rinvenuto nel dicembre 2009 di fronte ai lidi ferraresi.
La consegna, che avverrà alla presenza delle massime autorità locali e di rappresentanti della Soprintendenza, è l'atto conclusivo di un programma di ricerche in mare iniziato un anno fa, teso a individuare il possibile relitto di provenienza del cannone, al momento non ancora intercettato.
La proficua collaborazione tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e l’Ufficio Circondariale Marittimo di Porto Garibaldi consente ora di esporre nel luogo del rinvenimento, con atto formale di consegna temporanea, un reperto di sicuro interesse scientifico e culturale. Oltre al personale della CC.PP., che ha messo a disposizione i mezzi nautici e i sommozzatori della guardia costiera, il progetto ha visto il coinvolgimento del nucleo subacqueo dei Carabinieri e dei volontari del Gruppo Archeologico Ravennate che ha fornito ulteriori mezzi e strumenti per le ricerche in mare.
La pulitura e il restauro del cannone sono state eseguite direttamente sul posto dalla restauratrice della Soprintendenza, Valentina Guerzoni, e dal coordinatore per l’archeologia subacquea e navale, Alain Rosa, che ha anche partecipato a tutte le fasi del recupero.
Il cannone, lungo 2,06 metri, è frutto di un recupero casuale avvenuto alle prime luci dell’alba del 2 Dicembre 2009, davanti le coste dei lidi ferraresi, dal motopeschereccio Rex della marineria di Porto Garibaldi.
Per la sua tipologia, il cannone -di produzione veneziana- è classificato come “Aspide” ed è datato tra il 1400 e il 1500. Il pezzo di artiglieria rinvenuto a Porto Garibaldi faceva certamente parte dell’armamento di una Galea veneziana, un tipo di nave che poteva imbarcare a prua fino a un massimo di 7 bocche da fuoco tra cui Colubrine, Falconi, Falconetti, Moschetti da Braga, Petriere da Braga e Cannoni volanti.
Queste bocche da fuoco erano prodotte in proprio dalla Serenissima Repubblica di Venezia che a partire dal V secolo deteneva, con la sua flotta, la supremazia nell’intero Mediterraneo. Il cannone è realizzato con un’unica colata di bronzo, composta prevalentemente da una lega di rame e stagno in proporzioni differenti.
Di semplice fattura, non presenta ancora le particolari decorazioni tipiche dei cannoni prodotti dopo il XVI secolo, quando verranno sistematicamente applicate lettere e l’immancabile Leone di San Marco.
La particolarità di questo pezzo di artiglieria rispetto a quelli di altre nazioni, in qualsiasi epoca siano stati fusi, risiede nella mancanza dei cosiddetti “delfini”, una sorta di maniglioni ad anello posizionati nella parte superiore, al centro della volata, per poter muovere più facilmente il pezzo. La parete interna della canna è completamente liscia e non filettata mentre il ”focone“ (in cui veniva posta la miccia di accensione di forma rettangolare e non rotonda) è posizionato sul lato destro dell’anello maggiore della “culatta” (detta anche “bottone”), diversamente da altri cannoni di epoca più recente che presentano il “focone” nella parte superiore, ritenuta più comoda per l’accensione.
L'Aspide recuperato a Porto Garibaldi poteva sparare palle di ferro del peso di 5 libbre e aveva una gittata massima compresa tra i 400 e i 500 metri. Il diametro alla bocca di fuoco -detto “tulipano“- è di cm. 10, quella della culatta o “bottone“ è di cm 31. La sequenza di numeri (1 2 3 5) incisa sulla sommità dell’anello indica il peso espresso in “libbre grosse” veneziane: poiché una libbra equivaleva a 477,494 grammi, il peso del cannone equivale a Kg. 589,705.
Il reperto, inventariato tra i Beni Culturali dello Stato e corredato da una scheda illustrativa, sarà ora esposto in posizione protetta, su un apposito piedistallo in marmo, all’interno della Capitaneria di Porto di Porto Garibaldi dove il pubblico potrà ammirarlo in tutta la sua affascinante bellezza.
L'allestimento è stato sponsorizzato dalla Coop Archeosub Metamauco di Padova.
Era stato ritrovato casualmente nel 2009 davanti alle coste dei lidi ferraresi dal motopeschereccio Rex della marineria locale
Sarà esposto al pubblico all'interno dell’Ufficio Circondariale Marittimo
La consegna formale alla presenza delle massime autorità cittadine
Venerdì 9 settembre, a partire dalle 10.30, in occasione dell’avvicendamento dell’attuale comandante dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Porto Garibaldi (FE), in Via Caduti del Mare 6/A, la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna effettuerà la consegna formale alla Capitaneria di Porto del cannone in bronzo di produzione veneziana, modello Aspide, databile tra il XV e il XVI secolo, rinvenuto nel dicembre 2009 di fronte ai lidi ferraresi.
La consegna, che avverrà alla presenza delle massime autorità locali e di rappresentanti della Soprintendenza, è l'atto conclusivo di un programma di ricerche in mare iniziato un anno fa, teso a individuare il possibile relitto di provenienza del cannone, al momento non ancora intercettato.
La proficua collaborazione tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e l’Ufficio Circondariale Marittimo di Porto Garibaldi consente ora di esporre nel luogo del rinvenimento, con atto formale di consegna temporanea, un reperto di sicuro interesse scientifico e culturale. Oltre al personale della CC.PP., che ha messo a disposizione i mezzi nautici e i sommozzatori della guardia costiera, il progetto ha visto il coinvolgimento del nucleo subacqueo dei Carabinieri e dei volontari del Gruppo Archeologico Ravennate che ha fornito ulteriori mezzi e strumenti per le ricerche in mare.
La pulitura e il restauro del cannone sono state eseguite direttamente sul posto dalla restauratrice della Soprintendenza, Valentina Guerzoni, e dal coordinatore per l’archeologia subacquea e navale, Alain Rosa, che ha anche partecipato a tutte le fasi del recupero.
Il cannone, lungo 2,06 metri, è frutto di un recupero casuale avvenuto alle prime luci dell’alba del 2 Dicembre 2009, davanti le coste dei lidi ferraresi, dal motopeschereccio Rex della marineria di Porto Garibaldi.
Per la sua tipologia, il cannone -di produzione veneziana- è classificato come “Aspide” ed è datato tra il 1400 e il 1500. Il pezzo di artiglieria rinvenuto a Porto Garibaldi faceva certamente parte dell’armamento di una Galea veneziana, un tipo di nave che poteva imbarcare a prua fino a un massimo di 7 bocche da fuoco tra cui Colubrine, Falconi, Falconetti, Moschetti da Braga, Petriere da Braga e Cannoni volanti.
Queste bocche da fuoco erano prodotte in proprio dalla Serenissima Repubblica di Venezia che a partire dal V secolo deteneva, con la sua flotta, la supremazia nell’intero Mediterraneo. Il cannone è realizzato con un’unica colata di bronzo, composta prevalentemente da una lega di rame e stagno in proporzioni differenti.
Di semplice fattura, non presenta ancora le particolari decorazioni tipiche dei cannoni prodotti dopo il XVI secolo, quando verranno sistematicamente applicate lettere e l’immancabile Leone di San Marco.
La particolarità di questo pezzo di artiglieria rispetto a quelli di altre nazioni, in qualsiasi epoca siano stati fusi, risiede nella mancanza dei cosiddetti “delfini”, una sorta di maniglioni ad anello posizionati nella parte superiore, al centro della volata, per poter muovere più facilmente il pezzo. La parete interna della canna è completamente liscia e non filettata mentre il ”focone“ (in cui veniva posta la miccia di accensione di forma rettangolare e non rotonda) è posizionato sul lato destro dell’anello maggiore della “culatta” (detta anche “bottone”), diversamente da altri cannoni di epoca più recente che presentano il “focone” nella parte superiore, ritenuta più comoda per l’accensione.
L'Aspide recuperato a Porto Garibaldi poteva sparare palle di ferro del peso di 5 libbre e aveva una gittata massima compresa tra i 400 e i 500 metri. Il diametro alla bocca di fuoco -detto “tulipano“- è di cm. 10, quella della culatta o “bottone“ è di cm 31. La sequenza di numeri (1 2 3 5) incisa sulla sommità dell’anello indica il peso espresso in “libbre grosse” veneziane: poiché una libbra equivaleva a 477,494 grammi, il peso del cannone equivale a Kg. 589,705.
Il reperto, inventariato tra i Beni Culturali dello Stato e corredato da una scheda illustrativa, sarà ora esposto in posizione protetta, su un apposito piedistallo in marmo, all’interno della Capitaneria di Porto di Porto Garibaldi dove il pubblico potrà ammirarlo in tutta la sua affascinante bellezza.
L'allestimento è stato sponsorizzato dalla Coop Archeosub Metamauco di Padova.
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-10-27 22:27:21 / Ultimo aggiornamento 2020-10-27 22:27:21