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Carlino. Le fornaci della Chiamana danno vita ad una ricca mostra di ceramiche.
Testo del comunicato
Una ricca mostra dal titolo “Le fornaci della Chiamana: una fabbrica di 2000 anni fa” sarà aperta al pubblico il prossimo 6 ottobre, nel Centro Civico di Carlino. In esposizione 207 esemplari, appositamente selezionati, di ceramica invetriata, di laterizi con bolli e di ceramica comune rinvenuti nel territorio del Comune di Carlino, in località La Chiamana, nel corso degli scavi di un impianto produttivo di epoca romana, effettuati a partire dagli anni Settanta.
La mostra organizzata dall’Amministrazione comunale, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del FVG, a conclusione di una nuova campagna di scavi svoltasi nello scorso mese di agosto, racconta, attraverso un nutrito apparato didattico, la storia e l’evoluzione del complesso produttivo.
L’impianto di epoca romana fu scavato una prima volta, negli anni tra il 1970 ed il 1980 dall’archeologa Luisa Bertacchi, che individuò quattro forni e altre strutture pertinenti, come un edificio coperto adibito, probabilmente, all’essicazione dei materiali crudi.
I reperti e parte dei materiali ritrovati furono portati ad Aquileia e l’intero sito, nuovamente ricoperto, ritornò silente.
Successivamente uno dei quattro forni e parte delle altre strutture furono distrutti durante lavori di sbancamento del terreno effettuati dal proprietario del fondo per rialzare gli argini del vicino fiume.
Nello scorso agosto, dopo l’acquisizione del terreno da parte dell’Amministrazione comunale, tra il 20 e il 31, sono stati effettuati, sotto la direzione scientifica di Marta Novello, funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del FVG, nuovi saggi di scavo dalle archeologhe Chiara Magrini, Francesca Sbarra e Lisa Zenarolla.
Le indagini archeologiche, finanziate dall’Amministrazione comunale, avevano il principale scopo di verificare lo stato di conservazione dell’impianto e di ricostruire la sequenza cronologica del sito. Il risultato è il ritorno alla luce di una porzione dei forni e, in particolare, delle strutture della camera di combustione della fornace ovest, conservate solo a livello di fondazione. Sono stati, inoltre, ritrovati e posizionati precisamente anche parte degli ambienti di lavoro individuati dalla Bertacchi a sud dei forni.
Un impianto produttivo, dunque, di notevole importanza per le dimensioni, l’articolazione delle strutture e la lunga durata di vita. Qui si produssero laterizi e ceramiche dall’età imperiale fino all’alto medioevo, grazie alle fortunate condizioni offerte dalla natura del luogo: il terreno argilloso, i boschi ricchi di legname e le vie d’acqua, utili per la lavorazione dei materiali e per il trasporto dei manufatti. Qui si produsse, in particolare, tra il IV e il V sec. d.C., in una notevole varietà di forme, sia aperte che chiuse, la famosa “ceramica invetriata”, un materiale ceramico con rivestimento vetroso che imitava i più costosi recipienti di metallo
Ora il prossimo obiettivo dell’Amministrazione è quello di un recupero dei resti nell’ambito di una complessa valorizzazione anche naturalistica della zona, di particolare pregio perché situata a ridosso del bosco, del fiume Zellina e delle antiche cave e perché ricca di piante pregiate.
“Sono molto soddisfatto dei risultati dei saggi di scavo – sottolinea, infatti, il Sindaco Diego Navarria – che confermano la bontà dell’operazione di acquisto del sito archeologico e invitano l’Amministrazione Comunale a proseguire nei suoi programmi di valorizzazione dell’area della Chiamana, anche nella prospettiva di un possibile turismo culturale e ambientale”.
La mostra sarà inaugurata il giorno 6 ottobre, alle ore 10.30 e chiuderà il 24 novembre 2012.
Nei giorni 6 e 7 ottobre resterà eccezionalmente aperta al pubblico dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 22.00.
In occasione si terranno visite guidate dalle archeologhe curatrici della mostra e laboratori didattici per bambini.
Per il rimanente periodo la mostra sarà aperta al pubblico nei giorni di venerdì, sabato e domenica dalle 17.00 alle 19.00.
Eventuali aperture straordinarie per visita solo su richiesta, telefonando al n. 0431/687822.
La mostra organizzata dall’Amministrazione comunale, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del FVG, a conclusione di una nuova campagna di scavi svoltasi nello scorso mese di agosto, racconta, attraverso un nutrito apparato didattico, la storia e l’evoluzione del complesso produttivo.
L’impianto di epoca romana fu scavato una prima volta, negli anni tra il 1970 ed il 1980 dall’archeologa Luisa Bertacchi, che individuò quattro forni e altre strutture pertinenti, come un edificio coperto adibito, probabilmente, all’essicazione dei materiali crudi.
I reperti e parte dei materiali ritrovati furono portati ad Aquileia e l’intero sito, nuovamente ricoperto, ritornò silente.
Successivamente uno dei quattro forni e parte delle altre strutture furono distrutti durante lavori di sbancamento del terreno effettuati dal proprietario del fondo per rialzare gli argini del vicino fiume.
Nello scorso agosto, dopo l’acquisizione del terreno da parte dell’Amministrazione comunale, tra il 20 e il 31, sono stati effettuati, sotto la direzione scientifica di Marta Novello, funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del FVG, nuovi saggi di scavo dalle archeologhe Chiara Magrini, Francesca Sbarra e Lisa Zenarolla.
Le indagini archeologiche, finanziate dall’Amministrazione comunale, avevano il principale scopo di verificare lo stato di conservazione dell’impianto e di ricostruire la sequenza cronologica del sito. Il risultato è il ritorno alla luce di una porzione dei forni e, in particolare, delle strutture della camera di combustione della fornace ovest, conservate solo a livello di fondazione. Sono stati, inoltre, ritrovati e posizionati precisamente anche parte degli ambienti di lavoro individuati dalla Bertacchi a sud dei forni.
Un impianto produttivo, dunque, di notevole importanza per le dimensioni, l’articolazione delle strutture e la lunga durata di vita. Qui si produssero laterizi e ceramiche dall’età imperiale fino all’alto medioevo, grazie alle fortunate condizioni offerte dalla natura del luogo: il terreno argilloso, i boschi ricchi di legname e le vie d’acqua, utili per la lavorazione dei materiali e per il trasporto dei manufatti. Qui si produsse, in particolare, tra il IV e il V sec. d.C., in una notevole varietà di forme, sia aperte che chiuse, la famosa “ceramica invetriata”, un materiale ceramico con rivestimento vetroso che imitava i più costosi recipienti di metallo
Ora il prossimo obiettivo dell’Amministrazione è quello di un recupero dei resti nell’ambito di una complessa valorizzazione anche naturalistica della zona, di particolare pregio perché situata a ridosso del bosco, del fiume Zellina e delle antiche cave e perché ricca di piante pregiate.
“Sono molto soddisfatto dei risultati dei saggi di scavo – sottolinea, infatti, il Sindaco Diego Navarria – che confermano la bontà dell’operazione di acquisto del sito archeologico e invitano l’Amministrazione Comunale a proseguire nei suoi programmi di valorizzazione dell’area della Chiamana, anche nella prospettiva di un possibile turismo culturale e ambientale”.
La mostra sarà inaugurata il giorno 6 ottobre, alle ore 10.30 e chiuderà il 24 novembre 2012.
Nei giorni 6 e 7 ottobre resterà eccezionalmente aperta al pubblico dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 22.00.
In occasione si terranno visite guidate dalle archeologhe curatrici della mostra e laboratori didattici per bambini.
Per il rimanente periodo la mostra sarà aperta al pubblico nei giorni di venerdì, sabato e domenica dalle 17.00 alle 19.00.
Eventuali aperture straordinarie per visita solo su richiesta, telefonando al n. 0431/687822.
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-10-27 22:27:26 / Ultimo aggiornamento 2020-10-27 22:27:26