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RILIEVO GLADIATORIO DI FIANO ROMANO
Testo del comunicato
Mercoledì 24 gennaio alle ore 12,00 il vicepresidente del Consiglio e ministro per i Beni e le Attività Culturali, Francesco Rutelli, ha incontrato la stampa al Museo nazionale etrusco di Villa Giulia (ingresso da Largo Thorvaldsen) per comunicare un importante ritrovamento.
SCHEDA INFORMATIVA: RILIEVO GLADIATORIO DI FIANO ROMANO
Una complessa operazione condotta in sinergia dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e la Guardia di Finanza, sotto la guida della Procura della Repubblica di Roma, ha consentito di recuperare nei pressi di Fiano Romano dodici imponenti lastre di marmo lunense decorate a rilievo, la parte inferiore di una statua di togato, resti di un’iscrizione e numerosi elementi di cornici e decorazioni architettoniche accumulati nel terreno con l’evidente intenzione di occultarli.
A differenza della maggior parte dei reperti che, frammisti a terra e a massi travertino componevano un grande cumulo formato accidentalmente, le lastre decorate a rilievo, nascoste da un sottile strato di terreno, si presentavano accuratamente protette e ordinatamente disposte una accanto all’altra.
Sin dal primo momento è apparsa chiara l’importanza del ritrovamento: le lastre, infatti, costituiscono ampie porzioni di un fregio narrativo con scene di combattimenti gladiatori.
Al momento ne sono state recuperate dodici le cui misure sono di circa m.0,60x1,00x0,30.
Molto probabilmente in origine le lastre, il cui spessore è tale da assimilarle a veri e propri blocchi edilizi, dovevano essere disposte su due assise, decorando tre lati di un imponente monumento, presumibilmente di tipo funerario come attestano i resti dell’iscrizione rinvenuta su un diverso frammento marmoreo.
La scena figurata sulle lastre si dispiega senza soluzione di continuità e propone, secondo modelli ben attestati, successivi episodi che vedono impegnate, con esiti diversi, sei coppie di combattenti.
A queste si alternano, sul fondo, figure di suonatori dei quali si conserva un cornicen (ovvero un suonatore di tromba ricurva) all’estremità del lato destro e due tubicines (ovvero suonatori di lunghe trombe) all’estremità destra del quadro centrale.
Anche nelle parti più lacunose è attestata la presenza di altri personaggi, come si evince dai resti di figure in corta tunica poste in secondo piano, in corrispondenza della coppia di gladiatori posta al centro del lato principale del fregio e di quella impegnata in combattimento al centro del lato sinistro.
Le ampie lacune che interessano il lato sinistro e quasi per intero quello centrale impediscono, tuttavia, una più puntuale lettura delle scene rappresentate, anche se il soggetto risulterebbe il medesimo, come confermano resti delle vesti e delle armi da offesa e da difesa.
E’ conservato in parte anche il rilievo all’estremità del lato centrale del fregio, il più ricco di drammaticità narrativa e di minuziosi particolari, nel quale è rappresentata una coppia di gladiatori in combattimento.
Uno dei gladiatori, ormai caduto a terra è sopraffatto dall’avversario il quale preme il piede sopra la mano del nemico che ancora stringe una corta spada ricurva e, abbandonato lo scudo, alza il braccio sinistro nel gesto della missio (ovvero di tregua, richiesta di grazia).
Particolare interessante è che nell’iconografia di tali combattimenti è comune la rappresentazione del gladiatore che preme il piede su quello dell’avversario, mentre in questo caso è la mano del combattente ormai vinto ad essere pestata dal piede del vincitore. Si arrende anche il gladiatore della prima coppia di combattenti posta sul lato destro: con un ginocchio a terra egli abbassa lo scudo stringendo ancora la spada nella mano destra arretrata, mentre l’avversario arresta il suo impeto e rivolge lo sguardo in attesa del verdetto finale dell’editor.
Densa di pathos è anche l’ultima scena posta all’estremità del lato destro, dove è rappresentato un gladiatore morente, caduto a terra e con lo scudo oblungo ormai definitivamente abbandonato.
Qualche considerazione:
Si tratta di una rappresentazione caratterizzata da un intenso dinamismo, sebbene le figure dei gladiatori appaiano saldamente impostate e siano rese con notevole plasticismo.
Il ricorrente schema delle monomachie evoca modelli di ascendenza greca, mentre i gladiatori del fregio rinvenuto a Lucus Feroniae si coniugano con un accentuato realismo che si carica, specie nel caso dei guerrieri soccombenti, di un forte pathos, particolarmente evidente nel volto del gladiatore morente.
Un gusto quasi calligrafico manifestano, invece, le figure dei suonatori nei quali l’accurata resa dei panneggi concorre ad esaltare i delicati lineamenti dei volti incorniciati da una corta capigliatura, che nel caso dei tubicines appare resa a ciocche sottili, una vera e propria anticipazione dei modelli di gusto classicistico.
Il fregio narrativo nel suo complesso si rivela di altissima qualità, prodotto forse da una bottega importante, capace di impegnarsi in una narrazione densa di contenuti ma anche attenta ai dettagli minori.
Sulla base dei caratteri stilistici e dei dati antiquari il rilievo sembra potersi collocare nel terzo venticinquennio del I sec. a.C., alla vigilia del principato di Augusto.
Questa testimonianza proveniente dal territorio capenate, pur nella sua altissima qualità, non costituisce un episodio isolato, sono note, infatti, altre importanti attestazioni dell’importanza artistica dell’antica Capena.
Pertanto, circa l’originaria provenienza del rilievo si può sostenere con ragionevolezza che fosse destinato a decorare un monumento funerario del tipo a edicola, molto diffuso in quest’epoca e attestato anche in area capenate.
Ad avvalorare questa tesi contribuiscono anche gli altri reperti recuperati, oltre l’iscrizione e la parte inferiore di una statua di togato: numerosi blocchi di cornici e frammenti di elementi architettonici che offrono un’ulteriore conferma della qualità e dell’importanza dell’originario monumento.
Le più antiche strutture funerarie ad edicola prevedono del resto una notevole ricchezza e genialità di schemi: frequentemente, proprio come nella ricostruzione proposta per il monumento di Lucus Feroniae, è presente sull’attico un tempietto o un’edicola porticata. Avvalora l’ipotesi ricostruttiva il rinvenimento, tra gli altri elementi architettonici, di una colonna liscia di marmo lunense.
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Ufficio stampa Mibac
06 67 23 22 61 – 2
SCHEDA INFORMATIVA: RILIEVO GLADIATORIO DI FIANO ROMANO
Una complessa operazione condotta in sinergia dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e la Guardia di Finanza, sotto la guida della Procura della Repubblica di Roma, ha consentito di recuperare nei pressi di Fiano Romano dodici imponenti lastre di marmo lunense decorate a rilievo, la parte inferiore di una statua di togato, resti di un’iscrizione e numerosi elementi di cornici e decorazioni architettoniche accumulati nel terreno con l’evidente intenzione di occultarli.
A differenza della maggior parte dei reperti che, frammisti a terra e a massi travertino componevano un grande cumulo formato accidentalmente, le lastre decorate a rilievo, nascoste da un sottile strato di terreno, si presentavano accuratamente protette e ordinatamente disposte una accanto all’altra.
Sin dal primo momento è apparsa chiara l’importanza del ritrovamento: le lastre, infatti, costituiscono ampie porzioni di un fregio narrativo con scene di combattimenti gladiatori.
Al momento ne sono state recuperate dodici le cui misure sono di circa m.0,60x1,00x0,30.
Molto probabilmente in origine le lastre, il cui spessore è tale da assimilarle a veri e propri blocchi edilizi, dovevano essere disposte su due assise, decorando tre lati di un imponente monumento, presumibilmente di tipo funerario come attestano i resti dell’iscrizione rinvenuta su un diverso frammento marmoreo.
La scena figurata sulle lastre si dispiega senza soluzione di continuità e propone, secondo modelli ben attestati, successivi episodi che vedono impegnate, con esiti diversi, sei coppie di combattenti.
A queste si alternano, sul fondo, figure di suonatori dei quali si conserva un cornicen (ovvero un suonatore di tromba ricurva) all’estremità del lato destro e due tubicines (ovvero suonatori di lunghe trombe) all’estremità destra del quadro centrale.
Anche nelle parti più lacunose è attestata la presenza di altri personaggi, come si evince dai resti di figure in corta tunica poste in secondo piano, in corrispondenza della coppia di gladiatori posta al centro del lato principale del fregio e di quella impegnata in combattimento al centro del lato sinistro.
Le ampie lacune che interessano il lato sinistro e quasi per intero quello centrale impediscono, tuttavia, una più puntuale lettura delle scene rappresentate, anche se il soggetto risulterebbe il medesimo, come confermano resti delle vesti e delle armi da offesa e da difesa.
E’ conservato in parte anche il rilievo all’estremità del lato centrale del fregio, il più ricco di drammaticità narrativa e di minuziosi particolari, nel quale è rappresentata una coppia di gladiatori in combattimento.
Uno dei gladiatori, ormai caduto a terra è sopraffatto dall’avversario il quale preme il piede sopra la mano del nemico che ancora stringe una corta spada ricurva e, abbandonato lo scudo, alza il braccio sinistro nel gesto della missio (ovvero di tregua, richiesta di grazia).
Particolare interessante è che nell’iconografia di tali combattimenti è comune la rappresentazione del gladiatore che preme il piede su quello dell’avversario, mentre in questo caso è la mano del combattente ormai vinto ad essere pestata dal piede del vincitore. Si arrende anche il gladiatore della prima coppia di combattenti posta sul lato destro: con un ginocchio a terra egli abbassa lo scudo stringendo ancora la spada nella mano destra arretrata, mentre l’avversario arresta il suo impeto e rivolge lo sguardo in attesa del verdetto finale dell’editor.
Densa di pathos è anche l’ultima scena posta all’estremità del lato destro, dove è rappresentato un gladiatore morente, caduto a terra e con lo scudo oblungo ormai definitivamente abbandonato.
Qualche considerazione:
- Il fregio, soprattutto dove più conservato, ci restituisce una galleria di gladiatori che non risultano, però, ancora caratterizzati dagli elementi riconducibili alla riorganizzazione che Augusto impose ai gladiatores.
- Analizzando le figure conservate si rileva chiaramente che i gladiatori sono armati pesantemente e per i quali, come accade nei rilievi che precedono l’età augustea, non ricorrono gli stilemi caratteristici utili a identificare le diverse specialità di combattimento.
- E’ facile osservare che, ad eccezione di un combattente armato protetto dall’elmo a bassa cresta, i gladiatori nel fregio indossano l’elmo a calotta con paranuca e piccola tesa, decorato sulla fronte da motivo a spirali, le cui paragnatidi, accuratamente serrate sotto il mento, lasciano scoperta buona parte del viso.
- Tutti indossano il subligaculum con il lembo pendente sul davanti serrato alla vita da un alto balteus, mentre le gambe appaiono protette in due casi da lunghe ocreae, in altri presentano una difesa bassa costituita da fasce da cui fuoriescono placche di metallo a protezione del malleolo e del dorso del piede.
- Diversa la tipologia degli scudi: rettangolari con bordo ricurvo, ovali con umbo e spina mentre solo in un caso ricorre la parmula, piccolo scudo rotondo proprio del guerriero Trace.
- Le spade, solo in tre casi sono del tipo a lama dritta costolata con robusta immanicatura, mentre nelle altre scene i combattenti impugnano la sica, corta spada ricurva con grossa immanicatura assicurata al polso da un cappio.
- Molta cura è dedicata anche alla rappresentazione delle figure di suonatori, che indossano mantello e corta tunica stretta alla vita.
Si tratta di una rappresentazione caratterizzata da un intenso dinamismo, sebbene le figure dei gladiatori appaiano saldamente impostate e siano rese con notevole plasticismo.
Il ricorrente schema delle monomachie evoca modelli di ascendenza greca, mentre i gladiatori del fregio rinvenuto a Lucus Feroniae si coniugano con un accentuato realismo che si carica, specie nel caso dei guerrieri soccombenti, di un forte pathos, particolarmente evidente nel volto del gladiatore morente.
Un gusto quasi calligrafico manifestano, invece, le figure dei suonatori nei quali l’accurata resa dei panneggi concorre ad esaltare i delicati lineamenti dei volti incorniciati da una corta capigliatura, che nel caso dei tubicines appare resa a ciocche sottili, una vera e propria anticipazione dei modelli di gusto classicistico.
Il fregio narrativo nel suo complesso si rivela di altissima qualità, prodotto forse da una bottega importante, capace di impegnarsi in una narrazione densa di contenuti ma anche attenta ai dettagli minori.
Sulla base dei caratteri stilistici e dei dati antiquari il rilievo sembra potersi collocare nel terzo venticinquennio del I sec. a.C., alla vigilia del principato di Augusto.
Questa testimonianza proveniente dal territorio capenate, pur nella sua altissima qualità, non costituisce un episodio isolato, sono note, infatti, altre importanti attestazioni dell’importanza artistica dell’antica Capena.
Pertanto, circa l’originaria provenienza del rilievo si può sostenere con ragionevolezza che fosse destinato a decorare un monumento funerario del tipo a edicola, molto diffuso in quest’epoca e attestato anche in area capenate.
Ad avvalorare questa tesi contribuiscono anche gli altri reperti recuperati, oltre l’iscrizione e la parte inferiore di una statua di togato: numerosi blocchi di cornici e frammenti di elementi architettonici che offrono un’ulteriore conferma della qualità e dell’importanza dell’originario monumento.
Le più antiche strutture funerarie ad edicola prevedono del resto una notevole ricchezza e genialità di schemi: frequentemente, proprio come nella ricostruzione proposta per il monumento di Lucus Feroniae, è presente sull’attico un tempietto o un’edicola porticata. Avvalora l’ipotesi ricostruttiva il rinvenimento, tra gli altri elementi architettonici, di una colonna liscia di marmo lunense.
Ufficio stampa Mibac
06 67 23 22 61 – 2
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-10-27 22:29:39 / Ultimo aggiornamento 2020-10-27 22:29:39